Emily's P.O.V.
Non trovai niente che corrispondesse alla descrizione del mio aggressore. Avevo provato a cercare fra le notizie dei giornali degli ultimi 5 anni, ma ero rimasta con un pugno di mosche. Forse, si trattava di un assassino internazionale... dopotutto, non l'avevo sentito parlare per tutto il tempo, forse perché non conosceva la mia lingua o non capiva quello che gli dicevo.
Sì, dopotutto il foglietto era stato scritto in inglese e poteva essere collegato a lui. Digitai le parole chiave sul motore di ricerca di Google e finalmente trovai qualcosa...
«Creepypasta?» lessi la parola che più spesso ricorreva nei risultati.
D'un tratto il mio telefono iniziò a vibrare sulla scrivania: lo avevo lasciato in silenzioso. Lo afferrai e premetti la cornetta verde.
«Pronto?»
«Ciao Emily!» la voce squillante di Ethan mi riscosse dai pensieri e mi ricordai dell'incarico che avevo per quel pomeriggio. Il mio cuore perse un colpo...
«Ciao Ethan! Che ore sono? Scusa, adesso arrivo subito da te!» mi affrettai a riempire la mia borsa a forma di gatto con tutto il necessario.
«Sono ancora le undici, ma i miei stanno uscendo adesso... puoi venire prima?» mi chiese lui.
Levai un sospiro di sollievo. «Certo, tra cinque minuti sono a casa tua.» Lo rassicurai.
«A dopo!» disse lui con entusiasmo.
Chiusi la chiamata.
Avrei dovuto rimandare le mie ricerche a più tardi, magari, a mente più fresca e riposata sarei riuscita a scoprire qualcosa.
Cinque minuti dopo, ero sotto casa di Ethan e salutai i suoi genitori che stavano andando via in macchina. Erano una coppia molto simpatica e le nostre famiglie si conoscevano da una vita. Il padre di Ethan, David, era un ricco impresario e la madre, Amelia, gestiva un maneggio fuori paese. Inutile dire che fossero benestanti, peccato solo che non avessero tempo per il figlio di sette anni, che spesso veniva lasciato a casa da solo.
Ero la sua babysitter da almeno quando aveva tre anni e ci conoscevamo molto bene. I suoi genitori ormai si fidavano di più a lasciarlo a me che a qualsiasi altra babysitter professionista a pagamento e poi, avevo il pro che abitavo a soli due isolati da casa loro.
Ethan mi vide dalla finestra della cucina mentre attraversavo il giardino e corse ad aprirmi la porta principale.
«Ehi Emi!» mi salutò il bambino, saltellando sull'uscio.
«Che si fa oggi?» gli domandai con un sorrisone, mentre entravo in casa.
«C'è Adventure Time in tv!» annunciò lui entusiasta.
Ci fiondammo subito sul divano del soggiorno e cantammo a squarciagola la sigla del nostro cartone animato preferito.
Il primo pomeriggio lo passammo a guardare cartoni animati e a rifocillarci con le lasagne che Amelia aveva cucinato per noi. Alle quattro decidemmo di usare il forno per preparare dei gustosi cupcakes con della glassa verde alieno.
Sembravo essere tornata la persona spensierata di sempre e per qualche ora, ero riuscita a levare dalla testa quello che mi era successo la scorsa notte. La mia vita stava tornando alla normalità.
«Emi! Che cosa ti è successo alle gambe?» mi chiese Ethan di punto in bianco, quando notò i graffi che mi ricoprivano gambe e braccia.
«Oh! Me li sono fatti ieri sera quando sono andata a passeggiare.» dissi, cercando di suonare meno allarmante possibile.
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Sogno Nero
Fiksi PenggemarEmily ha sempre avuto una vita normale. Non faceva mai nulla di strano e fuori dall'ordinario. La sua vita, per quanto fosse incasinata, era simile a quella delle altre ragazze della sue età ma un giorno tutto cambiò.