Capitolo 6

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"Tieniti forte, Erik'' dissi con un sorriso amaro.
''Che è successo?'' potevo sentire dal telefono il suo tono che diceva ''speriamo che non abbia picchiato nessuno''.
''Emily Evans, quella che, solo se provi a sfidarla, ti distrugge, la stessa che è soprannominata ''sguardo raggelante'', è stata minacciata da due puttane'' sputai.
Rise e poi disse ''non ci credo, tu non ti fai minacciare da nessuno''.
''Infatti si sono beccate entrambe uno schiaffo'' feci spallucce anche se non poteva vedermi.
Ma io potei vedere i suoi occhi sbarrarsi ''Dove diavolo l'hai mandata la promessa di non fare casini? Ma, dimmi, che ti hanno detto? E chi erano?''.
Feci un respiro pesante "Allyson e Sharon''.
''Allyson? Allyson Barlow? E Sharon?'' quasi urlò.
''Si, Erik, Allyson Barlow, la fidanzata di Walker. Stavo andando in stazione e mi hanno minacciato di volermi picchiare o stronzate simili'' cantilenai sentendo l'adrenalina scorrermi di nuovo nelle vene.
''Quella ragazza è uscita totalmente di testa? Scommetto che l'ha fatto perché ti ha vista parlare con lui. Stupida ragazza'' urlò.
''Erik, calmati, ti andrebbe di venire qui un po'? Sono piuttosto scossa e ho bisogno di un amico, e tu sei l'unico'' .
''Emy, certo che vengo, dammi dieci minuti, ci vediamo in piazza'' disse dolcemente.
''Grazie Erik'' sorrisi anche se non poteva vedermi

Poco dopo ci stavamo mangiando un gelato. O meglio, io mi mangiavo il mio a tre gusti e intanto continuavo ad ''assaggiare'' quello di Erik. Ormai era un'abitudine.

Stranamente andammo subito d'accordo, fin dal primo giorno, quando si sedette di fianco a me.
Quel giorno era iniziato davvero in un modo disastroso: ero in ansia assurda, avevo sbagliato pullman ritrovandomi in una parte sperduta di Milano e pioveva. Entrai in classe bestemmiando come un camionista e sbuffando come una vaporiera per colpa dei miei vestiti zuppi d'acqua.
Una vera tragedia, insomma. Ma Erik si sedette comunque di fianco a me, nonostante avessi scritto in fronte di non osare nemmeno a guardarmi. E mi parlò anche.
Ammirai il suo coraggio e la sua gentilezza.
E da quel giorno siamo diventati assolutamente inseparabili.

Potevo sempre contare su di lui e lui su di me. Non so come avrei potuto sopportare le giornate a scuola senza di lui. Ridevamo costantemente durante le lezioni e non so nemmeno il numero di volte in cui ci siamo ritrovati sbattuti fuori dalla classe. Non abbiamo mai litigato pesantemente, solo dei piccoli battibecchi. Era un amico fantastico e sapevo che non mi avrebbe mai ferito come gli altri. Più che un amico, era quel fratello che non ho mai avuto.

Verso le 18 ci salutammo e io andai a casa.
Da lì a un'ora sarebbe tornata mia madre. Pensai che sicuramente avesse le palle giarate e se la sarebbe presa con me, e così fu.
Ormai non ci facevo più caso, era sempre così. Tornava a casa incazzata e se la prendeva con me per ogni minima cazzata.

I miei si erano separati quando ero in seconda elementare e mia madre si trovó un compagno poco dopo. Quello che dovrebbe essere mio padre non ha più voluto saperne di me per ben nove anni, ma non mi mancava per niente. Era un fottuto bastardo e non aspettavo altro che crepasse.
A dir la verità un giorno lo avevo cercato su Facebook. Aveva le foto con una donna, presumibilmente la moglie o la compagna, una bambina e un bambino. Mi vennero subito le lacrime agli occhi, non ne so il motivo. Forse perché mi ero resa conto del fatto che amasse davvero quei bambini e invece a me riservava solo odio.
Robert, il compagno di mia madre, era un imprenditore molto conosciuto e mia madre, ormai si sa, era un'avvocato. La definivano la migliore. Ma si, devo ammetterlo, era davvero brava nel suo lavoro. Era determinata e vinceva la maggior parte delle cause.
Ma non riusciva a capire che aveva perso la causa più importante: sua figlia.
Aveva fallito nell'essere madre e nell'amare una figlia.
Aveva messo prima il loro lavoro, e in secondo piano me. Aveva messo prima i soldi e poi un mio sorriso.
Ma ormai ci avevo fatto l'abitudine e non ci soffrivo nemmeno più.

Era stata una giornata pesante e non avevo intenzione di ascoltare le stronzate di mia madre, quindi mi chiusi in camera, mi buttai sul letto, mi misi le cuffie e ripensai a cosa fosse successo quel giorno fino a quando mi addormentai.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora