Il sogno americano

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Furono presto pubblicati i risultati della maturità: Raimondo era stato promosso a pieni di voti. Dovevo andare a congratularmi con lui, anche perché forse sarebbe stata la mia ultima occasione per vederlo.

Mi presentai al cospetto del condominio, come ai bei vecchi tempi. Il suo appartamento non mostrava alcun movimento. Non volevo certo suonare al campanello, troppa paura che mi aprissero i genitori. Per fortuna c'era una signora affacciata, allo stesso piano.

"Buongiorno Signora, sa se Raimondo è in casa?"

Lei mi guardò con grande disapprovazione (stavolta ne sono sicura, portavo gli occhiali). Probabilmente sapeva già chi fossi.

"Raimondo è partito, è partito stamattina."

"In che senso è partito, signora?"

"Cos'è che non ti torna in codesta frase? È partito, andato, bye bye."

"Sì, ho capito, ma... Non sarebbe dovuto partire tra una settimana, a quanto lei sa?"


"Ah, io non so proprio nulla."

Quell'omertà mi faceva impazzire. Le signore dei condomini sanno, sanno eccome, quindi perché non rivelare qualche informazione a una giovane innamorata?

"Va bene, grazie lo stesso. Arrivederci."

"Arrivederci."

Ero arrivata troppo tardi. Guardai il cielo sperando che il Dio che avevo sempre infamato mi mandasse un segnale: non me lo mandò, dimostrando che avevo sempre avuto ragione, allora presi la via di casa. Nel frattempo imbruniva e io odiavo il tramonto, odiavo le strade, odiavo persino la libertà di poterle percorrere... Perché tutto ciò mi ricordava Raimondo.

Più tardi, a casa, riuscii a trovare un po' di sollievo sul balcone, col quartiere intento a cenare. Quell'illusione di quiete finì quando sentii il cellulare vibrare nella tasca.

"Pronto?"

"Oh, Ada, come è andata?"

"Raimondo è già partito. Con un mese di anticipo."

"Ada, mi dispiace un sacco. Piangerei con te ma non c'ho più lacrime."

"Non importa."

"Senti, perché non prendi il treno e non vieni per un paio di giorni al Cinquale? Puoi stare da me."

"Grazie per l'invito, ma non ce la posso fare..."

"Te ne devi andare da Prato, Ada. A Luglio, in quella città, c'è il rischio di impazzire."

"Sono già impazzita da tempo. E poi, se non posso andare alle Hawaii da Raimondo, non voglio andare da nessuna parte."

"Andare via per qualche giorno ti farebbe stare davvero meglio, fidati di me."

"Vorrei chiedere il permesso ai miei, ma al momento c'è un po' di tensione, in casa. Ti dico solo che c'è del caffè sulle pareti della cucina. Forse domattina andrà meglio."

"Ne sono sicura. Sono cose che si risolvono in fretta."

"Quando la situazione si sarà sistemata un pochino, chiederò."

"Brava, chiamami domani. Buonanotte."

"Buonanotte."

All'incrocio tra la casa di Elisabetta e il lungomare c'era un cartello un po' instabile, mosso dal vento come una banderuola, che recava la scritta Noleggio Pegaso. Si noleggiavano cavalli alati, fantastico, così forse avrei potuto raggiungere Raimondo in breve tempo. I miei sogni si infransero quando dalla stradina che portava al negozio vidi arrivare due ragazzi in sella a un tandem.

Hawaiana - Un sogno di provinciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora