Sunday

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È domenica, fa caldo e le cicale iniziano già a farsi sentire.
Louis fa un respiro profondo mentre tende la corda dell'arco con eleganza e la rilascia. La freccia colpisce il centro del bersaglio scatenando applausi generali. Harry abbassa lo sguardo. Le cose non sono finite affatto bene ieri. Poteva essere la giornata migliore da quando lui e Louise si sono lasciati, ma è stata la peggiore.

"Si, bel colpo. Il tuo animo è calmo" lo congratula il coach e Louis ringrazia sorridendo. Si siede nel retro per lasciare posto alle prime classi, ma Harry non si alza troppo preso dai pensieri e il castano se ne accorge.

"Cosa non va, Styles?" lo riprende il coach e  il ragazzo si risveglia, si scusa e prende posizione. Tende la corda e la rilascia, prendendo i bordi del bersaglio. Ha scoccato la freccia senza neanche pensarci. Louis lo guarda allibito e tutti gli spettatori vociferano del suo rilascio prematuro.

"Sembra che non riesca a concentrarsi. Attenzione!" lo riprende di nuovo il coach e il bruno abbassa lo sguardo sconfitto. Tira la corda producendo il classico cigolio. Il maggiore lo guarda incredulo.
-Lo sta tenendo per troppo tempo. Non centrerà il bersaglio per la frustazione- stringe le mani in un pugno. Gli occhi fissi su Harry. Zittisce due pettegole in malo modo senza neanche guardarle. Respira lentamente. La freccia parte, Louis la segue con lo sguardo anche quando manca completamente il bersaglio. Sospira forte.

"Uno deve sempre essere presente con la testa, anche davanti ad avversità. Se non riesci vuol dire che non hai fatto abbastanza pratica. Il bersaglio è uno specchio che riflette il cuore dell'arcere" gli viene urlato contro. Non che Harry non lo sapesse già. Nessuna freccia scoccata ha colpito il centro. Si vergogna di sé. Si vergogna di essere l'unico scosso dalla situazione.

Quando il più giovane entra nello spogliatoio, Louis ascolta la musica seduto su una panca. Harry apre l'armadietto, l'espressione triste che aveva in volto non lo ha ancora abbandonato, e il più grande si toglie le cuffie.
"Chi è che ha le chiavi oggi?" domanda a tutto il club. Uno dei ragazzi si fa avanti "Voglio parlare con Harry, va bene se uso questo posto?"

Tutti gli occhi sono puntati su di loro. Ottiene le chiavi però.

"Voi! Non leggete troppo tra le righe" li sgrida freddamente il castano. Harry non fa una piega non solleva nemmeno lo sguardo. Continua a farsi il nodo alla cravatta tenendo Louis lontano anni luce.
Vengono lasciati soli dopo la solita processione di saluti e commenti.

"Che è successo? Oggi... eri fra le nuvole" guarda fuori dalla piccola finestra, il riccio  si scusa sbrigativo "Anche se ti scusi sono preoccupato" il minore spalanca gli occhi a quella affermazione, ma non fiata.

- Lo sto riprendendo come si fa con un amico? Questa potrebbe già essere la rottura...è distante... sono quasi le 5..- pensa preoccupato il castano osservando l'orologio.
-Al primo appuntamento, anche il suo niente come risposta era brusco, è possibile...-
Ripensa alle parole riferite da Niall "Non posso innamorarmi di te, finiamola qui" e gli viene naturale intristirsi. Gli occhi gli diventano lucidi in un momento.

"È giusto che io sia con la testa tra le nuvole, mentre tu sei stato, come immaginavo, un freddo esecutore, pensi solo al bersaglio e a scoccare la freccia come sempre" il suo tono è impassibile e non traspare una sola emozione. Ma il suo viso non mente, la sua tristezza gli muta l'espressione "Ma io non stavo pensando a tirare con l'arco. La mia testa era piena di altre cose"

"E' successo qualcosa...con Lou?" Tenta di indovinare il castano osservandolo attentamente.

"Perché la tiri in ballo ora?" lo guarda incredulo e arrabbiato. Harry è stanco di farsi fraintendere, di questo modo di fare ambiguo e di questo astio causato dalla gelosia.
"Quando ho mai pensato a Lou quando sono con te?"

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