James' POV
Sono le sei del mattino, mi alzo e percorro un lungo corridoio per arrivare in cucina.
Apro il frigorifero e opto per un sandwich al formaggio con pomodoro e lattuga.
Mangio velocemente e poi rientro in camera.
Indosso una camicia bianca, una cravatta tinta blu notte, pantaloni del suo stesso colore e avvolgo le mie braccia da una giacca di un blu più chiaro.
Prendo poi una valigietta contenente un bloc notes, libro di anatomia (come se io fossi veramente un professore) e varie matite e penne che sembrano oggetti innocenti e innocue ma in realtà sono alcune delle tante armi che dispone la S.S.C., capaci di far perdere la memoria puntandole su una delle tempie di qualcuno.
Geniale come arma eh?
Esco dalla mia casa in montagna e mi dirigo in macchina, parcheggiata nel garage.
Eh sì vivo in montagna, noi spie dovremmo vivere più lontano possibile dalle città perché dobbiamo allenarci all'aperto e anche perché la nostra copertura non deve saltare a causa dei vicini di casa.
Ho sempre odiato i vicini di casa, sono persone davvero orribili: vietano di fare qualsiasi cosa, criticano qualsiasi persona, urlano alle quattro di pomeriggio come se nessuno li sentisse e la cosa che mi dà più fastidio è che non puoi fare niente, nemmeno ascoltare musica che chiamano la polizia e ti denunciano per "averlo distrurbato mentre faceva il suo pisolino pomeridiano".
Ricordo quando da piccolo vivevo in città, avevo un vicino di casa davvero orribile che nessuno lo voleva tra i piedi.
Una volta invitai un mio amico per una partita a Call Of Duty alla PlayStation™ e, non facendo caso al volume troppo alto del gioco, il vicino scaraventò la porta d'ingresso ed urlava dicendo che stava guardando una tenevola argentina e che non riusciva a sentire.
Fortunatamente arrivò mia madre che puntò una "matita cancella memoria" sulla tempia sinistra dell'uomo e senza dire niente, se ne andò non capendo il perché era in casa nostra con una mazza da golf in mano (esatto, minacciava i suoi vicini con quella mazza ed io avevo solo sette anni).
Dopo quell'episodio ci siamo traferiti qui, così io potevo allenarmi o giocare in santa pace.
Quando poi raggiunsi la maggiore età, i miei genitori decisero di farmi vivere da solo e loro poi alloggiarono in una casa in città.
'Meglio soli che male accompagnati' dice un proverbio, e ha anche ragione perché io amo la solitudine.
È così bello non avere nessuno che ti rompe le scatole tutto il giorno.
Pace e tranquillità, solo questo voglio.
Accendo il motore della macchina ed esco dal garage.
Per arrivare all'Università ci vogliono più o meno un'ora e per non far diventare il viaggio una noia mortale, accendo la radio ascoltando una canzone a random.Yes, I may meet a milion pretty girls
That know my name,
But don't worry 'cause you have my heart.Stranamente dopo questo verso, penso a Sophia e alla sua missione.
Lei non dovrà mai sapere che questa non è la sua prima missione, perché so che capirà da sola che cosa successe sette anni fa.
Ricordo che per lei è stata un'esperienza davvero traumatica: ha avuto una missione simile alla mia e anche lei aveva un ragazzo
Sfortunamente, in base al nostro regolamento, uno dei due deve sacrifarsi, e quindi il suo ragazzo si è dovuto uccidere.
Dopo quella missione i genitori mi dissero che non era riuscita a portarla a termine riportando anche gravi ferite e che era andata in depressione per la morte del ragazzo.
Non mangiava, non usciva, non prendeva neanche tranquillanti; era lì sdraiata sul letto con tanti fazzoletti di carta che la circondavano e che provavano a consolarla dalla sua malinconia, per un'intera settimana.
Così i genitori, stufi di sentirla piagnucolare, la portarono nella torre principale della S.S.C., la forzarono a sedersi su una sedia di ferro e le scosse che creava quella sedia danzarono sul suo corpo e nel suo piccolo e ottuso cervello.
Aveva solo quattordici anni, insomma era una ragazzina, ed immaginare quella scena, mi fa venire i brividi.
Giungo finalmente a destinazione e parcheggio la macchina davanti l'edificio.
Incrocio Sophia nel corridoio, mentre parla con la sua nuova amichetta.
Credo che si chiami Matilde, o una cosa del genere e credo che la starà assillando chiedendole che cosa avrà fatto ieri tutta la giornata.
Oh tranquilla mia cara, Sophia è venuta nella mia torre di controllo per escogitare un piano per incastrare il preside, suo figlio e per salvarti la vita, anche se dubito che Sophia abbia capito qualcosa.
Si salutano e Sophia viene verso di me, facendo però finta di ignorarmi.
Così, senza che nessuno mi veda, la prendo dal gomito e le sussurro nell'orecchio:"Mezzogiorno. Campo di basketball."
"Okay, ma ora lasciami."
Si muove per liberare la mia presa e se ne va facendo finta di aggiustarsi gli occhiali.
La guardo mentre si allontana sempre di più dal corridoio, mentre io decido di andare a bere un caffè.Sophia's POV
Odio incontrarlo nei corridoi, anzi odio vederlo.
Mi ha dato molto fastidio quando mi ha preso il gomito e mi ha stretto fino a farmi male.
So già che dovrò farmi trovare al campo di basketball dopo le lezioni, quindi perché fare questa scenata in un corridoio pieno di studenti?
E se qualcuno ci ha visti?
Entro nell'aula e mi siedo al mio solito posto.
Ad un certo punto entra James, avendo un'aria modesta come al solito.
Inizia a spiegare argomenti di cui non mi interesano minimamente e io lo ignoro completamente.
Prendo il mio bloc notes personale e leggo la lista su quello che devo fare durante la giornata:1) 12.00 trovarsi al campo di basketball per scovare il figlio del 'Signore del Male'.
2) 13.00 tornare a casa accompagnata da James perché lui deve parlare con mia madre di qualcosa che sicuramente riguarderà me.
3) 15.30 allenarsi con le spade laser e vari oggetti che ci offre la S.S.C.
4) 17.00 uscire con Tom.Credo che il quarto punto della lista, mi piace di più.
Tom mi manca tanto, anche se non lo vedo solo da ieri.
È gentile, romantico, fa di tutto per renderti felice; non è come James che è solo un egoista che pensa a sé stesso.
Mi chiedo come a mia madre possa piacere un ragazzo del genere.
Dice sempre che James è un punto di ispirazione per quanto riguarda lo spionaggio e crede che sia un ragazzo dolce e simpatico.
Ma dove?
Finita la lezione, mi reco nel posto in cui io e James dovremmo incontrarci e come immaginavo, è arrivato prima di me al campo seduto sulla panchina a scrutare i visi di ogni giocatore che si sta allenando.
Mi avvicino sfiorando il suo braccio e mi siedo."Come mai ci hai messo tanto ad arrivare?"
"No, sono arrivata puntuale."
"Sono le 12.05."
"Sono solo cinque minuti di differenza."
"Oh, quindi mi stai dicendo che se in una missione dovesse morire qualcuno, a te non importa perché 'tanto sono solo cinque minuti di differenza'?" Dice virgolettando quella frase. "Cerca di essere sempre più puntuale." Conclude facendosi ancora più serio.
"Sai qualcosa su qualcuno di loro?" Dico cercando di rompere il ghiaccio.
"Non molto, ma noto che il ragazzo dalla canotta numero 13 mi sta guardando male e io non capisco." Mi guarda gli occhiali e aggiunge:" Tesoro, visto che hai gli occhiali più intelligenti e più svegli del tuo cervello, potresti attivarli ed esaminare chi è?"
"Sei davvero molto simpatico, sai?" Dico facendo una risata sarcastica.
"Lo so, ma ora vorrei che ti muovessi." Sorride maliziosamente.
Stanca delle sue domande e commenti ironici, premo un bottone che si trova all'angolo dei miei occhiali e inquadro il numero della canotta.
Questo paio di occhiali permette di riconoscere una persona inquadrando il viso o il numero stampato su qualche maglietta.
Dopo averlo inquadrato, appaiono sui miei occhiali un sacco di codici formati da lettere e numeri dove poi compare il nome.
Ma quello è.."Tom!" Dico urlando di mia spontanea volontà.
Tom si gira e mi saluta da lontano sorridendo, mentre James sgrana gli occhi e si volta verso di me.
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LIES // James Maslow
Fiksi Penggemar[Scena tratta dalla storia.] James' POV "Stai bene?" mi chiede lei balbettando. "Si." quei suoi occhi sono così verdi che mi ipnotizzano. "E tu?" "Si, sto bene." accenna un sorriso, quando ricomincia a guardarmi come prima. Ad un tratto le nostre...