Chapter 12

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«Dove diavolo sei?» tuonò la voce dall'altra parte del telefono, sembrava avere un tono furioso.

«Sono sulla jeep, ho quello che occorre anche se mi hanno trattenuto più del previsto» rispose John. Non vedeva l'ora di ritornare alla riserva, quel posto non gli piaceva per niente. Rovine vecchie di secoli con accanto edifici moderni deteriorati e distrutti dove al centro sorgeva un imponente stabile di cemento armato circondato da spesse mura della medesima fattura con alte torrette dove erano appostati uomini armati e fucili meccanizzati. L'avamposto di Ercolano sorgeva a poca distanza dal mare e dopo che il centro di ricerca di Napoli fu distrutto alla rottura delle barriere, era divenuto il più grande ed avanzato centro della regione. Le colonie e le riserve più vicine si affidavano ad Ercolano per le loro scoperte e solo in quel luogo potevano essere analizzati i dati relativi alle ricerche biologiche. Infatti nello stabile di Ercolano sorgeva l'ospedale più all'avanguardia della regione e sotto di esso, nelle rovine dell'antica città, era stato allestito un laboratorio di ricerca sugli infetti. Pochi erano a conoscenza di quello che avveniva lì dentro, ma di certo era nota la bravura e la dedizione di coloro che vi lavoravano.

John aveva in mano la recensione del responsabile del Dipartimento di Ricerca e Sicurezza di Ercolano, un nano biologo di nome Victor Burielli, un patriota italiano che aveva messo a disposizione le sue conoscenze per studiare gli infetti. Nessuno era migliore di lui nel trarre informazioni da quelle carcasse putrescenti.

Ottenere il suo appoggio non era stato semplice, ma dopo che John gli aveva mostrato gli ultimi dati presi nella sua ultima spedizione, Victor si era messo subito all'opera per poi giungere alla conclusione che il gene Z era mutato ed alcuni infetti erano riusciti a plasmarlo. Proprio quello che Luke aveva visto dai video di Kage.

«Quando hai intenzione di tornare?» chiese Luke.

«Pensavo di partire a breve, ma sta calando il sole»

«Resta lì per la notte allora, è meglio se viaggi di giorno»

«Notizie di Chloe?» chiese d'istinto John.

Con una nota di tristezza il cyborg rispose «Purtroppo ancora nessuna»


«Passami quel sacchetto, Yan, svelto»

Il ragazzo si affrettò a prendere un sacchetto di plastica che era a terra assieme al mucchio di oggetti che erano stati tirati fuori dallo zaino di Jane. Dentro c'erano delle bende. Si sbrigò a porgerlo alla ragazza che lo aprì e, presa una benda, iniziò a fasciare la spalla di Chloe. Dave aveva tenuto un panno pulito sopra la ferita di Chloe tentando di fermare l'emorragia, ma ancora il sangue defluiva dalla carne. Jane scostò le mani di Dave e premette le bende sulla spalla cosa che causò inevitabilmente la fuoriuscita di altro sangue.

«Ragazzi» disse Dave, sembrava avesse un groppo in gola «io non ce la faccio». Sudava freddo ed i suoi occhi arancioni osservavano bramosi il sangue vermiglio.

Yan gli si avvicinò e lo prese per una spalla accompagnandolo alla porta della stanza che avevano fortunatamente trovato.

«Resta qui» gli disse «e sii vigile, al minimo pericolo avvertici»

Dave fece un cenno di assenso con il capo, ma prima che Yan rientrasse sussurrò: «Mi dispiace»

Yan rientrò nella stanza, Chloe era stesa a terra in un ammasso di stracci che avevano trovato lì dentro. Non c'erano mobili, nessun oggetto, solo un freddo pavimento con qualche mattonella ancora attaccata e quattro gelide pareti di cemento dalle quali sporgevano pezzi di ferro arrugginito. Non era il massimo, ma era l'unica cosa che erano riusciti a trovare nel poco tempo che avevano avuto.

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