Capitolo tre

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Dopo essermi imbattuta in quel ragazzo dagli occhi chiari, Jek, come pensavo mi ha accompagnata alle macchinette, < quello stupido ragazzo di prima, comunque si chiama Harry, è uno dei miei migliori amici > ammette con tono imbarazzato e portandosi una mano dietro alla nuca per scompigliare i capelli.
Sono senza parole, un ragazzo così simpatico e gentile non può essere amico di un ragazzo arrogante e presuntuoso come Harry, praticamente è l'opposto...aspetta aspetta, è proprio ciò di cui ho bisogno io, di una amica che è l'opposto di me: < capisco, è come se vi completaste a vicenda >, rispondo cercando di nascondere la perplessità di qualche istante prima. Ascoltando queste parole, però , Jek sembra bloccarsi, mi afferra il polso in modo da farmi girare e guardarlo negli occhi: < lui non era così prima, lui è sempre stato un ragazzo solare, anche più di me, ma essere vittima di delusione, non porta mai a un cambiamento positivo e a me piace ricordarlo come era prima, prima delle ragazze, prima del fumo e prima dell'alcool, lui riuscirà a tornare, ci riuscirà perché io credo in lui! > rimango spiazzata da queste parole, non era mia intenzione giudicare nessuno, ma sono piacevolmente sorpresa dal fatto che Jek me ne abbia parlato, è un ragazzo molto dolce e penso anche sensibile, visto che una leggera lacrima gli riga il viso, subito cerco di asciugarla: < tranquillo, sono certa che era un ragazzo fantastico e che presto lo rivedrai sorridere > a queste parole, mi abbraccia calorosamente e appoggia il mento sulla mia spalla: < piccola Ally, ricorda che gli opposti si attraggono, ma amano i propri simili >.
È da quando sono rientrata in classe dalla ricreazione che penso a questa frase, dopotutto va contro a tutti i miei pregiudizi e alle mie certezze.
A risvegliarmi dal mio stato di trans è il nuovo professore di matematica, che fa eruzione in classe a passo spedito, è alquanto basso, con i capelli brizzolati, la camicia a quadri e dei pantaloni cachi molto semplici, il tutto abbinato a un paio di scarpe da ginnastica. Quello che più mi colpisce di questo professore è il sorriso, è troppo bello, è quasi magnetico, e mi induce a seguire la lezione con la massima attenzione. Stranamente il mio vicino di banco non parla, è concentrato sul cellulare che tiene nascosto dietro il libro di algebra, sta messaggiando , chissà con chi, questa cosa non dovrebbe interessarmi, ma evidentemente oggi sono più curiosa del solito, infatti mi avvicino lentamente per controllare il nome sul display, Jek subito lo allontana, facendomi scivolare sulla sedia e facendomi finire con la faccia stampata a terra. Cerco di rialzarmi subito, sperando che nessuno mi abbia notata, ma purtroppo il rumore della mia caduta deve essere stato tanto goffo quanto rumoroso, visto che tutti i miei nuovi compagni mi stanno fissando e prendendo in giro, subito mi copro la faccia con il libro di matematica, e il professore, capendo il mio attimo di imbarazzo cerca di attirare l'attenzione degli alunni: < su ragazzi, su riprendiamo la lezione, chi mi sa dire dove eravamo rimasti, non gli darò i compiti per la prossima lezione > a questo punto tutti gli occhi passano al professore, e trentasei mani si aleggiano in aria per attirare l'attenzione su di se, per schivarsi i compiti di matematica.
Finita anche quest'ora, passiamo al laboratorio di chimica, dove ad aspettarci non c'è solo la professoressa con un lungo camice bianco e con due occhialoni per proteggersi gli occhi, ma anche dei ragazzi mai visti prima: < ragazzi ascoltate > ci riprende la prof per poi proseguire: < per il vostro primo giorno di scuola, ci saranno degli alunni di quinta che vi spiegheranno tutte le varie apparecchiature presenti in questo laboratorio, ognuno di voi sarà affidato alle mani fidate di questi alunni, e voi dovete ascoltare ogni loro parola, è importante non perdere la vita a causa delle sostanze chimiche presenti in questa aula, perciò attenzione > , se queste parole mi dovevano far star tranquilla, hanno avuto un effetto opposto a quello desiderato, infatti mi porto una mano alla bocca e comincio a rosicchiare la mia povera unghia del dito indice, che rimane spesso vittima di nervosismo. Quasi non sobbalzo dalla paura, quando la porta del laboratorio si apre rumorosamente andando a sbattere contro delle strane fialette di vetro, è il primo anno che faccio chimica, e devo imparare a memoria tutti i nomi di questi aggeggi se voglio fare bella figura con la professoressa, comunque, come se nulla fosse successo, appare, entrando velocemente dalla porta Harry: <mi scusi prof per il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo > naturalmente è una bugia visto che ha un succhiotto sul collo che a ricreazione non aveva, la prof però sembra credergli : < non importa, ho spiegato agli alunni di terza il vostro compito e adesso le assegno un compagno signor Stuard > deve essere il suo cognome, visto che lui si limita ad annuire, intanto che la prof si guarda intorno alla ricerca del poveretto che dovrà ascoltare per due ore tutte le stupidaggini che Harry dirà...aspetta è da qualche secondo che la prof mi sta guardando...fa che non sia io - fa che non sia io - fa che non sia io... Ecco come non detto : < signorina Sparks lei farà coppia con il qui presente signor Stuard >, sul volto di Harry si dipinge uno sguardo malizioso, e poi con passo lento si viene ad affiancare a me, sussurrandomi all' orecchio: < non credere che siamo quel genere di coppia >, quasi gli tiro uno schiaffo su quella bellissima guancia rossa, dovuta a una probabile corsa per arrivare in tempo a lezione: < senti Harry, io non voglio problemi, perciò smettila di farti filmini mentali su una mia probabile cotta per te, e spiegami che cosa sono sti oggetti strani > ordino indicando quelli che mi sembrano tubi di plastica graduati, lui continua a fissarmi cercando di far incrociare i nostri sguardi, cosa che non accadrà visto che non ho la più pallida intenzione di farmi incantare.
Lo sento avvicinarsi piano, e come non detto, mi sfila dalle mani il robo strano e lo appoggia sul lavandino, che si trova di fianco ad ogni grande banco, lungo e stretto dedicato agli alunni. Mi alza il viso con due dita, e il suo sguardo si perde nel mio, non so quanto è passato dal suo imminente desiderio di guardarmi negli occhi, ma a me sembra passata un'eternità, improvvisamente si allontana da me e comincia a spiegarmi ogni singola funzione di tutti gli strumenti, e fino alla fine delle due ore, cerca in tutti i modi di non guardarmi, se non di sottecchi. Ad un certo punto, sembra riflettere su qualcosa, per poi rivolgersi a me con fare interrogativo: < tu... Come fai a sapere il mio nome? >, beccata, e adesso cosa devo rispondere ...magari 'a no sai, il tuo migliore amico mi ha raccontato un sacco di cose su di te, compreso il tuo nome, e sai lui ci sta male visto che ti stai rovinando la vita a causa del fumo e dell'alcol e, in più pensa che tu sia un dongiovanni visto che vai a letto con qualunque ragazza ti passi di fianco'...non lo farei mai, non posso rovinare anche il loro rapporto e allora mi limito a dire una mezza verità: < è stato Jek, dopo che te ne sei andato stamattina, mi ha detto il nome del ragazzo con cui mi sono scontrata >, dico in modo indifferente, e lui sembra credermi, visto che mi guarda con uno sguardo impossibile da descrivere, che mi fa salire dei brividi lungo la spina dorsale : < chissà perché ti ha detto il mio nome, scommetto che lo hai supplicato e ti sei messa in ginocchio per scoprire il nome che corrisponde all'amore della tua vita > dice mettendosi a ridere, mentre io mi limito a fargli la linguaccia come una bambina.

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