Chapter 19

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Sophia's POV

Verso del cappuccino in una tazza bianca e bevo a piccoli sorsi, mentre James sistema delle armi ed oggetti dell'Organizzazione sul tavolo davanti a me.
Osservandoli bene, noto che sono davvero interessanti: fucile spara laser capace di creare un foro al muro dove puoi oltrepassare per entrare in un'altra stanza (figuriamoci cosa succede se lo si punta alle persone), zainetto con propulsori integrati per volare sopra i tetti delle case, un rossetto dalla tonalità marrone che non è altro che un coltellino affilato per tagliare il vetro ed un boomerang esplosivo.

"Mi piacciono." dico con aria interessata, ma agli occhi di James indifferente.

"Non ti devono piacere, li devi usare e basta."

"Lo so, non sono mica stupida."

"Vedremo."

Si volta di spalle e si dirige verso la camera degli ospiti, ormai diventata sua.
Oh certo prima mi bacia, mi spoglia, mi fa ansimare come se sopra di me ci fosse uno di quei ragazzi top model che appena che li guardi, svieni; poi non so per quale motivo al mondo dice che non può più farlo e la mattina dopo si presenta tutto arrabbiato e nervoso.
Cosa ti frulla nella testa James? Perché sei più lunatico di qualsiasi ragazza nel suo periodo?
Chissà quante ragazze avrai portato a letto prima di me.
Beh, il ragazzo se lo può permettere: è alto, muscoloso, carino.. forse un po' troppo carino.
Ma non può approfittare della bellezza, per sbatterle a letto e fare di loro tutto ciò che vuole.
Non è colpa mia se mi sono innamorata.
Non è colpa mia se ormai mi piace un puttaniere.
Infilo una tuta nera aderente a strisce verdi e la chiudo con la zip che arriva dalla vite fino al collo.
Indosso degli stivaletti bassi col tacco che ha lo stesso colore della tuta nera e dopo do una pettinata ai miei capelli ricci (anche se devo ammetterlo, è un'impresa).
Per sicurezza indosso gli occhiali che identifica oggetti e persone, in caso servissero anche a James.
Siamo entrambi fuori casa, quando prima di attivare i propulsori dello zaino, James afferra il mio braccio.

"Ascolta, devi essere prudente in questa missione e soprattutto furba. Non è una di quelle missioni che si compiono in cinque minuti."

"Lo so."

"Lui è imprevedibile e può farti davvero del male, quindi.."

"Ho detto che lo so. E a poi a te cosa importa?" dico alterando la voce.

"Io lo dico perché non voglio che ti succeda niente."

"Ah davvero? Beh, non ci hai pensato quando ero sul tuo letto. Ora stai zitto e sbirghiamoci."

Entrambi attiviamo i propulsori dei nostri zaini e i nostri piedi iniziano a sollevarsi da terra.

"Pronta?"

"Pronta."

Ci guardiamo per una manciata di secondo e dopo spicchiamo in volo come se fossimo uccelli che hanno appena imparato a volare.
E infatti mi sento così.
È una sensazione alquanto strana volare sui palazzi, negozi ed altri edifici.
Mi sento libera, come se tutti i problemi fossero svaniti.
Dopo aver capito come calibrare meglio il corpo durante il volo, ruoto su me stessa e dalle mie labbra spunta un sorriso.
Mi sento un pò come Peter Pan.

So hop in your ride, roll your windows down,
'Cause tonight's your night, get lost in the sound.
Gotta crank the music loud!
Baby blow your speakers out.

All'improvviso mi volgo verso James che scruta attentamente il mio viso.

"Vedo che ti stai divertendo."

"Sì. È bellissimo stare quassù."

Sorride.
È uno di quei soliti suoi sorrisi che ti fanno impazzire.
Sembra così innocente quando lo fa.
È proprio il suo sorriso che illude molte ragazze, come ha fatto a me.
Ci sono cascata e ci cascherò ancora, ma l'amore ormai mi ha presa di mira.
Io cosa ci posso fare? Niente. Aspetto come andranno le cose e poi si deciderà che pesci pigliare.
Cerco di concentrarmi sul volo, ma poi mi accorgo che siamo arrivati a destinazione.

"Dobbiamo atterrare su quella finestra, la vedi?" dice indicando la una finestra ribaltabile di un grattacielo.

"Quindi è questa la Torre di controllo di Trinket?"

"Sì, ma ora muoviamoci."

"Va bene." dico sbuffando.

Atterriamo sulla finestra indicata utilizzando mani e piedi.
Per evitare di scivolare, premo un pulsante che si trova sul tallone della scarpa dove fa apparrire delle piccole ventose sotto i piedi.

"Hai il rossetto a portata di mano, vero?" mi chiede in tono severo.

"Ho tutto, tranquillo!" dico ormai impaziente. Odio quando fa così.

Tolgo il tappo del rossetto e faccio roteare la valvola per far uscire la lametta.
Piano piano creo un cerchio perfetto quanto tutta l'area della finestra e tolgo la parte tagliata.
La butto giù ed uno alla volta entriamo nell'edificio.

"Delicata la ragazza."

"Perché?"

"Hai buttato quel cerchio di vetro come se fosse una bambola." dice mentre toglie lo zaino dalle sue spalle.
Non oso dire una parola per due motivi: primo perché non voglio avere discussioni anche oggi e due perché non so davvero cosa dire.
Alla fine con lui è sempre meglio non parlare.

"Allora, quale direzione dobbiamo prendere?" dico cercando di cambiare discorso.

"Diritto. Useremo le scale per arrivare alla sua stanza. Ho la sensazione che andare in ascensore può essere pericoloso." La sua voce si interrompe quando osserva qualcosa che arriva da lontano. "Attenta!"

Afferra le mie spalle ed entrambi cadiamo giù.
Lentamente ci alziamo da terra, stando attenti ad ogni mossa e ad ogni ostacolo.

"Cos'era?" dico mentre l'ansia si presenta sul mio volto.

"Credo sia un boomerang esplosivo."

"Quindi tornerà indietro?"

"Probabilmente, ma per tornare indietro deve toccare il muro o una superficie solida. E se il corridoio è lungo, meglio ancora, così possiamo procedere senza problemi. Ed ora, corri."

Corriamo lungo il corridoio vuoto.
È buio, cupo, ma i miei occhi percepiscono che il colore delle pareti è blu.
Mi sento strana, come se avessi già fatto questa bella corsetta di venti metri nel corridoio.
Forse sto collegando il sogno che ho fatto l'altro giorno dove stavo correndo per salvare James.
Un momento, ma io nell'edificio non devo salvare nessuno.
Apparte James.
Vengo fermata dal suo braccuo davanti a me ed io mi ci afferro per non cadere all'indietro.
Gli uomini di Trinket avanzano verso di noi ostacolando tutte le possibili vie di uscita.
Io guardo James sperando che abbia un piano per scappare al più presto possibile.

"Sai che ti dico, Sophia?"

"Cosa?"

"Che siamo nella piena merda."



LIES // James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora