CHAPTER 7-The first wake up

213 22 2
                                    

Canzone del capitolo: Wake up - The vamps

<<Hai cenato?>> Mi chiede con un sorrisetto.
<<No, perché?>> Chiedo anche se già immagino la risposta.
<<Ti va di cenare con me? Dove vuoi tu e offro io>> Propone...

<<Scusa, ma devo rifiutare>> Rispondo freddamente. Non ho bisogno di amici come lui.
<<Ah...ok, perdonami tu per avertelo chiesto, probabilmente non avrei dovuto>> Si giustifica imbarazzato, spegnendo il motore e scendendo dalla moto. Scendo anch'io faticando non poco per l'altezza e dopo essermi levata il casco, lo passo a Seth che lo mette a posto.
<<Grazie ancora per avermi accompagnata, ti devo un favore>> Lo ringrazio salutandolo con la mano mentre mi dirigo ai dormitori.
<<Ah, e proseguendo il discorso di prima: per tua informazione posso essere molto più forte e fredda di quello che voglio far credere. Buonanotte Seth>> Esclamo poi lasciandolo leggermente confuso, ma volevo che questo fosse abbastanza chiaro. Penso chi mi abbia augurato la buonanotte, ma se lo ha fatto non lo ho sentito. Mi dirigo verso la mia stanza, e quando sono finalmente al suo interno mi libero di scarpe, vestiti e trucco, indosso una felpa di mio fratello che mi copre fino a metà coscia e con il volume al massimo dell'Ipod, infilo le cuffiette cadendo in un sonno, per mia fortuna, senza sogni.

La mattina seguente...

Oggi è domenica e domani inizieranno i corsi, passo la giornata in camera a disegnare e leggere mentre ascolto e riascolto la mia playlist preferita, ma verso sera Marco irrompe nella mia stanza con un contenitore di gelato alla stracciatella, il mio preferito, e due cucchiai, si siede al mio fianco e con sguardo innocente mi passa un cucchiaio, mi conosce troppo bene sa che non so dire di no al gelato soprattutto a questo gusto, lo odio. Questo è perché ti fai comprare da una cosa del genere. Mi deride come sempre la mia vocina.
<<Ieri sera è stato Sean a dirmi che eri tornata prima, avresti dovuto avvertirmi ero preoccupato>> Mi sgrida come quando eravamo bambini, lo sa che mi dà fastidio, abbiamo la stessa età e lui vuole sempre fare il più grande a volte mi dà davvero sui nervi.
<<Marco non devo riferirti la mia posizione ogni dieci minuti>> Sbuffo irritata, mentre prendo un cucchiaio di gelato. Siamo seduti sul mio letto a gambe incrociate uno davanti all'altra con la confezione di gelato in mezzo.
<<È ovvio che non lo devi fare, ma almeno evita di farmi preoccupare, non so mai cosa ti passa per la testa quindi quando te ne vai senza dirmi nulla è ovvio che rimango in pensiero per te, lo sai che se ti succedesse qualcosa mentre non ci sono, non me lo perdonerei>> Esclama guardandomi negli occhi, era davvero preoccupato per me e lo capisco, dopo tutto quello che ho combinato, nella mia vita, mi sembra ovvio che lo sia.
<<Lo so, scusami per non averti avvertito la prossima volta lo farò. Promesso>> Dico addolcendo un po il tono. Lui sorride teneramente e mi lascia un morbido bacio sulla fronte, mentre con una mano mi accarezza la testa, manco fossi un cane.
<<Metto della musica, va bene?>> Chiedo e senza aspettare la risposta faccio partire una canzone con la riproduzione casuale. Ci rimettiamo a mangiare il gelato senza parlare, ma ogni tanto canticchiamo il ritornello di qualche canzone che conosciamo per poi sorriderci. La serata passa velocemente e ormai si è fatta l'ora di dormire, domattina ci saranno i corsi e devo essere abbastanza lucida per evitare di perdermi nel college, così saluto Marco con un bacio sulla guancia e un Buonanotte, lui ricambia per poi andarsene. Indosso già il pigiama per cui mi fiondo a letto con le cuffiette nelle orecchie ed il volume al massimo, così eviterò di essere svegliata da Opal e Whitney quando torneranno, se torneranno.

<<Caaateee, dove sei tesoro? Vieni dal papà>> Esclama l'uomo che mi ha rovinato la vita con un sorrisetto disgustoso stampato in faccia.
<<Caterina, il tuo papà vuole giocare con te perché non vieni fuori?>> Ripete la domanda. Corro a nascondermi sotto il letto in camera mia, che si trova al piano di sopra. Ad un certo punto sento le assi di legno stridere sotto il peso di mio padre mentre sale le scale, il mio cuore batte sempre più forte, poi i suoi passi si spostano sul corridoio che porta alle camere da letto, la porta della mia stanza si apre e sento le sue schifosissime mani tirarmi per le caviglie fuori da sotto il letto, facendomi scappare un urlo strozzato, mentre piango cerco di aggrapparmi al parquet con le unghie inutilmente perché essendo troppo deboli, come me, si spezzano. Sono allo scoperto, il suo peso che mi sovrasta schiacciandomi a terra, il suo alito sa di alcool e gli occhi sono rossi, venati di sangue, cerco di colpirlo con calci e pugni, ma con un solo movimento mi blocca a terra impedendomi qualsiasi movimento, comincia a sbottonarmi i jeans, mentre sul suo viso alberga un sorriso osceno, ha qualcosa di demoniaco. Dopo pochi secondi sono rimasta in intimo davanti all'uomo che più odio al mondo, lo vedo sorridere malizioso prima di passare la sua viscida lingua sul mio addome facendomi piangere ed urlare più forte, anche se so che nessuno può sentirmi. Quando alza la testa il suo sorriso si è fatto ancora più grande e gli occhi più rossi, si slaccia la cintura e la fa schioccare due o tre volte a terra prima di farlo sul mio corpo inerme, il dolore è allucinante ed ad ogni colpo aumenta l'intensità dello schiocco provocandomi ferite sempre più profonde, perdo sangue da ogni luogo del mio corpo su cui si è posata la cintura, ma lui non è ancora contento. Lascia cadere a terra la cintura per prendere in mano la sua erezione, poi entra violentemente in me una, due, tre, quattro volte e ogni volta spinge più forte, non ho più neanche la forza di gridare, mi lascio lì, inerme sotto i suoi colpi sperando finisca presto, e sperando di essere ancora viva quando lui avrà finito.

JUST LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora