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"Vuoi vedere che perderò anche lui? Vuoi vedere che anche questa volta non vincerò, arriverò ad un passo e poi scivolerò via, come è sempre successo, io non vinco mai." Era questo che pensavo mentre aprivo le tende della sala da pranzo per far entrare un po' di luce.

Il rumore del campanello della porta mi fece sobbalzare strappandomi dai miei pensieri, uno squillo, poi due, tre, nessun'attesa tra l'uno e l'altro. Chiunque fosse doveva avere una gran fretta. Quella frenesia finì con l'agitarmi ancora di più. Avevo paura di aprire la porta, paura di scoprire cosa ci fosse dall'altra parte ad aspettarmi.

Era Francesco... Sembrava sconvolto, stanco e con il fiato corto. Non lo avevo mai visto ridotto in quello stato e questo mi fece preoccupare al punto da dimenticare il motivo per il quale me ne ero andato via da casa sua il giorno prima.

< Cosa ti è successo? Sembri distrutto. > Gli dissi rapido io facendolo entrare.

La sua vista mi aveva turbato, era inevitabile quanto innegabile.

< Tu... mi sei successo tu. > Mi rispose con affanno in un tono a metà tra il rabbioso e il dispiaciuto.

< Ho ripensato a quello che mi hai detto, ho ripensato al mio comportamento e al tuo sdegno e ho concluso che avevi ragione, anzi, che hai ragione. Voglio solo che tu sappia che se ho fatto quel che ho fatto è perché non mi è mai successo di desiderare qualcuno così così tanto prima d'ora, mai fino al punto di starci male ma ora che invece ho te devo abituarmi all'idea che tu fai parte della mia vita, perché è giusto ed è bello. >

Non riuscivo neanche a crederci, mi aveva appena detto che mi sentiva essere parte della sua vita e che, prima di me, mai nessuno era stato considerato tale. Quell'uomo era senza dubbio la cosa migliore che mi fosse mai capitata, il suono della sua voce, le sue parole, quel sentimento che mi esplodeva da dentro al petto erano la perfezione, erano pura estasi.

< Ho pensato che, se ne avrai voglia, domani sera potresti venire a cena da me, ho invitato alcuni collaboratori dell'ufficio che sono anche miei buoni amici, mi farebbe piacere presentarteli. > A quelle parole non potetti trattenere il sorriso più sincero che io abbia mai avuto, voleva davvero farmi conoscere il suo mondo. Non riuscivo neanche a rispondere, le parole mi si strozzavano in gola, mi stava aprendo il suo cuore, finalmente qualcuno mi stava permettendo di entrare nella sua vita e non solo nelle sue lenzuola.

Avrei voluto fargli capire quanto sinceramente apprezzassi quello che stava facendo per me, quanto tutto questo fosse importante ai miei occhi ma le parole continuavano a non volerne sapere di collaborare quindi feci l'unica cosa che mi venne in mente, lo baciai. Afferrando la sua cravatta lo tirai a me e posai le mie labbra sulle sue ma questa volta, per la prima volta, lo feci veramente con l'anima. Dopo qualche secondo lui mi interruppe scansandomi, mi guardò negl'occhi come per vedere se fossi realmente sicuro di quello che stavo facendo e quando, dopo neanche un secondo, capì che lo ero mi diede il suo permesso di continuare. Voleva me, voleva me nella sua vita e nel suo letto, la tenerezza nel suo sguardo e la fermezza delle sue mani me lo gridavano a squarciagola. Lo tirai nuovamente a me ma questa volta senza baciarlo, lasciai che le nostre labbra aperte si sfiorassero per qualche secondo poi, prendendo la sua mano e conducendola sul mio petto, gli permisi di spogliarmi e di fare di me quel che più desiderava.

Forse questa volta non scivolerò via, magari questa volta non sarò costretto a perdere.


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