il gatto nero

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Nella radura questa volta era buio, e di fronte  a me non c'era la me malvagia. Ci fu un colpo di fulmine, scese fino a terra, caddi, appena riaprii gli occhi lei cioè io, era tornata i capelli corvini mossi dal vento e la sua voce tagliente che cantava la solita lagna. Sta volta non volevo svegliarmi, non lo avrei fatto, tutte le volte che compariva la sua spettrale figura nella mia mente non credo mi sarei spaventata di nuovo.
-ehi tu!- esclamai cercando di sembrare impavida ma con poco successo, lei continuò a fare quello che stava facendo
-sto parlando con te!- gridai cercando di attirare la sua attenzione anche se appena smise di cantare mi pentii della mia idea
-oh, non mi ero accorta della tua presenza- disse con falsa gentilezza e una nota di disprezzo, non aveva molto senso, in poche parole stava disprezzando se stessa
-no, non sto disprezzando me stessa, sto diaprezzando il lato stupido di me stessa-
-tu c-come- ero sicura di aver solo pensato quelle parole come aveva fatto a sentirmi?
-ah povera illusa, tu non sai sfruttare i tuoi poteri- mi stava facendo letteralmente arrabbiare
-non voglio perdere tempo con te, cosa vuoi?- dissi con una fermezza che non credevo di poter avere in quella situazione
-ah, devo ancora decidermi, in questo momento desidero distruggerti poi bo forse tra poco vorrò.... un hamburger, forse-
-Kia! Kia! Sveglia! Sei già in ritardo, muoviti!-
Mia madre mi stava chiamando dalla stanza accanto, e penso che con il tono di voce che stava usato avrebbe svegliato anche tutto il resto del quartiere, aprii la porta della stanza e fui inondata di luce, nonostante il terribile sogno ero riuscita a dormire come un agioletto, pardon, come una strega.
Appena messe le scarpe suonò il campanello: era Martha che mi veniva a prendere per andare a scuola assieme
-ciao- la salutai con un fugace gesto della mano
-ciaooo- mi rispose soffermandosi sulla "o" della parola
-come va?-
-bene, tu come stai?-
-benissimo-
-com'è che sei così felice?- le chiesi
-no nulla-
-parla- eravamo già a metà percorso
-si tratta di Pit vero?- Pit era un biondo ragazzo riccioluto a cui piaceva Martha, io sapevo che lei ricambiava questi sentimenti anche se non voleva mai ammeterlo.
-emh... circa-
-Sì o no?-
-....forse.....-
-ah...- mi arresi, quando Martha ha deciao una cosa era troppo difficile smuoverla
-allora ti racconterò quello che è successo a me ieri- le dissi
-racconta-
-sono uscita con Oliver, di nuovo e...-
-e....?- mi interruppe lei
-se non mi interrompi te lo dico-
-ok ok, va avanti-
-e mi ha baciata-
-oddio ma è... fantastico!-
-lo so!-
Cominciò a saltare e dire oddio, non ci credo: era così felice che pareva fosse lei ad essere stata baciata, ma le amiche condividono sempre i sentimenti, le lasciai il suo momento di pura allegria.
Davanti ai cancelli della scuola c'era solo qualche studente mattiniero
-siamo in anticipo- le dissi
-già- rispose fissando poi il cielo molto nuvoloso.
Appena Andrew si presentò davanti ai cancelli andai da lui
-ciao- lo salutai
-ciao- rispose con un tono quasi scocciato
-oggi pomeriggio ti va di allenarci?-
-non lo so forse devo uscire-
-bho comunque chiamami e dammi una risposta, ma tutto bene?-
-si, si, tutto ok-
-ok, se ti va di parlarne sono in classe con te- gli sorrisi poi tornai da Martha che stava discutendo del libro che aveva appena finito, commentando il finale. Lanciai un'ultima occhiata a Andrew, era un po' giù, forse, con i miei poteri, avrei potuto capire cos'era che lo turbava, peccato che sapevo solo sollevare delle cose.

Le lezioni prima della ricreazione erano passate velocemente, probabilmente perché avevo passato tutto il tempo a pensare a quella del mio sogno cioè io, che confusione! E a disegnare cose a caso sul mio diario: ormai era difficile trovare una pagina bianca dove non ci fossero schizzi di figure o altre robe che mi passavano per la mente.
-cosa ci fai qui?- dissi a bassa voce, davanti a me c'era uno snello gatto nero con gli occhi giallo~verdi
-come cosa ci faccio qui sono il tuo gatto nero, lo so ma te lo dico io è un dispiacere soprattutto per me-
-ah ah grazie tante, comunque ribadisco, perché sei qui?- mi trovavo in un angoletto del giardino ma non ero sicura che nessuno potesse vedermi e prendermi per pazza
-ascolta, non avevo niente di meglio da fare, ho pensato che farti sembrare una matta sarebbe stato divertente-
-ok ora ti sei divertito abbastanza vattene-
-no non mi perdo il divertimento-
Lo feci entrare dentro la borsa dove prima c'era la mia merenda
-non fare rumore-
-si si tanto nessuno può sentirmi parlare oltre te-
-non mi hai ancora detto il tuo nome comunque-
-non intendo farlo-
Sbuffai, il piccolo gattino era raggomitolato dentro la mia borsa, il sole anche se era in parte coperto dalle nuvole faceva sembrare più lucido il suo soffice pelo.

Angelo O StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora