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Malgrado il sole filtrasse tra le persiane mi rifiutavo ancora di aprire gli occhi, non avevo né il coraggio né la forza necessaria per affrontare quel nuovo giorno.

Allungai la mano per cercare il telecomando sul comodino accanto a me, lo trovai e accesi pieno di timore la televisione.

Una luce prima blu e poi bianca illuminò la stanza ancora nella sua penombra. Mi avrebbe fatto piacere dover almeno cambiare canale prima di ricevere la conferma di quanto temevo ma non fu così, ridicolmente ingigantita alle spalle del conduttore di uno fra i tanti talkshow, si stagliava la mia foto, la nostra foto.

Allora era proprio vero, l'avevo fatto. Il dibattito dello show era così acceso e i toni così maligni che mi costrinsero a togliere del tutto l'audio. C'era chi mi dava dell'arrampicatore sociale, chi dell'escort, chi addirittura del venduto ma, malgrado tutto, i riflettori non erano puntati su di me ma su di Francesco. Titoli imbarazzanti e commenti ancora più spietati lo coinvolgevano, lo stavano distruggendo, partendo dalla sua immagine fino ad arrivare alla sua azienda nonché vita privata.

Provai una fitta di dolore nel realizzare quanto meschino fossi stato, istintivamente serrai il pugno catturando un pezzo di lenzuolo.

Perché non riuscivo ad essere contento? Per quale dannatissimo motivo, malgrado la mia sete di vendetta fosse stata ampiamente appagata, non riuscivo ad essere soddisfatto?

Nessuno mi aveva ferito come Francesco prima d'ora eppure il pensiero del suo impero che a fatica si era costruito che collassa e crolla su se stesso sotto i potenti attacchi dei giornalisti mi rattristava.

Alla radio, sui giornali, in tv, ovunque si gridava allo scandalo, ovunque ero conosciuto come il "ragazzo che va a letto con uno degli uomini più influenti dei nostri giorni", non avrei voluto essere quel ragazzo, non avrei dovuto esserlo.

Nel pomeriggio le cose andarono se possibile anche peggiorando, lo "scandalo" si espanse a macchia d'olio su tutte le reti televisive costringendomi ad isolarmi dal mondo, da qualsiasi social, piattaforma digitale. Spensi il telefono e lo chiusi in un cassetto.

Perché mai si stavano accanendo tanto? Non riuscivo davvero a spiegarmi il motivo di tutto quell'interesse, di tutto quello stupore. La gente aveva davvero così poco a cui pensare? Oppure quello che stava accadendo era il semplice manifestarsi di una società malata che ha ancora paura di amare?

Non trovai nessuna risposta, nel piccolo del mio appartamento provai vergogna per il mondo in cui eravamo costretti a  vivere e per la persona che ero diventato. Avessi potuto avrei fatto tornare indietro il tempo, per essere migliore di così.

Pensai a me, pensai a Francesco, a quella sensazione bellissima che sapeva trasmettermi quando mi guardava negli occhi, per un solo istante mi sentii meglio poi rabbrividii al suono del citofono che ruppe il silenzio che regnava tra quelle mura.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23, 2016 ⏰

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