Capitolo uno

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Un fascio di luce proveniente dalla finestra disturba il mio sonno, ma i miei occhi sono troppo pigri per aprirsi, è lunedì mattina nonché il mio primo giorno nella nuova scuola superiore in cui mi sono iscritta. Ho imparato a mie spese che i primi due anni di scuola superiore non sono una passeggiata, ed è per questo che ho deciso di iscrivermi altrove, non posso nascondere la mia frustrazione miscelata con la disperata voglia di iniziare questo anno di studio, ma nonostante ciò impongo ai miei occhi di aprirsi, lascerò a mio padre l'opportunità di mettere fine ai miei sogni, chissà come mi sveglierà questa mattina, sono sedici anni che mi sveglia in modo diverso, passa dai teneri baci sulla fronte e le carezze sul viso alle docce di acqua ghiacciata, come stamattina. Infatti un acuto urlo si fa spazio tra la mia bocca e subito mi alzo con la risata fastidiosa di mio padre mentre dice: <sveglia sveglia luce dei miei occhi, un nuovo giorno aspetta solo te!> Che tenero mio padre quando ne esce con queste frasi. Guardo l'ora sul mio telefono e quasi svengo: < papà ma lo hai fatto apposta a svegliarmi tardi ?! > grido furiosa mentre mi precipito in bagno per farmi una doccia veloce e per truccarmi leggermente, infatti stamattina ho optato per una sottile riga di matita intorno agli occhi e un po' di mascara che mette in risalto i miei grandi occhi di colore indefinito che passa dal marrone ambrato al verde chiaro, poi mi fiondo in camera dove apro l'armadio per prendere dei leggins neri e un maglione lungo grigio, dopodiché mi pettino i miei capelli mossi castani con le punte tendenti al biondo e corro giù per le scale con già lo zaino in spalla.
il mio salotto si può definire come un ' casino ', ci sono libri sparsi ovunque e scatole di pizza sui mobili, mi avvicino a mio padre mentre dico : < papà un'altra nottata in bianco? Dovresti riposarti lavori sempre! >, mio padre lavora per una famosa casa editrice e spesso si porta a casa nuovi manoscritti da leggere e poi pubblicare, sarebbe un lavoro fantastico e rilassante se solo lui non leggesse anche di notte, sue testuali parole : < amore sai come sono fatto, finché non finisco un libro non riesco ad addormentarmi, la curiosità è tale da non farmi pensare ad altro, e lo sai molto bene...su via, adesso salta in macchina non puoi fare tardi il primo giorno nella tua nuova scuola! >. D'accordo, questo non è il momento migliore per discutere con lui, allora prendo le mie adorate scarpe bianche in mano, che per la precisione sono Vans, e mi dirigo scalza nella nostra famosa macchina da quattro soldi, che mio padre guida dall'età del liceo, per poi dirigersi a scuola. Quest'ultima dista solo quindici minuti da casa mia e perciò non ci mettiamo molto ad arrivare, mi infilo velocemente le mie adorate scarpe con cui ho passato momenti indimenticabili, bacio mio padre teneramente sulla guancia ed esco dalla macchina.
La scuola è enorme, per arrivarci devo salire cinque o sei scalini bianchi lunghi e bassi, per poi attraversare il portone principale.
Dentro, la scuola è ancora più grande che vista da fuori, le pareti sono grigie e gli armadietti blu < o mamma mia >, immagino di aver pensato a voce alta visto che molti ragazzi con dei disgustosi brufoli mi guardano dalla testa ai piedi ridendo. Ecco...la mia tanto amata speranza di non farmi notare si è andata a fare un giro, chino così la testa e mi dirigo nei corridoi della scuola in cerca dell'ufficio del preside.
Come non detto, mi sono persa, questa scuola è fin troppo grande per ospitare mille e cinquecento alunni, mi rassegno all'idea di trovare da sola l'ufficio del preside e mi avvicino ad una ragazza, alta più di me, abbastanza magra e con i capelli di un biondo ossigenato, raccolti in una coda alta, è vestita con un jeans a vita alta e una maglietta blu aderente che mette in risalto i suoi occhi marroni e le sue curve. Gli tocco leggermente la spalla per attirare la sua attenzione su di me e poi chiedo: < scusami, potresti indicarmi l'aula della preside?...mi sono persa > lei mi guarda e poi mi sorride, come se volesse trattenere una risata, a quel punto non ce la faccio a trattenermi neanch'io e la guardo con interesse dicendo: < guarda tranquilla puoi ridere, l'orientamento non è il mio punto di forza... >. Lei mi guarda dolcemente e poi dice : < sei sismpatica, comunque io sono Lola, ma puoi tranquillamente chiamarmi Lol, lo preferisco... > intanto mi allunga la mano così che io possa stringerla e ribattere : < Alyson, ma per gli amici Ally > . I miei genitori mi avevano voluta chiamare come la mia prozia, che fra parentesi io odio, è la tipica prozia che ti vuole rinchiudere in un collegio e farti sposare un uomo tremendamente ricco, a cui importa solamente il lavoro, e che i bambini non li può sopportare, ma ci vedete me camminare  tutta dritta con un bel ragazzo ricco al mio fianco ?
Non succederà mai e poi mai, sopratutto quest'anno che ho sfilato una lista con tutte le cose importanti che devo fare, e su questa lista le parole 'trovare un ragazzo' non ci sono, quest'anno mi devo ambientare nella nuova scuola, fare amicizia con qualche fanciulla timida e riservata, che è l'opposto di me, per fare in modo di combaciarci perfettamente e diventare migliori amiche, e poi devo studiare tantissimo e avere voti alti, tutto ciò per far vedere a mio padre che non basta leggere libri per essere felici. A farmi tornare con la testa sulla terra, è appunto Lol che nel frattempo mi ha accompagnata davanti all'ufficio del preside: < allora Ally, ecco qui, magari ci si vede in giro, mi piacerebbe, ti lascio il mio numero! > e dopo esserci scambiate anche i numeri di telefono, decido di bussare alla porta davanti a me. A rispondere è la voce di una donna che mi inviata ad entrare, e quando é davanti a me dice: < Ah, lei deve essere la nuova alunna, vediamo vediamo, ah eccola qui > dice cercando il mio nome su una strana cartella rossa, per poi continuare: < Alyson Sparks, ben venuta nella tua nuova scuola di Boston, io sono la tua nuova preside > è una donna abbastanza alta, ha i capelli raccolti in una treccia ed è vestita con una gonna di tessuto rosa pallido con delle rose applicate sopra, una semplice camicia bianca messa all' interno della gonna, e una giacchettina di flanella sempre rosa, con le spalline imbottite, per completare il suo look da preside alla moda, ci sono un paio di scarpe bianche con tacco cinque aperte sulle punte. È una donna molto bella e abbastanza giovane con un sorriso smagliante, naturalmente finto,visto che dovrà ripetere le  stesse cose a ogni nuovo alunno. Distoglie lo sguardo da me, per poi concentrarsi di nuovo sulla cartella rossa, sfilando un foglio piegato a metà e passandomelo: < ecco questi sono gli orari dei suoi corsi, ora la prego di seguirmi, la condurrò nella sua classe la 3Y > . Uao...non ho mai frequentato un corso con questa lettera, ho frequentato diverse scuole, per motivi che non mi piace ricordare, ma proprio è la prima volta che mi imbatto in una classe con questa lettera, e sono elettrizzata, per lo meno non mi confonderò i nomi dei diversi alunni conosciuti nelle diverse scuole.
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È solo il primo capitolo...vedrete che se continuerete
a leggerlo migliorerà...succederanno tante cose
vedremo come continuerà la vita di Ally, che per la cronaca
ha un passato davvero difficile
Commentate e fatemi sapere se può piacervi!

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