Chapter 09

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L'aria era satura di esalazioni, l'ambiente era ridotto ad un deserto di disperazione e degrado. La terra arida, l'aria densa e pesante, a terra rovine di edifici e costruzioni. Pezzi di lamiera corrosa e macerie di cemento armato ricoprivano il terreno.

Aveva camminato per ore non riuscendo a trovare nulla da mettere sotto i denti. Era stremato, aveva sete, le gambe a pezzi.

Alzò la testa al cielo ed osservò quella nube rossastra e densa che permeava l'atmosfera. Annusò l'aria e sospirò. Scosse la testa. Doveva trovare qualcosa da mangiare, altrimenti sarebbe morto di lì a breve.

«Dannazione» si disse «non voglio morire così»

Prese a calci un piccolo masso che si trovava davanti a lui. Rotolò qualche metro più avanti e si fermò vicino ad un cumulo di macerie.

In un primo momento gli sembrò un banale cumulo ma quando lo osservò con più attenzione vide che qualcosa spuntava sotto di esso.

Si avvicinò al cumulo e mano a mano che la distanza diminuiva la visione si rendeva più nitida.

Una volta arrivato dinanzi alle macerie vide che qualcosa usciva da sotto di esse, qualcosa di piccolo e longilineo, lungo e con cinque appendici all'estremità.

Lo afferrò e tirò con forza ma benché avesse sperato in qualcosa di più sostanzioso, quello che venne fuori fu solo quel misero ed effimero braccio.

Imprecò. Non lo avrebbe mai saziato. Ad ogni modo non aveva altra scelta se non voleva morire di fame.

Non ci pensò due volte ed azzannò il braccio.

Il sapore era orribile ed il fetore che quella carne in putrefazione emanava era a dir poco nauseabondo. Cerco di ignorare il sapore e con forza deglutì quel magro pezzo di carne.

«Cazzo» e sputò la saliva che aveva preso quel sapore insopportabile. Non poteva andare avanti così, non lui, non colui che era sopravvissuto nel clan, non colui che aveva difeso i suoi compagni contro il nemico.

Udì un rumore.

Un rumore ben noto alle sue orecchie. Rumore di passi.

Scosse la testa e si concentrò su quel rumore. Magari era soltanto un'illusione creata dalla fame, magari era un suo vaneggiamento eppure quel rumore seguitava a farsi sentire e sembrava via via più vicino.

Poteva essere?

Sopraggiunse assieme al rumore un odore familiare, l'odore di acqua che trasudava, l'odore di ormoni, l'odore di un umano.

Si affrettò a nascondersi, non poteva farsi scappare un'occasione del genere, quando mai gli sarebbe capitato nuovamente di poter incontrare un essere umano in una delle città deserte? Non doveva assolutamente lasciarselo scappare.

Si nascose dietro al cumulo di macerie da dove aveva estratto quel braccio ripugnante e decomposto. Si accucciò e lì aspettò che l'umano si avvicinasse per poterlo cogliere di sorpresa.

I passi si facevano sempre più vicini e l'odore aumentava di intensità ad una velocità sorprendente. Lo stomaco gli brontolava e chiedeva disperatamente carne. Si abbassò e serrò i muscoli delle zampe posteriori, pronto a balzare addosso all'umano. Le fibre muscolari fremevano per la tensione ed il suo respiro era divenuto quasi affannoso.

Poi, d'un tratto, il rumore di passi cessò. Tutto quello che riusciva ad udire era il suo battito cardiaco. Aveva persino smesso di respirare.

Era il momento. Avrebbe finalmente mangiato.

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