Mi sentivo esplodere. Dentro di me stava infuriando una battaglia senza tregua, tra il mio autocontrollo e l'impulso di andare a riportare Ethan indietro. Io sapevo che se si fosse avventurato ancora una volta nel bosco, questa volta, per lui non ci sarebbe più stato veramente ritorno!
Non potevo accettare che Ethan corresse il rischio di finire nelle mani dell'uomo senza volto... non potevo accettare l'idea di perderlo senza aver tentato l'impossibile per lui.
Ero così sotto pressione che non mi ero neanche accorta delle lacrime che avevano iniziato a scivolare lungo le guance. D'un tratto, il tizio incappucciato fece un cenno con la mano che sembrò un invito a seguirlo nel bosco; infatti, poco dopo si avviò rapidamente sul sentiero e scomparve nel fitto della vegetazione.
Toby, in quel momento, si voltò verso di me.
«Resta qui Emily». Disse. «Andrò io a riprendere Ethan... ma in cambio, voglio che tu lasci Thur stasera».
«No Toby, voglio venire anch'io!». La voce mi tremò per l'agitazione. «Ti prego...». Lo supplicai, prima di scoppiare a piangere.
Mi sentivo così patetica. Ero in preda alle lacrime e sentivo che mi stavano pure tremando le gambe; ma io cercavo lo stesso di darmi un contegno per non rischiare di diventare una fontana ambulante.
Mi asciugai con le maniche della felpa le ultime lacrime e alzai lo sguardo, incrociando di nuovo gli occhi scuri di Toby. Non sembrava impietosito e con una voce calma e decisa, mi parlò.
«No Emily, tu devi andare via di qui. Non hai idea di cosa ci sarà stanotte nella foresta e non dovresti mai v-vederlo».
Impallidii.
«Porterò via Ethan, lo nasconderò e lo proteggerò io... ma tu devi scappare prima che Lui venga a cercarti».
Le parole che disse mi scioccarono e mi risollevarono allo stesso tempo: da una parte sapevo che avrebbe salvato Ethan e lo avrebbe anche protetto; ma dall'altro, ero scossa di aver avuto di nuovo conferma che qualcosa di terribile mi stava dando la caccia.
Beh, ora mi sembrava di non avere alternative, se non fidarmi di lui e basta.
«Mi puoi promettere che lo proteggerai?».
Seguì un attimo di pausa, poi Toby alzò una mano e disegnò con l'indice una croce immaginaria sulla parte sinistra del suo petto.
«Te lo prometto». Disse.
Non dissi più nulla e lui si voltò, per iniziare a incamminarsi verso il bosco dove sarebbe andato a cercare Timmy e ad affrontare chissà quale grande e terribile pericolo di cui sapevo poco o nulla.
In qualche modo, avevo iniziato ad avere paura che quella sarebbe potuta diventare l'ultima volta che l'avrei visto e allora, sentii che dovevo fargli una domanda che da tanto tempo mi stavo facendo.
«Toby!». Lo chiamai. Il ragazzo si fermò a qualche passo da me e si voltò leggermente indietro.
«Perché mi stai aiutando?».
Silenzio. All'improvviso, tutto precipitò in un imbarazzante silenzio e per un attimo, iniziai a incolparmi di aver fatto quella domanda nel momento sbagliato. Stavo quasi per arrendermi e fargli le mie scuse, quando lui mi diede la risposta.
«Non lo so». Cercò di ribattere. «Lo faccio perché mi va e basta». Concluse con un'alzata di spalle interrotta da un tic nervoso.
Rimase lì qualche attimo a fissarmi. Gli occhi scuri che mi guardavano da dietro le lenti arancioni, sembrava avessero uno sguardo nostalgico. Conoscevo quel tipo di sguardo: era quasi lo stesso che aveva la prima volta che ci siamo incontrati... quando aveva pronunciato quel nome e aveva deciso di risparmiare la mia vita. Doveva essere per questo che mi aiutava; perché gli ricordavo qualcuno di speciale. Qualcuno che adesso non era più con lui.
Solo in quel momento, mi resi conto che avevo iniziato a vedere Toby in modo diverso. Fino a qualche giorno fa, ne sarei stata ancora terrorizzata, lo ammetto. Insomma, pensateci: un tizio che si porta due accette insanguinate nella cintura, che tiene parte del viso celata dietro una maschera e che ti aggredisce nel bosco; non può essere di certo quel tipo di persona da ispirarti fiducia!
Eppure, ora che avevo iniziato a conoscerlo, non lo vedevo più come un pericolo. Lo avrei definito come qualcosa di più vicino a... un amico.
Toby si voltò indietro, verso la foresta e riprese a incamminarsi.
Guardarlo andare via, mi fece provare una inspiegabile sensazione e uno strano impulso.
- Diavolo Emily! Ma che ti prende? - Pensai, quando avevo iniziato a sentire dei tuffi al cuore. No, non potevo lasciarlo andare via... non così.
«Toby... aspetta!». Mi precipitai verso di lui e proprio mentre si stava voltando verso di me...
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Sogno Nero
FanfictionEmily ha sempre avuto una vita normale. Non faceva mai nulla di strano e fuori dall'ordinario. La sua vita, per quanto fosse incasinata, era simile a quella delle altre ragazze della sue età ma un giorno tutto cambiò.