Chapter 11

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Sophia's POV

È strano svegliarsi su un letto che non è il tuo.
Hai quella sensazione di essere catapultata in un mondo di cui non ne appartieni e che non sai come hai fatto ad entrarci.
Ma poi dopo aver focalizzato bene l'intera camera e la situazione, ricordi il perché sei qui.
Mi ci devo abituare, soprattutto sul letto di James perché d'ora in poi vivrò qui.
È anche strano stare nella sua casa, in montagna senza nessun vicino di casa che sospetta della tua identità.
Ora capisco perché abita a non so quanti chilometri da qui fino al centro della città.
È strano vivere proprio con lui, che non fa altro che innervosirsi e subito dopo è così gentile tanto da offrirti la cioccolata calda.
Ma ripeto, mi ci devo abituare.
Spalanco la finestra e mi affaccio.
Fa meno freddo di ieri e ho notato che il ghiaccio si è sciolto; quindi ora sono in grado di vedere il verde che mi circonda.
Anche se odio la montagna, devo dire che non è male avere una casa fatta in legno e circondata dall'erba, soprattutto se sei una spia e hai bisogno di un posto per allenarti.
E poi non hai nemmeno affianco i vicini di casa che rompono le scatole dicendo di smetterla di fare chiasso.
È bello vivere qui, lontana da tutti, in solitudine.
Amo la solitudine.
Chiudo la finestra girando la manopola e indosso gli stessi indumenti di ieri che ormai si sono asciugati.
Vado in soggiorno: c'è troppo silenzio e mi rendo conto che James non è in casa.
Decido di uscire per cercarlo.
Grido a gran voce il suo nome, ma non risponde.

"Avanti, non fare l'idiota, dove sei?"

Sento dei passi che corrono dietro di me.
Mi giro di scatto, ma noto che non c'è nessuno.
Forse è solo una mia impressione, visto che sono sola in alta montagna.
Giro su me stessa cercando di trovarlo in qualsiasi angolo del grande giardino.

"James! James! JAMES."

All'improvviso sento la stessa sensazione di ieri quando ero caduta nel ghiaccio.
Qualcuno afferra le mie caviglie e scivolo in avanti con la faccia sull'erba.
Mi rendo conto di essere sporca di terra sul viso, ma poco importa.
Voglio capire cosa sta succedendo.
Cerco di alzarmi da terra, ma rimango con la faccia sul suolo perché mi sta schiacciando la schiena con il piede.
Emetto un gemito di dolore e cerco di afferrare il suo piede, ma è così rapido che afferra il mio polso e mi gira a pancia in su.

"James!" grido furiosa e sorpresa allo stesso tempo.

"Ti sei spaventata vero?" ride e poggia il suo piede sul mio petto.

"Ma cosa stai facendo?"

"L'allenamento."

"In questo modo?"

"Certo. La prima lezione è come attaccare e schivare l'avversario dietro di te, ma noto che non ci riesci. Ti credevo più sveglia, sai?"

"Alzami da terra!" gli ordino.

"Provaci da sola."

"Oh certo che ci riuscirò!" afferro la sua caviglia con tutte e due le mani e cerco di spostarla.

Ma con scarsi risultati, visto che il suo piede è ancora sul mio petto e non si sposta di un millimetro.
Forse ha ragione, mi rendo conto di non essere tanto sveglia.
James guarda in alto aspettando che io mi alzi, ma poi si volta verso di me e arca di poco le sopracciglia.

"E va bene, ti aiuto io."

Solleva il suo piede e lo poggia sul suolo, afferrando poi il mio polso.
Ma quando mi accorgo che mi sto alzando, ricevo un pugno sulla guancia cadendo di nuovo nell'erba. Ora emetto un ansimo di dolore e tocco le labbra con la mano sinistra.
Sto perdendo sangue.

"James, stavo per perdere un dente!"

"Mai fidarsi dell'avversario. Seconda lezione." si avvicina e poi aggiunge:"Ed ora sollevati da terra."

LIES // James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora