Capitolo 8

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Trascorse una settimana dall'evento della DYAD e tutto ciò che feci fu passare il tempo in università.

Mi ritrovai sola in casa, immersa nei miei pensieri, cercando di ultimare la preparazione della mia tesi. Seduta a gambe incrociate sulla sedia davanti la mia scrivania, giocherellavo con la mia matita concentrandomi su ciò che avevo davanti. Era impossibile non pensare a Delphine davanti a tutti quei fogli che parlavano praticamente di lei.

Ci restai tutto il giorno in casa, davanti quegli appunti, fino a sera, quando improvvisamente mi arrivò un messaggio nella segreteria. Era Felix che mi avvertiva che per cena non sarebbe venuto poiché usciva con il suo collega Josh.

Presi il telefono e svogliatamente ascoltai le scuse di Felix, poi spensi il telefono.

Ero nervosa. Non volevo restare in casa. Cominciai a sbuffare e ad uccidere anche quella povera matita che avevo tra le mani. La poggiai sul tavolo, mi tirai indietro con la sedia e portai le mani sulla fronte.

Non sapevo cosa realmente volessi, ma in quel momento decisi di non pensare a nulla. Delphine era praticamente sparita e questa cosa mi tormentava nella testa. Più non volevo pensare a nulla e più mi tornava in mente il momento in cui le feci quel complimento.

Chiusi gli occhi cercando di scacciare via quei pensieri, ma più desideravo di non volere lei nella mia mente e più riusciva ad entrarci.

Aprii gli occhi e immediatamente chiusi tutti i fogli lasciandoli sulla scrivania della mia stanza.

Mi alzai e cominciai a spogliarmi della mia canotta e leggins di colore nero. Mi avviai verso il bagno per una doccia richiesta.

Uscita, mi affrettai nel vestirmi poiché non volevo rimanere in tuta e passai una buona mezz'ora seduta su uno degli sgabelli alti davanti il bancone della cucina in stile americano a contemplare l'orologio.

Erano esattamente le 20:30.

A quel punto pensai che Felix tornasse tardi a casa. Con il viso poggiato su una mano sorreggevo la mia testa carica di pensieri.

Cominciai a guardarmi intorno e mille sensazioni invasero il mio corpo. Improvvisamente l'istinto mi disse di alzarmi da quello sgabello ed uscire fuori.

Feci come mi aveva detto, presi le chiavi della macchina di Felix, il mio cappotto, borsa, e mi avviai verso l'uscita.

Salii sull'auto e cominciai a girovagare senza una meta precisa.

Ero come in catalessi. Guidavo e mi guardavo attorno.

Improvvisamente la mia attenzione fu rubata da un ristorante giapponese non poco costoso. Frenai di colpo e misi la freccia per entrare nel parcheggio di quest'ultimo.

Spensi il motore, afferrai la borsa e scesi dalla macchina.

Entrai in questo ristorante non molto grande, intimo e con decorazioni giapponesi da togliere il fiato. Pur essendo vicino il quartiere in cui abitavo, non lo avevo mai visto prima d'ora.

Piano, mi avviai verso il bancone del locale e salutai con gentilezza la donna dai tratti cinesi che era esattamente dietro di esso.

"Buonasera!" le sorrisi gentilmente.

"Buonasera!" mi rispose sorridendo con bocca e occhi.

"Vorrei ordinare del sushi da portar via!" le dissi mantenendo il mio sorriso.

"Va bene, può scegliere la tipologia da questo menù." mi disse con accento giapponese porgendomi un menu di colore nero "15 minuti ed è pronto!" sorrise.

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