22.Un Anno Dopo

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POV Katniss

Apro leggermente gli occhi. A giudicare dal buio della stanza deve essere ancora notte fonda.
Un fresco venticello mi accarezza il viso. Un brivido di freddo fa tremare il mio corpo.
Sento immediatamente la mancanza di quel calore familiare che mi culla e protegge durante le notti.
Mi agito leggermente tra queste lenzuola. Muovo delicatamente una mano alla ricerca della fonte di quel calore abituale, diventato ormai parte di me.
Tiro un sospiro di sollievo quando trovo quel che cerco. Sfioro delicatamente il suo corpo, accarezzandogli un fianco e subito mi tranquillizzo. Sento un'ondata di calore invadere il mio cuore e le mie membra.
Continuo a muovermi lentamente, fin quando non ritrovo la mia posizione abituale. La mia testa sul suo petto, le mie braccia che lo avvolgono.
Peeta si muove leggermente e mi stringe a sé.
- Hai avuto un incubo? – mi chiede con la voce impastata dal sonno.
- Niente incubo- sussurro.
- Bene – mi dice prima di posarmi un bacio fra i capelli. Con una mano mi accarezza il fianco dolcemente e io mi godo la gradevole sensazione che questo suo semplice gesto mi trasmette.
- Ti amo, Kat – sussurra fra i miei capelli.
Sorrido sul suo petto. Le sue parole mi arrivano dritte al cuore, come note armoniose di una splendida melodia. Ogni volta è sempre più bella, sempre più magica.
Pian piano, mi addormento tra le sue braccia, ascoltando il dolce ritmo del suo cuore, non prima che un debole sussurro esca dalle mie labbra, Vero.

Quando riapro gli occhi è già mattina. Il sole deve essere sorto già da un paio d'ore. Mi rigiro nel letto in cerca nuovamente di Peeta ma non lo trovo. Deve essere già uscito per recarsi in panetteria. Da quando l'ha aperta qualche mese fa, dedica a quel luogo anima e corpo e io volentieri lo aiuto.
Indosso una vestaglia e mi reco al piano inferiore. È una bella giornata di sole, ottima per la caccia.
Attraverso il salone e lancio un'occhiata alla parete che sovrasta il camino. Appesi, uno accanto all'altro ci sono due quadri dipinti da Peeta. Il primo è il quadro che ci ritrae sulla spiaggia dell'Edizione della memoria, il quadro che tante volte mi è stato di conforto nei mesi di lontananza da Peeta. Il secondo è il quadro dipinto da Peeta nel Distretto 4 che ritrae noi due sulla spiaggia, rivolti verso il mare. Il quadro che ritrae un sogno di Peeta, un sogno divenuto reale.
Quando siamo tornati nel Distretto 12, lui mi ha fatto dono di questi due quadri ed io ho espresso il desiderio di appenderli sulla parete del soggiorno. Guardarli mi rilassa. Riesco a percepire l'odore di salsedine, il sole sul mio viso, il sapore delle labbra di Peeta.
Con il suo tratto leggero Peeta ha aggiunto nell'angolo destro del secondo dipinto la parola Vero, colorata di arancione. Osservo quella parola e sorrido. Vero è diventata una parola di uso familiare per me. La considero una parola così concreta, così carica di significati, così esclusivamente nostra che è l'unico modo in cui mi sembra di poter veramente esprimere i miei sentimenti per Peeta.
Non posso credere che sia passato un anno esatto da quel primo Vero, da quando la mia vita si è tinta di tante mille sfumature colorate che Peeta ha aggiunto con il suo tocco leggero e delicato.
In questi mesi io e lui siamo cambiati e cresciuti. Il dolore non se ne è mai andato del tutto ma ogni volta che ci sorprende una fitta acuta di sofferenza, l'affrontiamo insieme. Lui è la mia forza e la mia speranza e io la sua. Le nostre vite ormai sono unite in un'unica sola.

Dopo la nascita di Finnick Peeta, abbiamo trascorso due splendide settimane nel 4, coccolando il piccolo ed Annie, scherzando con Johanna, Roland e Lily, osservando con soddisfazione i progressi di mia madre.
Io e Peeta siamo anche andati al mare un paio di volte. Abbiamo imparato a conoscerci meglio, a viverci in un modo diverso. Senza la paura e il dolore ad incombere sul nostro cuore, abbiamo avuto la possibilità di vivere liberamente e serenamente il nostro amore.
Quando mia madre si è ristabilita del tutto, ho dovuto fare ritorno nel 12, non avendo più il permesso di rimanere in quel distretto. Peeta mi ha seguita senza alcuna esitazione, non guardandosi mai indietro.
Ancora adesso mi fa sorridere pensare all'espressione sconvolta e sorpresa di Haymitch quando ha visto me e Peeta scendere dal treno con le mani intrecciate. Si è arrabbiato con noi per averlo fatto preoccupare ed essere scomparsi, ma io sono riuscita a scorgere il guizzo di felicità che ha attraversato i suoi occhi. Adesso ogni sera viene a cena da noi. Siamo una famiglia ormai.
Tornato nel 12, Peeta si è messo subito al lavoro. Ha iniziato i lavori per aprire la nuova panetteria e ha dato una grande mano alla ricostruzione del distretto trascinando anche me nella sua frenesia. Si è anche fatto carico della costruzione di un parco giochi per bambini, molto simile a quello del 4, che durante la mia permanenza in quel distretto mi ha portato a visitare. Sosteneva che un luogo libero e felice non può essere tale se per strada non si sentono le voci gioiose dei bambini.
Il parco giochi "Primrose Everdeen" è sorto vicino alla nuova scuola. Quando Peeta mi ha espresso la sua volontà di dedicare quel parco alla memoria di mia sorella, quasi venivo sopraffatta dall'emozione e una nuova ondata di amore, riconoscenza e orgoglio verso Peeta mi ha travolta. Non smetterà mai di sorprendermi e aiutarmi.
Quando passo davanti a quel parco giochi e sento le urla felici dei bambini, in quelle urla riesco a cogliere l'eco lontana delle risate della mia dolce paperella. Sarebbe stata orgogliosa di questo parco.

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