Per diverse settimane indossai solo quella camicia. La lavavo a mano tutte le sere e la stendevo sul balcone: se alla mattina era ancora umida, mi servivo di un asciugacapelli. In città la situazione scivolava sempre di più, e la solitudine non mi disturbava affatto: non potevo più sorbire nessuno, a cominciare da Elisabetta e dalle nostre inutili contese, passando per i compagni, sempre presi dai loro eventi a circuito chiuso e da quei quattro scrittori che ammettevano nel loro limbo, fino a giungere ai semplici passanti, in particolar modo alle donne pratesi, ai giudizi silenziosi che sputavano pretendendo pure di mantenere un basso profilo. Tutta questa gente mi lasciava allibita per la sua autoreferenzialità, per i suoi complessi malamente camuffati, per il suo costante desiderio di dimostrare qualcosa a nessuno, per la sua generale mancanza di palle. Che poi, a farci caso, questi erano alcuni degli stessi difetti che caratterizzavano me medesima, solo che all'epoca non riuscivo ad accorgermene.
Un altro personaggio che si intromise prepotentemente nella mia Estate fu Fabio Rovazzi, un dolce ragazzo milanese che ogni qual volta accendevo la radio mi incitava ad andare a comandare col trattore in tangenziale, come i contadini croati in sciopero durante l'Agosto del 2013 (io ero in vacanza proprio lì e fu allora che diventai comunista, bei ricordi).
Ecco, io avrei anche accettato l'invito, ma visto che non riuscivo a impormi neanche sulle insensatezze che io stessa riconoscevo, il concetto di comando mi pareva assai lontano e obsoleto.
I momenti di ordinaria follia erano gli stessi: il pover'uomo della Domenica, l'ippopotamo più grande d'Europa... Non andavano mai in pensione. Io neanche andavo in pensione, perché ero giovane, lo sono ancora, e che cosa fanno i giovani? Si divertono!
Forse proprio per rispondere a questa esigenza, un pomeriggio Elisabetta mi venne a far visita insieme a una sua amica, a me ignota. La moda di autoinvitarsi a casa mia proseguiva.
"Tanto tu sei una zecca rossa, per te la proprietà privata non esiste." mi diceva.
Cazzo di ragionamento è? È come se io mi intrufolassi nella casa di qualche fascista, lo saccagnassi di botte e poi gli dicessi: "Tu sei d'accordo, no? Dici sempre nel dubbio mena." Ora che ci penso non mi sono spiegata bene. Cosa sto scrivendo? Non mi riconosco più... Anche nei momenti più duri bisogna fare uno sforzo di fratellanza, altrimenti si finisce per non vedere più il sopra e il sotto delle cose.
In ogni caso quelle due se ne stavano beatamente spaparanzate sul mio divano, mentre io ero seduta in cucina, quando Elisabetta cominciò a parlare male della sottoscritta. Come se non fossi presente.
"Gennarino mi diceva sempre che nascere a Prato e a Prato morire è molto triste, però sosteneva anche che chi è in grado di trovare la felicità a casa propria, allora sarà in grado di trovarla ovunque." dissi, fissando il vuoto, completamente fuori contesto.
"Oh che la smetti di nominare inutilmente la buon'anima di Gennaro? E Gennarino qui, e Gennarino là... l'unico aspetto positivo dell'essere morti è potersi risparmiare le rotture, e tu gliele vuoi portare pure nella tomba!" La voce di Elisabetta mi giunse squillante e presuntuosa.
Allora, così dal nulla, senza battere ciglio, presi il bicchiere che avevo appoggiato sul tavolo e lo lanciai contro la credenza. Alcuni pezzettini di vetro si rivoltarono contro di me, lasciandomi dei piccoli graffi sul braccio. L'amica di Elisabetta scattò in piedi, terrorizzata.
"Io vado a prendere una boccata d'aria. Fate come se foste a casa vostra." dissi alle ragazze, poi uscii tranquillamente, senza dire nient'altro.
"Nulla da fare, è matta come un cavallo." sentivo Elisabetta che continuava a sparare a zero su di me. Sentii di detestarla, pregai che tacesse. Ma lei non tacque, e la amai per questo. Forse anche lei aveva conservato un po' di spirito anarchico, quel tanto che basta per non impazzire.
STAI LEGGENDO
Hawaiana - Un sogno di provincia
General FictionNella Prato dei giorni nostri, la giovane Ada rivive in un lungo e frammentario flashback il suo innamoramento per Raimondo, un affascinante vicino di casa in procinto di trasferirsi dall'altra parte del globo, a Honolulu. Il rifiuto del ragazzo, in...