Capitolo 57

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Preferivo che non lo facesse, ma Mike mi chiamò, segno inequivocabile che era successo qualcosa.
Già mi stavo immaginando le scene peggiori.
''Mike, che è successo?'' chiesi con voce tremolante.
''Non vorrei dirtelo, ma devo''
"Parla e basta" sbottai. Odiavo i giri di parole, preferivo che mi venisse sbattuta in faccia la verità che giri inutili di parole.
''C'era una biondina molto figa che faceva la puttana col tuo Tayler e lui ci stava. Mi dispiace dirtelo, ma si sono baciati''
Sentii disprezzo nella sua voce, in particolare quando disse "il tuo Tayler".
Ma non era quello il problema rilevante in quel momento: Tayler si era baciato una ragazza, una ragazza che non ero io.
''Davvero?'' chiesi incredula mentre mi si riempivano gli occhi di lacrime.
''Si, mi dispiace''
''È successo altro?'' cambiai argomento cercando di cacciare le lacrime. Non avevo bisogno della sua compassione.
''Si, credo che nessuno dei due stia bene. Hanno bevuto tutta la sera e ora Tayler è corso in bagno seguito da Erik''
''Che cosa? Okay, grazie Mike, ma devo chiamarli subito. Grazie ancora'' dissi frettolosamente.
"Fig..." non lo feci finire che gli chiusi il telefono in faccia.

Chiamai Erik ma non rispose, provai anche a scrivergli ma niente. Ero in preda al panico ed era già mezzanotte passata.
''Basta, chiamo Tayler'' dissi ad alta voce anche se non poteva sentirmi nessuno.
«Non farlo, eddai farai la figura della ex psicopatica. Forse hai ragione, ma ho paura. Dio, hanno solo bevuto. Sono grandi e vacinati, non hanno bisogno di te. Non so che fare.»

Pov. Tayler
''Tayler, stai bene?'' era Erik che mi aveva seguito preoccupato.
''Più o meno'' dissi iniziando a ridere ''Che ore sono?''
Erik prese il telefono e sgranò gli occhi.
''Che è successo?''
''A parte che è l'una...''
''L'una?'' lo interruppi. Avevamo passato cinque ore a bere? Quando era successo? Non mi ero nemmeno accorto delle ore che passavano.
''Già, ma il problema è Emily''
''Emily? Che le è successo?'' mi stava già passando la sbronza.
''A lei niente, è preoccupata per noi, in particolare per te. Ha chiamato diciassette volte e mi ha scritto trentanove messaggi. Non sto scherzando''
Sorrisi: era preoccupata per me. Quell'idiota di Mike le aveva sicuramente detto che avevamo bevuto tanto e che ero corso in bagno. Per una volta era servito davvero a qualcosa.
Vidi Erik scrivere freneticamente.
''Che le dici?''
''Che è tutto okay e che stiamo bene'' spiegò.
''E credi che questo possa seriamente convincerla?" alzai un sopraciglio.
''Dovrei chiamarla? Si preoccuperebbe comunque, se non di più''
''Oh, al diavolo, scrivi quella cagata e basta'' ero frustrato.
''Vuoi andare da lei?''
Come avevamo fatto a farci passare così velocemente la sbronza?
''Lo vorrei tanto, ma a che cosa servirebbe? La farei solo stare peggio. Non mi vuole ormai'' farneticai mentre un altro conato mi fece allungare verso il cesso e vomitai il rimanente di qualsiasi cosa mi avesse dato la bionda.
''E poi non potremmo salire in macchina'' constatò mentre mi guardava con compassione.
Qualcosa mi diceva che Erik non era ubriaco, che si fosse trattenuto per evitare che facessi qualche cazzata o per controllarmi per contro di Emily.
''Giusto'' risi ''Andiamo in camera amoruccio bello?'' dissi facendo la voce da puttana.
''Tu sei fottutamente pazzo'' mi mise le mani sul petto cercando di allontanarmi.
''Di te, bellezza'' ammiccai.
''Non berrò mai più con te'' disse serio anche se io stesso, ubriaco marcio, potevo capire che si stesse divertendo.
Non erano una novità per noi questi istinti gay, in un bagno, seduti a terra, ubriachi fradici senza che ci ricordassimo il nome dell'altro.
''Perché?'' tirai il labbro inferiore fuori.
Pessimo errore dato che, appena pensai al gesto che avevo fatto, nella mia testa si materializzarono delle labbra. Le sue labbra. Le sue labbra che cercavano di convincermi a fare qualcosa che mai avrei fatto.
E diamine, in quel momento, le desiderai davvero, quelle labbra. Così tanto da farmi girare la testa e non era l'alcool.
''Perché c'è il rischio elevato che tu mi violenti'' rispose mentre mi guardava come si guarda un alieno.
<<Ah, perché tu hai mai visto un alieno? Abbiamo capito che intendevo. Tu, io no. Ma tu sei stupida.>>
''Probabile, amore'' dissi con una voce maliziosa.
<<Quella da "tutte le ragazze cadono ai miei piedi e vengono subito"? Esattamente.>>
''Vuoi scopare sul pavimento del bagno?'' mi resse il gioco.
Che poteva fare con un ubriaco? Gli ubriachi sono come i bambini: o li dai retta, o li dai retta.
''Qualunque posto va bene, basta che sono con te'' ammiccai.
''Fai schifo, Tayler'' disse fintamente disgustato.
''Lo so, amore mio'' gli feci l'occhiolino.
''Andiamo in camera'' roteò gli occhi e io gli risposi con un altro occhiolino con tanto di bacio volante.

Ridemmo tutta la notte, fino a farci passare la sbronza.
Fu forse la notte più bella dopo una sbronza, altro che ragazze.
Col proprio migliore amico, sdraiati per terra - nonostante il comodo letto sopra le nostre teste - perché faceva più accampamento secondo il sottoscritto -, a parlare di qualunque stronzata ci passasse per la testa, a ricordare i vecchi tempi e a ridere.

Ma c'era qualcosa che mancava, un vuoto che solo lei poteva colmare.
Perché, ad ogni battuta pensavo cosa avrebbe detto Emily con il suo solito sarcasmo pungente se fosse stata lì con noi, ad ogni domanda pensavo cosa avrebbe risposto lei. Pensavo alla sua risata cristallina e contagiosa, pensavo al suo sorriso che, diamine, rendeva il mondo meno schifoso.

Pov. Emily
Erano le quattro del mattino e io aspettavo ancora notizie o qualunque cosa potesse farmi stare tranquilla. Il ''è tutto okay, Emy, stiamo bene'' di Erik non mi aveva tranquillizzata per niente.
Ero in preda all'ansia e non ne potevo più di quell'attesa, stava per venirmi una crisi nervosa.
Rimasi sveglia a fissare il soffitto tutta la notte, o meglio le poche ore che ne rimanevano.

Quando mi arrivò un messaggio verso le otto, mi alzai di colpo.
Ma era solo Crystal.
Crystal: Nevrotica che al posto dell'acqua ha l'ansia, come va?
Sorrisi al suo nomignolo - per modo di dire, dato che era infinito - mi ha chiamato così esattamente il terzo giorno dopo il nostro primo "incontro", non ricordo il motivo, ma aveva azzeccato a pieno il mio carattere dopo meno di tre giorni.
Me: Di merda. È dalle otto di ieri sera che fisso il soffitto. A mezzanotte circa mi ha chiamato Mike dicendomi, oltre che Tayler si è baciato con una biondina del locale, che nessuno dei due stava bene. Dopo milioni di messaggi e chiamate, Erik mi dice che era tutto okay. Ovviamente non potevo calmarmi e sono stata sveglia fino ad ora. Sono isterica, frustrata, distrutta e incazzata.
Crystal: CHE HA FATTO QUELL'IDIOTA? E poi, dio, stai tranquilla, hanno solo bevuto un po', che sarà mai?
Me: Non ti scandalizzare, ha scopato con Allyson dopo due giorni. E cazzo, sono preoccupata, okay? Non ne so nemmeno il motivo.
Forse per la preoccupazione, forse per la prima frase, ma i miei occhi si inumidirono.
Perché faceva ancora così male?
Perché non riuscivo a superarlo come tutti gli altri dolori?
Avevo superato un padre scomparso senza lasciare tracce a soli sette anni, avevo superato i peggiori tradimenti da chi consideravo amico, avevo superato una madre costantemente assente, avevo superato un passato di merda.
Perché con lui non ci riuscivo? Cosa aveva di diverso da tutti gli altri?

Parlammo per un po' finché non decisi di andare a casa di Erik.
Mi preparai velocemente e andai verso la stazione con le cuffiette nelle orecchie.
Quando mi resi conto di dover prendere un'altra metro, sbuffai rumorosamente, guadagnandomi gli guardi stupiti dei passeggeri.
Da un lato odiavo Milano, dall'altro la amavo. Era troppo grande, c'era troppa confusione, ed il solo fatto di dover prendere la metro per raggiungere qualunque posto mi mandava in bestia. Per andare a scuola, dovevo prenderla, ed era una tortura. Alle sette del mattino non tolleravo già nessuno, figuriamoci se ero obbligata a starmene stretta in quella dannata trappola, con tanto di puzza di ascelle.
Il lato positivo semplicemente è la sua bellezza. Milano è sogno di ogni adolescente e di ogni ragazza amante dello shopping, dei ragazzi amanti del calcio, o di qualsiasi altro adolescente che vuole passare una serata in compagnia. Ricca di colori, movimento, vita.
Rimaneva il fatto che quella maledettissima metro, dovevo prenderla, sempre e comunque.

Quando arrivai davanti a casa di Erik, feci un respiro profondo e suonai.
Mi aprì sua madre e io chiesi gentilmente dove fossero.
Lei mi rispose ''a casa di Tayler'' ed è lì che crollai.
Le opzioni erano due: andare a casa di Tayler e vedere la situazione oppure tornare a casa e vivere con l'ansia.
Scelsi la prima con un coraggio che non mi ricordo da dove diavolo avessi tirato fuori.

Ebbene si, Mike sta tramando qualcosa. Ha detto una bugia, perché? Sbizzarritevi AHAHA
Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora