Capitolo 2

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Notai che doveva esserci scritto qualcosa e quando lo aprii, lessi solo una parola in inglese: "BEWARE".

- Sta attenta?-. Pensai subito a uno scherzo di qualche idiota. Eppure, il solo raccoglierlo mi aveva provocato un lungo brivido sulla schiena. Decisi di appallottolare il foglio e di infilarlo nella tasca della felpa. Non mi andava di lasciarlo lì, solo perché non mi piaceva l'idea di lasciare rifiuti in giro. Accesi lo smartphone e vidi che erano le dieci di sera.

Era già così tardi? In effetti, era difficile orientarsi con il costante sole estivo al crepuscolo. Mi infilai di nuovo le cuffie e tornai sui miei passi, ignara di quello che mi avrebbe atteso quella notte.

Dovetti camminare per un'ora buona prima di arrivare a casa, anche perché smarii la strada un paio di volte. Cosa alquanto strana, dal momento che non mi ero mai persa fino ad ora nei boschi... insomma, abitavo lì da un sacco di tempo e percorrevo quei sentieri da una vita. Come potevo perdermi? Attribuii la colpa al fatto che quella sera mi sentivo... più strana del solito.

Per tutto il tempo avevo avuto l'impressione che qualcuno mi stesse seguendo.

. . .

Quando arrivai a casa trovai mia madre in soggiorno che guardava il suo programma televisivo preferito.
«Ciao piccola, com'è andata la passeggiata?». Chiese.

«Bene». Dissi di rimando, togliendomi le scarpe all'ingresso.

«Vuoi mangiare qualcosa?».

«No, sono stanca. Vado a dormire... Notte!!!». Le schioccaia un bacio sulla guancia e sgattaiolai di sopra nella mia stanza.
Abbitavamo in una casa a due piani, che era piuttosto grande per noi. Forse anche troppo... ma non era questo il problema. Era una vecchia casa che avevamo ereditato dai nonni ed era piena di spifferi. Tra l'altro la mia finestra si chiudeva pure male e le tubature erano vecchie, perciò non era insolito di notte sentire sgocciolare.

Mi cambiai i vestiti per infilarmi il pigiama e accesi il computer. Fu in quel momento che notai qualcosa rotolare per terra dalla tasca della felpa. Avevo dimenticato del foglio che avevo raccolto nel bosco e in quel momento sentii ancora una volta quel brivido. Raccolsi la cartaccia e feci canestro nel cestino. Poi, come se nulla fosse, fischiettai e mi sedetti davanti al computer, Mi collegati a Skype e mi accorsi che Alexis era online, così la chiamai e parlammo del più e del meno per tutta la serata. Mi raccontò di quello che aveva visto fino a quel momento in Svizzera e di essersi comprata un sacco di vestiti. Era tipico di Alexis. Era una vera accumulatrice compulsiva di vestiti.
Poi le raccontai di quello che avevo fatto io in quei giorni e le parlai del foglio trovato nel bosco.

«Sarà lo scherzo di qualche idiota...». Disse, traendo la mia stessa conclusione.

«Domani qual è il tuo programma?». Le domandai, tanto per cambiare argomento.

«Uhm... mio babbo vorrebbe andare a visitare il Cern, ma non è che ne sia entusiasta».

Improvvisamente il segnale si fece disturbato.

«Alexis? Alexis?». La cannessione cadde e fece disconnettere la chiamata. Provai un paio di volte a riconnettermi, ma non ci fu nulla da fare.Era uno dei conto di vivere in campagna.
Le mandai un messaggio col cellulare per dirle che mi sarei connessa anche domani sera, e poi diedi un'occhiata all'orologio. Era l'una di notte. Mi infilai a letto e spensi la luce.

Ricordo che feci molta fatica a prendere sonno, ma alla fine, mi addormentai e sognai qualcosa di strano. Non so cosa fosse più "strano" tra: l'aver sognato qualcosa di strano e ricordare di aver sognato qualcosa di stano, perché non era nel mio solito ricordare i sogni che facevo. Fu in quel sogno che lo vidi per le prima volta: un uomo , alto, molto alto, vestito completamente in nero ad eccezione di una cravatta rossa.
Mi guardava dalla finestra spalancata della mia stanza. La cosa inquietante era che... il suo volto non avesse né occhi, né naso, né bocca. Eppure, avevo come l'impressione che mi stesse...

Guardando.

. . .

Quando mi svegliai erano le quattro del mattino ed ero in un bagno di sudore. Avevo lasciato la finestra chiusa e l'avevo pagata cara. La spalancai e lasciai che il vento mi alitasse in faccia. Decisi di scendere in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

Quando passai davanti al soggiorno vidi che mia madre si era addormantata sul divano. Come ogni sera. La coprii con una coperta in pile prima che rischiasse un malanno. Aveva la bacca socchiusa e stava leggermente russando. Attraversai il corridoio e andai in cucina barcollando nel buio. Aprii lo sportello del frigorifero, ma la luce non funzionava.-Dannazione, come ha fatto ad andare via la corrente?- pensai seccata, mentre tastai il sportello del frigo in cerca della bottiglia dell'acqua.

La afferrai e ne versai il contenuto in un bicchiere, passando davanti alla finestra, dove mi sembrò di vedere con la coda del occhio un bagliore arancione. Mi voltai di scatto e...

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