12.Anniversario Distretto 4

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POV Peeta

Oggi è un giorno particolare. È l'anniversario della mia prima mietitura. La mia e di Katniss.
Non sono riuscito a dormire stanotte. È per questo che ancor prima che il sole sorgesse mi sono alzato e ho iniziato ad impastare il pane. Ormai il sole è sorto del tutto ed avrò già infornato una dozzina di pagnotte. Mi sa che dovrò regalarne qualcuna agli abitanti di questo distretto. Non riuscivo a fermarmi. Impastare, infornare, impastare, infornare. Il lavoro manuale mi aiuta a concentrarmi, ad evitare che immagini modificate prendano il sopravvento in un giorno così carico di significati e tristi ricordi.
È passato tempo da allora ma sembra ieri quando fu estratto il nome di Prim. Quando vidi la ragazza che amavo offrirsi volontaria, lo shock che provai quando fu estratto anche il mio nome. Tutto è iniziato in quel momento. La mia vita è cambiata per sempre. Nel momento stesso in cui Effie ha letto il mio nome su quella piccola strisciolina di carta, tanto insignificante alla vista quanto vitale per il contenuto, decisi che avrei fatto di tutto per riportare Katniss a casa. Non immaginavo che sarei tornato vivo, tantomeno che sarei tornato con lei.
Chissà Katniss come starà affrontando questo anniversario. Sicuramente starà pensando a Prim. Vorrei chiamarla ma non credo che sarebbe una cosa giusta, sia per me che per lei.
- Ehi bel panettiere – sobbalzo quando sento Johanna.
Non mi ero accorto fosse entrata. Ero troppo assorto nei miei pensieri.
- Ciao Jo! Quando imparerai a bussare prima di entrare?- le dico con un tono irritato.
- E perché dovrei bussare? Spero sempre di trovarti senza alcun abito addosso e poter così ammirare la tua bellezza – dice guardandomi con aria maliziosa.
- Perché dovrei andare in giro per casa nudo?-
- Perché non dovresti?- dice facendomi l'occhiolino e sedendosi sulla sedia vicina al tavolo dove sto impastando il pane.
Sbuffo e scuoto la testa. È sempre la solita Johanna! Sono contento però di vederla così, è riuscita ad andare avanti finalmente. Ero un po' preoccupato per lei, visto il suo sfogo di qualche settimana fa su Finnick, ma sembra aver ripreso la sua naturale ironia e il suo vivace modo di fare. 
- Dovevi dirmi qualcosa o sei venuta solo perché speravi di vedermi girare nudo per casa?- le chiedo con ironia.
- In realtà sono venuta a chiederti se potevi andare dalla tua ragazza. Oggi Annie ha voglia di fragole con cioccolata! La cioccolata la abbiamo già, mancano però le fragole!- dice con il solito fare seducente che usa quando vuole che qualcuno faccia qualcosa al posto suo.
- Quante volte dovrò ripeterti che Lily non è la mia ragazza?- inizia a infastidirmi questo appellativo che Jo ha dato a Lily.
- Ma se state sempre assieme! E poi lei è perdutamente innamorata di te. Non fare il difficile!- dice dandomi una pacca sul braccio ridendo.
- Non è perdutamente innamorata di me. Siamo amici! Comunque di ad Annie che presto avrà le sue fragole!- dico sbuffando.
- Bravo panettiere e cerca di dare almeno una speranza a quella povera ragazza!- dice Jo uscendo di scena non prima di aver afferrato una pagnotta ancora calda che si trovava sul tavolo.
Non la sopporto quando fa così. Si è fissata che fra me e Lily ci sia qualcosa ma non è vero. Da quel primo giorno in cui ci siamo incontrati, sono andato spesso al suo negozio, sostituendo Johanna. Lei pensava che fosse perché Lily mi piacesse, ma in realtà volevo scoprire il segreto del suo sguardo. Poi, però, a furia di andarci, siamo diventati amici. È una ragazza solare e brillante. Lo sguardo che mi ha colpito la prima volta che l'ho vista non si è più ripresentato, anzi adesso riserva per me sempre un gran sorriso.
Abbiamo instaurato un bel rapporto, ci vediamo quasi ogni giorno o nel suo negozio o da Annie. La sua compagnia infonde un alito di leggerezza nella mia vita. Devo ammettere, anche, che lei è una bellissima ragazza, ma non potrà mai esserci niente fra noi. Le illazioni di Johanna sono infondate. Io amo Katniss e questa è una cosa che non potrà mai cambiare.

Le strade assolate di questo distretto sono in netto contrasto con il tempo cupo che alberga il mio cuore. Non riesco a godere di questo tempo, del sole che accarezza il mio volto, del venticello che scompiglia i miei capelli in maniera quasi giocosa. Tutto oggi per me è ricoperto di una leggera patina. Riesco a guardare quello che c'è intorno a me ma non riesco a farne parte. Come se un mondo così bello, oggi, mi fosse precluso. In un certo senso è così. Ci sarà sempre un muro fra me e gli altri. Persone che non hanno dovuto affrontare gli Hunger Games. Persone normali.
Quando arrivo al negozio, Lily non c'è, per questo mi serve suo fratello Rob, che non ha niente della dolcezza di Lily e che non ha molta simpatia per me. Mi guarda sempre in modo truce come se volesse uccidermi con lo sguardo.
Quando arrivo con le fragole, da Annie, è troppo tardi. Ha avuto un'altra voglia e Johanna è corsa a comprarle quello che voleva. È sempre così, se non sei abbastanza veloce Annie cambia subito idea. Questa cosa però ci diverte, io e Jo gareggiamo su chi prima riuscirà a soddisfare i bisogni di Annie. La sua pancia è diventata enorme ormai. I dottori dicono che fra qualche settimana più o meno nascerà il bambino. Non vedo l'ora di conoscerlo. Ho sempre amato i bambini e ne ho sempre desiderati. Nelle mie fantasie vedevo un bambino con i capelli biondi e dei bellissimi occhi grigi. Ma so già che questo mi sarà negato. Certe volte vorrei essere un ragazzo normale. Un ragazzo che non ha dovuto affrontare due volte gli Hunger Games, che non è stato torturato e che non è dovuto andare in guerra, ma soprattutto un ragazzo che non si è innamorato all'età di cinque anni e che da allora non è riuscito più ad amare nessuna se non quella bambina con le due trecce e con la voce soave, che ora ha perso per sempre.  Questa giornata mi rende davvero malinconico.
Mentre aspettiamo Johanna, Annie è seduta sul divano, persa nuovamente in un mondo tutto suo. All'improvviso sobbalza e poggia una mano sul ventre. Sorride.
- Annie tutto bene?- chiedo un po' allarmato da questa sua reazione.
- Si Peeta. È il bambino. Si sta muovendo- mi dice con un'espressione radiosa.
- Vuoi sentire? – mi chiede.
Io sono un po' titubante. È strano poter sentire muoversi un essere non ancora nato. Nonostante questo mi avvicino ad Annie e mi siedo accanto a lei. Lei mi prende la mano e l'appoggia sulla sua pancia. All'inizio non sento niente e ne sono un po' deluso. All'improvviso, però, percepisco un lieve colpo. È una sensazione bellissima poter sentire la vita sotto le proprie mani. È un'emozione indescrivibile, che ti riempie il cuore. Guardo Annie e le sorrido. Forse lei non sa nemmeno che dono mi ha fatto. In questa giornata infestata da fantasmi e morti, ascoltare questo esserino che rappresenta la vita stessa, mi fa ricordare la speranza che non tutto è perduto, che c'è vita e rinascita attorno a noi, non solo distruzione. Sento dentro di me un profondo calore, questo piccolo esserino, con la sua sola esistenza,  sta spazzando via le nuvole dal mio cuore.
- È bellissimo Annie-
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto- mi dice dandomi un piccolo bacio sulla guancia.
Rimaniamo così seduti su questo divano, ancora inebriati, da quelle magnifiche emozioni.
Quando arriva Johanna, decido di tornare a casa mia. Ho voglia di star solo con i mie pensieri.

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