Capitolo 14

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Si erano fatte le sei di sera e il sole stava smontando al crepuscolo. Il cielo si era incendiato di un incandescente rosso fuoco e la luce rossa che filtrava dalle finestre conferiva alla casa un'atmosfera spettrale. 

Ero irrequieta. A dire il vero, mi sentivo così da quando avevo lasciato il bosco con David e Ethan. Le parole di Toby si stavano rimescolando nella mia testa, facendola quasi andare in burnout. 

Stavo aspettando che mia madre tornasse dal lavoro per dirle la scusa che avevo preparato, magari abbracciarla e respirare un po' del suo buon profumo, prima di andarmene per chissà dove. 

Esattamente, non avevo ancora stabilito una meta. Toby mi aveva detto di allontanarmi il più possibile e così, avevo pensato di andare a Tampere, a una cinquantina di chilometri da qui. Alcune lacrime iniziarono a bruciarmi gli occhi, ma le rimandai subito indietro e per distrarmi decisi di accendere la televisione in soggiorno. 

Non volevo guardare niente in particolare, solo volevo sentire un po' di rumore, così da non sentire troppo quel pesante senso di desolazione e abbandono di cui la casa era infestata. Non c'era nulla di interessante su Nickelodeon, a parte una puntata di Spongebob che avevo guardato almeno cinque volte da Ethan, così cambiai canale e lasciai sul telegiornale.

“Oggi, la gente deve ancora fare i conti con le misteriose onde elettromagnetiche che continuano a interferire per alcune ore del giorno con le radio e i cellulari della regione. All'inizio questo problema non sembrava serio, fin quando alcuni abitanti non hanno iniziato a lamentarsi di non essere riusciti a mettersi in contatto con le linee di emergenza nel momento del bisogno. Qui con noi, abbiamo il Professor Eric Gray, un ricercatore e fisico quantico che sta conducendo degli studi su queste misteriose onde elettromagnetiche”. 

All'improvviso sobbalzai sul divano, quando riconobbi il mio ex-professore di fisica delle superiori. 

«Che mi venga un colpo!». Ribattei stupita e allo stesso tempo, emozionata. 

“Professor Gray, cosa ci sa dire di queste onde elettromagnetiche? Perché stanno creando tutti questi problemi?”. La giornalista avvicinò il microfono per intervistarlo. 

“Tutti abbiamo studiato che le onde elettromagnetiche sono una forma di energia che si propaga nello spazio e nel tempo, di cui la nostra atmosfera ne è abitualmente invasa. Quello che sta capitando qui, è un fenomeno che Erwin Schrödinger spiegò tramite...” 

«Il paradosso del gatto di Schrödinger!». Dissi, ripetendo esattamente le sue stesse parole. Era il mio argomento preferito in fisica quantistica. 

“...un esperimento mentale che servì a spiegare il fenomeno della sovrapposizione di onde elettromagnetiche. Quando due onde esistono nello stesso luogo e nello stesso spazio, si crea un'interferenza. E l'effetto finale sarà... ” 

«... una distorsione». Ripetei ancora le sue parole. 

“Quindi, lei sostiene che il problema sia dovuto a delle semplici interferenze?”. Domandò la reporter. 

“Esatto. Interferenze create da un enorme campo elettromagnetico”. 

“Grazie Professor Gray. Da Miki è tutto, a voi la linea in studio”. 

Spensi la televisione.

[Toby's P.O.V.] 

Si stava facendo buio e io stavo diventando sempre più impaziente. 

Ero rimasto per un'ora buona al limitare del bosco, a fissare la porta di casa sua e aspettare di vederla uscire. Le avevo detto di sbrigarsi, che cosa stava aspettando? 

Di sicuro, non avrei avuto una risposta, standomene qui fermo tutto il tempo ad aspettare che accadesse qualcosa. 

Quella notte Lui sarebbe venuto a cercarla. Per fortuna, di giorno andava in una specie di letargo e non usciva fin quando non era buio, per finire con le sue vittime. Quando non avrebbe più trovato quel bambino, avrebbe impiegato due secondi per capire chi era stato e dove poteva trovarlo. 

Non mi era del tutto chiaro come facesse a trovare le sue vittime, visto che non poteva avvalersi di un olfatto o di una vista sviluppata. 

Però, quel che sapevo era che non falliva mai. 

Una volta, Masky mi aveva spiegato che era qualcosa che aveva a che fare con le onde elettromagnetiche. Sì, doveva essere con quelle che Lui riusciva a capire cosa pensavano, poteva entrare nella loro mente e creare allucinazioni o semplicemente, controllarli come fossero stati burattini nelle sue mani. 

- Hehe – mi uscì fuori una cupa risata. 

In fondo, anche noi eravamo suoi burattini... già, ma eravamo dei burattini pensanti e in cambio di una nuova vita, dovevamo solo proteggere un segreto e far credere alla gente che Slenderman non esistesse. 

Ci aveva dato qualcosa in cambio... o almeno, io mi sentivo cambiato. Una volta soffrivo di crisi epilettiche e ne avevo almeno una ogni due settimane; ma da quando ero diventato un Proxy, ero guarito. Ora, potevo anche fare a meno di prendere le medicine. 

Già... ma Slenderman non è la panacea per tutti i mali e stare vicino a lui, ha i suoi costi. Io l'ho visto. Ho visto cosa succede a chi gli sta per troppo tempo vicino: perde la sua sanità mentale e impazzisce. Hoody non aveva più rimasto un briciolo di umanità e ormai, nemmeno io, sapevo cosa c'era dietro quella maschera di stoffa. 

Prima o poi, questo destino sarebbe toccato anche a me... ma non oggi.

A passo veloce mi incamminai verso la sua casa, tenendo sottocchio la situazione e controllando che nessuno per strada mi vedesse. 

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