"Perchè?"

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Ero lí, nel garage malandato di quell'appartamento, appoggiata al muro scrostato dall'umidità con la mia chitarra. Avevo imparato a strimpellarla quando ero più piccola... potevo avere un 10 anni. Ora, ne avevo 17 e suonare era diventata la mia unica arma di difesa contro tutto il mondo. Spesso era il mio unico rifugio, suonando sentivo quasi braccia invisibili stringermi forte... suonando riuscivo a stare bene, a ritrovare il sorriso, a scaricare rabbia, tensione, stress. Sembrava che tutto si conciliasse. Quel giorno peró ero molto giù. Non sapevo perchè, non era successo nulla di nuovo, risse a scuola, voti bassissimi e le solite sfuriate di mia madre. Ero abituata a tutto ciò. Ma... quel giorno no. Quel giorno sentivo come la strana sensazione di essere impotente, di non poter fare nulla per aiutare mia madre, nulla per migliorare la mia vita. Essere inutile. Anche suonare mi riusciva impossibile, gli accordi non uscivano nel modo giusto, la voce colpita dalle troppe emozioni stonava terribilmente e la posizione era scomoda. Dopo l'ennesimo tentativo di provarci cercando di non piangere iniziai a sentire le prime lacrime pizzicarmi gli occhi. Sapevo che se avessi iniziato a piangere non avrei smesso più.

Ma non ebbi più le forze di essere forte.

Alla fine in quello stramaledetto piccolo garage ero sola, avrei benissimo potuto lasciarmi andare. Crollare. Ne avevo bisogno. Un terribile bisogno. Fu così che sentí pesanti gocce sgorgare copiose giù per le guance, ricadendo per terra. Iniziai a singhiozzare, ero così maledettamente sola. Posai la chitarra in un angolo, tanto non mi sarebbe riuscito riprendere a suonare per quel giorno. Mi diressi verso il frigo e presi una bottiglia di birra. La bevvi tutta in grandi sorsate, per poi accasciarmi a terra. Sapevo per cosa stavo crollando. Per chi stavo crollando.
"Perchè te ne sei andato, papá, perchè???" Urlai poi con tutto il fiato che avevo in gola, sapendo che lui mi avrebbe sentito. Ci aveva lasciato esattamente 2 anni fa, il giorno del mio compleanno. Stava tornando a casa da lavoro con il mio regalo del quindicesimo, quando un camion lo investí e lui morí sul colpo. A mia madre arrivó una telefonata anonima, la polizia la informava dell'accaduto. Non scorderò mai la sua faccia quando mi guardó. Era terrorizzata. Il telefono le cadde dalle mani, mi prese per un braccio e mi portó in macchina piangendo, senza dire una parola. Io continuavo a chiederle cosa fosse successo e di non mentirmi, ma lei non mi ascoltava. All'ennesima volta che glielo ripetei sbottò urlando che papá aveva avuto un incidente grave. Io mi immobilizzai. Mi stupisco ancora che quel giorno respirassi. Mia mamma nel frattempo urlava nel panico, io non sentivo più nulla, solo riecheggiavano nella mia testa le sue parole. Arrivammo al punto dell'incidente e io uscí subito dalla macchina, prima ancora che si fermasse, corsi verso ció che restava della macchina. Dei poliziotti mi si pararono davanti.

"Lei è?"

"Devo vedere il mio papá!"

Nel frattempo mia madre era giá passata e portandosi le mani alle labbra emise un verso strozzato. Io spinsi via il poliziotto, quando voltando l'angolo lo vidi. Immobile, sangue che gli colava dalla tempia destra, ma per il resto era lui. Non poteva essere così grave. Lui doveva farcela. Mi accasciai a terra accanto a lui scuotendolo leggermente "papá?" Ricordo che sussurrai con voce strozzata. Ma lui non aprì mai gli occhi. Mi gettai piangendo sul suo corpo ormai freddo, urlando.
Non poteva avermi lasciato.
Giorni dopo, quando i poliziotti portarono in casa ciò che era stato ritrovato in macchina trovai il mio regalo: c'era una grande scatola e fuori un enorme orso di peluche. Una busta di carta era attaccata alla scatola.
Strinsi il peluche tra le braccia annusandolo. Aveva ancora il suo profumo. Presi la lettera di istinto, e la tenni tra le dita tremanti: quelle sarebbero state le parole che lui mi avrebbe detto quella sera. Le ultime che avessi mai potuto sentire. Aprì tremando il foglio:
"Cara Sally,
Piccola mia, sai che non sono molto bravo con le parole. Ma stasera è un giorno importante: la mia piccolina compie 15 anni. Diventi sempre più grande, sempre più bella e a me non sembra vero. Mi ricordo di quando eri una bimbetta piccola e volevi stare solo con me... ora sei grande, e mi fa male sapere che la mia piccolina non sarà più piccolina. Ma comunque, sappi che per me lo sarai per sempre.
Ti ho fatto due regali amore mio, forse uno (quello nella scatola) lo apprezzerai di più, ma l'orsacchiotto dovevo regalartelo, so quanto li ami. In più... è come se fossi ancora piccola no? Spero ti piaccia quello che troverai nella scatola, ho scelto la migliore, quella che secondo me è la più giusta per te. Ti amo tanto, staró per sempre con te. Non scordartelo mai.
Con amore, il tuo papino."

Piangevo a dirotto. Papá non sapeva che il miglior regalo al mondo sarebbe stato quello di restare qui con me. Poi aprì la scatola, ciò che vidi mi fece piangere ancora di più. Dentro, stranamente illesa, c'era una bellissima chitarra nuova. La mia era ormai vecchia e lui aveva pensato proprio a questo come regalo, sapeva che l'avrei amata. Mi aveva insegnato lui a suonare la chitarra, e in quel momento quella chitarra... nonostante fosse bellissima, non riuscivo a toccarla. Era stata quella ad aver fatto ritardare papà e ad avergli fatto avere l'incidente. Mia madre piangeva nell'altra stanza, e nonostante avessi bisogno di un abbraccio non andai da lei. Mi rinchiusi dentro me stessa per giorni, senza azzardarmi a toccare quella chitarra. Ora però, era diventata la cosa più preziosa che avevo, non riuscivo a separarmene.
Con uno scatto d'ira presi la bottiglia di birra e la scaraventai a terra.

"Ho ancora tanto bisogno di te papà" sussurrai infine, stanca di tutta quella storia.


****Spazio Autrice****

Ehy... allora. Come potete vedere, ho iniziato una nuova storia, diciamo molto diversa dalla prima. Per scrivere questo capitolo mi sono commossa, e sinceramente ero incerta se pubblicarlo o cancellarlo e rifarne un'altro... so che è strappalacrime e molto giù di corda, l'ho scritto di getto e non volevo deprimervi... ma poi ho pensato che poteva essere un buon inizio, e non ho avuto il coraggio di cancellarlo. Spero che non chiudiate la storia, appena lette le prime righe, ma che continuiate a leggere. Mi farebbe molto piacere se commentaste qui sotto con le vostre opinioni, suggerimenti e quant'altro.
Spero di non avervi abbassato troppo l'umore, sappiate che in ogni storia (anche se non è esplicito) c'è un lieto fine. E io, sono un'amante delle storie felici. Perciò, continuando a leggere, potreste sorprendervi di vedere tutto sotto una prospettiva diversa, e scoprire che la felicità non è impossibile da trovare, va solo cercata ;)

Un abbraccio, Luna <3

ShatteredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora