Chapter 15

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Sophia's POV

Sono sdraiata su una panchina in uno stretto corridoio.
Dove sono? Perché sono nel pronto soccorso?  penso con aria intontita.
Mi guardo intorno cercando di trovare risposte, quando la memoria mi torna osservando la scritta dell'insegna RIANIMAZIONE.
Ah, ora ricordo, è per James.
Sono le due del pomeriggio e nessuno mi ha svegliata per sapere come sta.
Forse mi devo preoccupare oppure lo stanno ancora rianimando, ma non credo, perché sono passate più o meno sei ore da quando è rinchiuso in quella camera a sperare di svegliarsi.
So che ha voglia di alzarsi da quel letto e andarsene, ma non a casa, ma per rivendicarsi di Tom.
Ma io mi chiedo: perché? Perché odia più Tom che Trinket?
Forse lo fa per me, perché vuole che mi allontani da lui, perché mi vuole proteggere, perché.. perché.. perché.. Forse non c'è un perché, forse me lo sto solo immaginando che mi voglia proteggere, perché so che a lui non gliene importa un fico secco di me.
Quel corridoio è così bianco e vuoto che sembra di essere in un centro psichiatrico, solo che lì ci stanno i pazzi.
I veri pazzi, come Trinket e suo figlio Tom, quelli che dovrebbero essere anche sbattuti in prigione.
Tom.
Come ha potuto quell'essere viscido sparare James? Non poteva solamente sferrargli qualche pugno, invece di andare sul catastrofico?
Io voglio vendetta. Oh sì, gliela voglio far pagare per avermi illusa e per averlo quasi ucciso.
Ricordo quando James mi ha difeso minacciandolo di ucciderlo con le sue stesse mani, mentre io ero in un'aula a recuperare un libro.
Ora che ci penso, tutto sta succedendo all'Università: Trinket, Tom, le minacce, lo sparo.
So che tutti questi avvenimenti hanno un comun denominatore.
E' successo qualcosa sette anni fa? C'è qualcuno là fuori che mi dia una spiegazione?
Ho bisogno di andarmene da questo postaccio, anche se non voglio lasciare solo James, ma credo che il suo primo pensiero non sarà vedermi.
Un filo d'aria rimbomba tra le pareti del corridoio sfiorandomi la pelle, creando un brivido intorno alle spalle.
Prendo il giubbotto di pelle e lo avvolgo sulle mie braccia.
Visto che James e i dottori non si fanno vivi, decido di uscire dal pronto soccorso.
Mi alzo lentamente dalla panchina e mi avvio verso la porta d'ingresso.
Esco e cammino lungo una stradina seguita da piante e fiori di ogni genere.
Ad un tratto mi trovo davanti la persona di cui prima ho giurato vendetta: Tom.
Cosa ci fa lui qui? Perché si è scomodato così tanto a venire qui? Per vedermi soffrire? Cosa vuole da me?
Mentre queste domande mi toccano il sistema nervoso, lui rimane fermo ad osservarmi.

"Sono venuto per.." Tom cerca di parlare, ma io lo interrompo saltandogli addosso con l'intento di ucciderlo.

Lo prendo dal colletto della camicia e gli do un pugno sulla mascella facendogli uscire sangue dal naso.
Lui cerca proteggersi il viso, ma la rabbia si è talmente impossessata di me che oltre a colpirlo in pieno viso, lo sto colpendo anche sull'addome.
Li do tre ginocchiate sulla pancia facendolo quasi cadere a terra, quando mi sento trascinare il corpo dalla stessa dottoressa che mi ha respinto quando volevo aprire la porta della stanza.
Alla fine Tom cade per terra, ormai privo di forze e la dottoressa mi tiene stretta i polsi per farmi stare ferma.

"Ehi ragazzina calma, qua siamo in un pronto soccorso!" dice la dottoressa mentre mi lascia i polsi, assicurandosi che non mi dimeni più su di lui.

Non ascoltandola, mi giro verso Tom urlandogli in faccia.

"Sei solo un brutto figlio di puttana. Come hai potuto fare questo? Perché cazzo l'hai sparato? Devi solo vergognarti. Sai una cosa? Tu sei la copia perfetta di tuo padre. Entrambi mi fate schifo."

Ad un certo punto arriva mia madre, che probabilmente ha visto la scena, e corre verso di me tenendomi strette le spalle.

"Ehi tesoro, cosa sta succedendo? Calmati su."

"Mamma, ha sparato James." scoppio in un pianto isterico, ma riesco lo stesso a parlare. "Sai che c'è? Io ho giurato vendetta, che avrei ucciso te, Trinket e la tua banda di cagnolini. Ti prometto che quando James guarirà, vi spareremo uno alla volta."

Mi sono resa conto di essere totalmente impazzita, quando mentre mia madre mi trascina nella sua macchina, lancio insulti ed imprechi, attirando l'attenzione di tutti.
Mia madre apre lo sportello della macchina e mi spinge sul sedile, sdraiandomi poi su di essa.
Piango più piano di prima e mia madre accende il motore.
Ripensando al colore delle pareti del pronto soccorso che sembrava di stare in un centro psichiatrico, la psicopatica in questione sono io.
Mi chiedo come possa avere questi scatti di pazzia da un momento all'altro.
Sono sempre stata una ragazza calma e, sì, mi preoccupavo per la gente che stava male, ma non fino a lanciare urli isterici.
Le domande che ho fisse nella mente sono due: la prima è Cosa mi sta succedendo?, mentre la seconda è Ma perché sto reagendo così?
Penso anche che se fosse stato un'altra persona a stare male, non avrei reagito così, a meno che non sia mia madre o.. James.
Non posso crederci di tenere a James più di quanto lo credessi, l'ho sempre preso in giro, ci litigo poi tutti i giorni e gli faccio perdere la pazienza.
Allora l'odio è più simile all'amore che alla rabbia.
Quei suoi lineamenti fini, quei suoi occhi verdi, quel suo modo di parlare.. mi piacciono.
Anzi, mi fa impazzire.
Più sto con lui e più lo trovo.. simpatico.
Ed ora c'è un'altra domanda che mi frulla nella testa: sto iniziando ad accettarlo o ad amarlo?




LIES // James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora