Chapter 21

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Sophia's POV

Mi trovo in un ascensore sdraiata sul pavimento freddo cercando di focalizzare meglio la vista.
Non mi muovo, rimango lì con le ginocchia sul petto e osservo James che guarda incantato il pavimento dell'ascensore.
Mi alzo con il busto e avverto un dolore pulsante su tutto il cranio.
Forse sono caduta accidentalmente o sono svenuta, non ricordo bene ora.
In effetti ci sono molte cose che non ricordo.

"Oh, sei sveglia finalmente." dice James di scatto.

"James, ma cosa è successo?" dico confusa.

"Diciamo che mi hai salvato la vita."

"Come scusa?"

"Ricordi il boomerang esplosivo? Gli uomini che abbiamo picchiato con le nostri mani? Bene, dopo averli picchiati il boomerang è tornato indietro e mi hai spinto per far sì che non colpiva a me."

"E invece è esplosa sulla mia testa, vero?"

"Non proprio, a quest'ora saresti morta."

"Oh menomale, Dio." dico con una sensazione di sollievo. "Ma come siamo arrivati qui?"

"Ti ho presa in braccio e mentre le fiamme ci inseguivano, sono riuscita ad aprire l'ascensore e portarti qui. Ti ho lasciato dormire perché eri davvero intontita. Per un attimo ho creduto che tu fossi in coma."

"Da quanto siamo qui?"

"Più o meno venti minuti."

"Ah." ora credo di ricordare, perché il boomerang esplosivo e gli uomini di Trinket mi suonano famigliari.

"Perché non usciamo da qui?"

"Ci ho provato, ma a quanto pare l'ascensore è bloccato. Per me Trinket sa che siamo qui. Io devo andare assolutamente in cima. Devo distruggerlo."

James si alza aiutandosi con le mani e si dirige verso i tasti.
Preme più volte il numero 16, cioè il piano in cui si trova la stanza di Trinket, ma con scarsi risultati: l'ascensore non si muove nemmeno di un millimetro.
Dopo una manciata di secondi sento il mio corpo balzare e capisco che l'ascensore finalmente si è ripreso.
James si siede vicino a me, le nostre braccia sono così vicino che ho quella voglia di abbracciarlo tremenda; ma so che se lo facessi mi eliminerebbe in un secondo.
Ma non mi limito certo a starmi zitta, così decido a rompere il silenzio.

"So che non è il momento, ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno."

"Proprio adesso?"

"Beh si. Dopo saremo impegnati a sconfiggere Trinket e poi non ci rivedremo più."

James mi guarda negli occhi e poi abbassa sempre di più uno sguardo.
Sembra un maniaco sessuale.

"Avanti, dimmi."

"Non so per quale motivo, ma ho nostalgia. Sento come se qualcuno che conosco bene, mi manca da morire, ma non so chi. Forse sette anni fa o anche prima, avrò frequentato un ragazzo ed ora ho la sensazione che mi manca."

"Da quanto senti questa nostalgia?"

"Da sette anni, da quando i miei mi hanno fatto perdere a memoria."

"E non ricordi proprio chi è questo tizio?"

"No no. Tu mi hai detto che mi conosci da una vita, quindi sai chi è."

"Io? Nah."

"Oh tu lo sai! Avanti, chi è?!"

"Ti conosco da una vita okay, ma non è detto che so tutto di te o ti stalkeravo."

"Sai cos'è? che tu puoi dirmi quel che vuoi perché tanto io non ricordo niente."

"Potrei, ma non lo farei mai."

"Allora dimmi chi è questo tizio."

"Ma io non lo conosco!" dice guardandomi fissa negli occhi e i nostri nasi cominciano a sfiorarsi.

Penso che James sappia tutto di me, della mia vita, i miei amori e anche di quante volte andavo al bagno a fare i miei bisogni.
Ma perché non me lo vuole dire? Insomma, è anche la mia vita e non può nascondermi tutto quello che devo sapere.
Anche mia madre è così, le ho chiesto un bel pò di volte di dirmi cosa successe quel maledetto giorno, ma si è limitata a dire semplicemente "sai, ti abbiamo dato le scosse perché per te questo è un ricordo doloroso. Lo faccio per il tuo bene, tesoro."
Oh certo, perché dare scosse ad una figlia, ma anche ad una persona qualunque, è l'unico modo per dimenticare il passato.
Il passato non si dimentica, ce lo si deve ricordare per imparare gli errori che si commettono.
Ed io purtroppo non so chi sono io realmente, James e nemmeno di mia madre.

"James, perché non mi hai mai fatto vedere la tua ex ragazza?"

"Beh, cosa dovrei farti vedere?" dice agitandosi.

"Me ne hai sempre parlato e so che la ami ancora, quindi vorrei capire chi è."

"Beh, non te la farò vedere." dice in tono deciso, anche se il suo sudore sbuca da tutti i pori della pelle.

"E perché?"

"Perché.. La conosci e non ti sta nemmeno simpatica."

"Oh. Fa parte ancora della S.S.C.?"

"Beh sì."

"E la vedi?"

"Ogni tanto."

"Bene, quando me la fai incontrare?"

"Non sono cazzi tuoi." dice in tono secco.

"Okay, calma, non ti ho mica minacciato."

Qualcosa mi dice che la sua ex ragazza ha a che fare con me.
Forse ci avrò litigato o la conosco da quando avevamo tipo due anni e non andavamo per niente d'accordo, anche ai giorni nostri.

"Forse non ci devo pensare a questa sensazione di nostalgia. Probabilmente mi manca Tom."

"Non mi dire che stravedi ancora per lui."

"Non proprio ma mi manca. Come a te manca la tua ex dal nome sconosciuto."

"Ma il mio è un caso diverso."

"Non vuol dire, è sempre ex."

"Un giorno capirai."

"Quel giorno ci saremo o solo io o solo tu. Sai, potrei tornare con lui."

"Oh certo, sposati e fai figli con il figlio di Trinket."

"Beh, forse lo cambierò e poi sarebbe così carino avere delle tante piccole spie per casa."

"Ma cosa vuoi cambiare che a malapena sai badare a te stessa?"

"Hai ricominciato, Maslow?"

"Sai che ti dico? Io non vedo l'ora che mi sacrifichi per te, così ti vorrò vedere dall'aldilà le cazzate che combinerai con lui. Benedetto sarà quel giorno in cui diventerai una zitella che vive con otto gatti." si alza di scatto quando la porta finalmente si apre. "E non mi chiamare per cognome." aggiunge.

Rimango allibita da quello che ha appena detto sgranando gli occhi.
Questa missione gli ha dato un pò alla testa.

"Via libera, possiamo entrare nella stanza."

Mi alzo ed esco dall'ascensore trovandomi in un corridoio dalle pareti bianche.
È che l'incubo cominci sul serio.


LIES // James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora