16.Ritrovarsi-Katniss

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POV Katniss

Sono arrivata nelle prime ore del pomeriggio qui al Distretto 4. Al mio arrivo c'era un funzionario che mi ha prima accompagnata a casa di mia madre, dove alloggerò fin quando non si ristabilirà, per lasciare la valigia, e poi in ospedale.
Per tutto il viaggio in treno e il tragitto verso l'ospedale non ho fatto altro che pregare che mia madre possa star bene. Ho una paura folle che non possa farcela.
Al mio arrivo in ospedale mi danno più notizie sul suo incidente. A quanto pare mentre mia madre stava lavorando, ieri notte, si è sentita male ed è subito stata operata. L'attacco è stato preso in tempo quindi ci sono buone probabilità che possa rimettersi. Per adesso è ancora incosciente dopo l'operazione. Io sono al suo capezzale da quando sono arrivata e le stringo la mano. La paura di perderla mi attanaglia in una morsa quasi letale.
Anche se non ho avuto più un buon rapporto con mia madre da quando è morto mio padre, le voglio davvero bene. Non sarà una mamma perfetta ma neanche io sono una figlia perfetta.
I medici mi hanno detto che se supera la notte è fuori pericolo. Star qui immobile a guardare mia madre sospesa fra la vita e la morte è angosciante. Sono terrorizzata ma cerco di resistere.
C'è un gran via vai di medici e infermieri nella sua stanza. Le controllano i segni vitali, le cambiano la flebo. Alcune infermiere sono state gentili con me. Mi hanno chiesto se volevo mangiare qualcosa. Mi hanno detto anche che sarei potuta andare a riposare nella loro stanza. Ma io ho rifiutato. Non mi allontanerò mai da questo letto.

È ormai notte inoltrata. Un'infermiera mi ha portato una camomilla e dei biscotti. Ho bevuto la camomilla che mi ha calmata un po', ma ho lasciato stare i biscotti.
Stringo forte la mano di mia madre per farle sapere che sono qui. Per infonderle l'energia necessaria per svegliarsi.
Ti prego mamma fallo per me. Svegliati. Scusami se sono spesso stata fredda e scostante con te. Scusa se non mi sono più lasciata andare. Scusa se in fondo non sono riuscita a perdonarti per essere venuta qui nel 4 e per avermi abbandonata. So perché lo hai fatto. Ne avevi bisogno. Non volevi cadere in quel baratro in cui la morte di papà ti aveva trascinata. In fondo te lo avevo chiesto io prima dei miei primi Hunger Games di non cedere se fossi morta. E tu non lo hai fatto quando è morta Prim. Scusa se ho evitato le tue chiamate in questi ultimi mesi. Scusa se non ho risposto alle tue lettere. Però ti prego torna da me.
La notte passa con una lentezza estenuante.
Tic, tac, tic, tac
Mamma ti prego svegliati.
Tic, tac, tic, tac
Non mi lasciare da sola.
Tic, tac, tic, tac
Ho paura di perderti.
Il cadenzare dei secondi e dei minuti, scanditi dall'orologio appeso alla parete di questa stanza, mi tormenta in questa notte infinita. Non chiudo occhio.
Mi ritrovo catapultata in quel anfiteatro quando le bombe sono esplose. Quando ho visto per l'ultima volta gli occhi azzurri di Prim.
Questa volta non andrà così. Mia madre si salverà. Deve farlo.

I primi raggi di sole che filtrano dalla finestra mi sorprendono più angosciata che mai. Ora dopo ora la speranza è scivolata via da me, inafferrabile. Il terrore ha preso il suo posto. Non credo che resisterò ancora per molto.
All'improvviso, però, sento una leggera stretta nella mia mano. Dirigo lo sguardo verso mia madre. I miei occhi incontrano i suoi, che sono stanchi ma vigili.
- Katniss- mi chiama con una voce rauca. Credo sia sorpresa nel vedermi.
Tutta la tensione che avevo accumulato da quando ho ricevuto quella telefonata si scioglie al suono di quella voce e straripa in un fiume di lacrime senza alcun controllo.
Quando mi calmo un po' corro subito a chiamare un dottore. Il dottore dopo un'attenta visita, mi riferisce che mia madre potrà riprendersi anche se ci vorrà del tempo, dovrà, prima, affrontare una lunga riabilitazione. Ritorno a respirare.
Passano le ore e diversi dottori entrano nella sua stanza. Le fanno mille analisi. I risultati li avremo solo nei prossimi giorni ma un dottore mi tranquillizza, dicendomi che ormai il peggio è passato.
Rimango con lei in stanza. Continuo a stringerle la mano. Non parliamo molto. Lei sembra abbastanza affaticata ma cerca di sorridermi ogni volta che la guardo. Credo che sia contenta che io sia qui. Dopo un po' si riaddormenta e io rimango qui a vegliarla, non voglio lasciarla più sola.

A Love In District 12 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora