Capitolo 1

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Era una tiepida serata estiva, come tante altre in precedenza e nulla, nulla mi faceva sospettare che, proprio quella sera, sarebbe potuto succedere qualcosa di così terribile...

Il mio nome è Emily, vivo a Thur un paesino immerso nei boschi sempreverdi vicino a Tampere in Finlandia.
In quel periodo era estate inoltrata, e nel paese dove abitavo non c'era molto da fare, perché tutti i miei coetanei passavano gran parte delle vacanze nelle grandi città in visita dai parenti o partivano per lunghi viaggi in Europa.
Anche la mia migliore amica, Alexis, era partita con i suoi genitori per visitare la Svizzera e non sarebbero tornati prima di tre settimane. Insomma, nel paese ero rimasta da sola e mi stavo anche annoiando a morte.

Era da qualche giorno che per ingannare il tempo e fuggire dalla monotonia di casa passavo le mie serate a intraprendere lunghe camminate nei boschi, con la sola compagnia della musica.

Mentre camminavo, pensavo a tante cose... soprattutto a cosa avrei scelto di fare dopo la maturità. Il prossimo anno mi sarei diplomata e forse avrei scelto di andare al università. La cosa mi dava da pensare, perché mi preoccupavo di come avrebbe fatto mia madre a pagare le ratte, visto che lavora solo lei. Lui... scusate, dovrei dire "mio padre" abbiamo un pessimo rapporto e ho smesso di chiamarlo così. Lui si era allontanato da noi più di due anni fa ed era andato ad abitare in città . Che cosa facesse veramente io e mia madre non lo sapevamo, ma era solito tornare di quanto in quanto per chiedere soldi in prestito. Una volta mia madre rifiutò di prestargli altri soldi, perchè non li restituiva mai e lui gli diede uno schiaffo. Tentò di dargliene subito un altro, quel vigliacco, ed io riuscii a fermarlo, perché mi misi in mezzo e lo insultai chiamandolo "puttaniere del cazzo".
Mi presi uno schiaffo. Da quella volta decisi di non chiamarlo più "papà" e da allora che iniziai a detestarlo.

Bhe, adesso torniamo a quella sera.

Come di consueto stavo percorrendo il sentiero dietro casa mia,che si inoltrava nel bosco per chilometri. Non sono mai arrivata alla fine e non so dirvi dove porti di preciso, perché è molto lungo. Neanche gli abitanti anziani ti Thur lo sanno. In genere arrivavo fino a una vecchia baracca di legno e poi tornavo indietro; ma quella volta ero così persa nei miei pensieri che credo di aver superato la baracca senza essermi resa conto di essere andata avanti un bel po'.

Quando capii di non avere la benché più pallida idea di dove fossi decisi subito che avrei fatto bene a tornare indietro sui miei passi. Sapete, non è molto prudente girare per i boschi di sera, e figuriamoci quando lo sia girare su sentieri che non conosci. In quello stesso istante nella foresta si levò un vento gelido che mi fece accapponare la pelle. Pensai subito che non era un vento tipico di quella stagione, perché un vento così freddo poteva soffiare solo d'inverno. Poi, sentii un suono simile al fruscio di foglie secche e vidi un pezzo di carta stropicciato venire trascinato da una folata di vento fino ai miei piedi.

Mi chinai e lo raccolsi. Sembrava un foglio strappato da un quaderno e la carta era ingiallita dal tempo. Notai che doveva esserci scritto qualcosa e quando lo aprii...

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