*ED ECCOMI QUI CON UN ALTRO CAPITOLO. GRAZIE DAVVERO A CHI COMMENTA E VOTA, CI TENGO TROPPO A QUESTA STORIA E SPERO ANCHE VOI! BUONA LETTURAA. KISS *
Passarono circa dieci minuti prima che smettessi di piangere, nonostante ciò, restai con la testa immersa nelle braccia, a sentire gli schiamazzi dei detenuti sfumare in un silenzio rassicurante.
- Louis... - alzai lentamente la testa, fissando la guardia che il giorno prima stava dialogando con Styles.
- C-cosa? - domandai, con la paura che mi si poteva leggere negli occhi. Mi avrebbe condotto anche lui nella cella zero?
- Posso sedermi un attimo? - invece chiese, indicando una sedia vicino alla mia. Annuii, non capendo cosa volesse dirmi e mi spostai così tanto da non poter far collidere, nemmeno accidentalmente, le nostre ginocchia.
- Vedo che alla fine ho indovinato la taglia della tua tuta - ridacchiò.- S-sei stato tu a portarmela? Insieme alla pomata? - e io che pensavo fosse stato Styles, ma in fondo, cosa gli doveva interessare di me? Mi guardava mentre mi stupravano, senza muovere un dito o accennare una parola.
- Si, ho... saputo quello che è successo e ho pensato che poteva esserti d'aiuto -
- Si, grazie, ma... perchè lo hai fatto? Io non ti conosco e tu non conosci me... -
- Lo so, lo so, ma quando succedono questi eventi, mi trovo sempre ad aiutare chi se lo merita e non mi sembri un tizio pieno da così tante colpe da essere punito. Forse ti stai pure prendendo colpe che non meriti - e lui che ne sapeva?
- No, non è così. Ho ucciso mio padre e sono qui per scontare la mia pena. M-meritavo quello che mi hanno fatto - certo che ero proprio bipolare. Un attimo dicevo che non ero un assassino e quello dopo confessavo la mia pena.
Il biondino sospirò e alzò il berretto per passare la mano tra i capelli biondi con sfumature di castano scuro. Aveva fatto i colpi di sole?
- Lo dico per il tuo bene, non metterti nei guai, non provare di nuovo a scappare, Harry segue gli ordini e non sgarra mai una regola. Non potrebbe mai mentire per difendere un detenuto, è contro il suo lavoro, la sua legge e soprattutto la sua morale. Sua madre è morta durante una sparatoia, ovviamente si trovava lì per caso, ma questo ha messo un grande punto esclamativo nella vita di Harry. Se ha scelto di fare questo lavoro è per punire le persone che se lo meritano, quindi non... non pensare che può omettere qualcosa e difenderti. Devi farlo da solo, qui ognuno pensa per sè - ecco spiegato perchè non si era fatto scrupoli a dire la verità e perchè mi aveva trascinato in quella cella, desideroso di vedermi scontare la pena.
- Credimi, questo l'ho capito piuttosto bene - ammisi, scuotendo il capo.
- Sono Niall, in ogni caso. Sai, se succede qualcosa o hai bisogno di me... sono una guardia e mi troverai disponibile nei miei turni. Sono qui la mattina e la sera, e i miei giorni liberi sono la Domenica e il Sabato - ringraziai Niall e poi lo vidi allontanarsi. Uscendo dalla porta si scontrò con Styles, che alzando una mano e aprendo il palmo mi aveva fatto capire che avevo cinque minuti prima di ritornare nella cella. Allora, sentendo lo stomaco brontolare, avvicinai il vassoio con il cibo e presi qualche boccone di quella strana e monotona poltiglia. Ebbi il tempo di bere qualche sorso di succo di frutta che fui richiamato dalla guardia. Mi alzai, trascinandomi dietro il vassoio e lasciandolo sul bancone, poi mi avviai verso il corridoio, con la guardia alle costole.
- Se vuoi puoi decidere di fare delle attività. C'è la biblioteca, oppure la palestra o il giardino. Non puoi restarci per più di due ore e secondo me è pure troppo, ma essendo la tua guardia, devi decidere tu se vuoi che ti ci scorti oppure no -
Ci pensai bene. Con il bruciore al fondo schiena non era il caso di fare palestra. Fuori si gelava, era pieno inverno, ma l'idea di una biblioteca non mi dispiaceva poi così tanto. Sempre meglio che stare rinchiuso in cella a piangere.
- Puoi portarmi in biblioteca? - chiesi, sperando di non far notare l'odio e il disprezzo nella mia voce. Styles mi afferrò il braccio, ma subito mi ritrassi e balbettai parole confuse prima di renderle più esplicite - E potresti farlo senza toccarmi? -
- Certo, principessina. Come vuoi tu, ma non provare di nuovo a scappare. In biblioteca c'è sicurezza ovunque e soprattutto ci sono io -Annuii, ringraziando il cielo per aver fatto allontanare il suo tocco rude.
Non appena arrivai in quella sala grande e vestita da pochi scaffali, cercai di orientarmi per non perdere di vista l'uscita o il luogo in cui mi avrebbe aspettato la guardia. Non appena mi fece segnale di potermi allontanare, dopo avermi messo un bracciale al polso, mi feci spazio lungo gli scaffali, radiografando le diverse copertine dei libri e cercandone almeno uno che potesse piacermi. Ne presi uno a caso, soprattutto perchè non riuscivo più a rimanere in piedi. Lentamente mi accorsi si trattasse di Moby Dick e così presi posto su una poltrona apparentemente vecchia e impolverata, isolata dal resto dei detenuti e iniziai quella dolce lettura.
Non arrivai nemmeno alla fine, quando due ore dopo fui nuovamente scortato dalla guardia. Mi aveva riportato in mensa perchè dovevo pranzare. Non avevo molta fame, ma sapevo fosse necessario mettere qualcosa nello stomaco. Dimagrire non sarebbe servito a molto.
- Tomlinson! - mi sentii chiamare dalla fine della sala. Mi voltai, notando che a chiamarmi era stato Styles. Sentii il panico entrarmi nelle vene. Mi ero comportato bene, non avevo fatto nulla di male.
- Hai delle visite! Vieni qui - abbandonai il vassoio vuoto e mi diressi, con passo stanco, verso l'uscita. La guardia mi scortò lungo i corridoi, fino a lasciarmi di fronte a una porta con una vetrata.
- Non creare disordini all'interno della sala - mi raccomandò, prima che potesse sparire dalla mia vista.Entrai quasi con timore, non sapendo cosa potesse attendermi, ma vidi il volto stanco ma identico di mia madre che mi aspettava con le braccia incrociate e lo sguardo perso nel vuoto.
- Johanna - annunciai debolmente, richiamando però l'attenzione della donna.
- Louis! Tesoro! Come stai? E' un livido quello che hai sul viso? Ma almeno ti fanno mangiare? Mi sembri così sciupato... -
- Sto bene. Perchè sei qui? Sbaglio o ti ho chiesto di non lasciare mai le piccole da sole? -
- Non solo da sole, ho chiamato una baby-sitter per qualche ora. Volevo vedere come stai - non mi sedetti, sapevo che quella visita non sarebbe durata molto.
- Bene, ora che hai visto come sto, puoi pure tornare dalle ragazze -
- Louis... volevo parlare un po' con te... è successo tutto così all'improvviso -
- Non c'è niente da dire. Ciò che è successo, è successo -
- Lascia almeno che ti paghi un avvocato, potrei far diminuire gli anni che dovrai scontare qui dentro. Per legittima difesa, i fatti cambierebbero -
- No mamma, ho ucciso una persona e se merito dieci anni, starò qui dentro per questo periodo. Basta. E adesso, ritorna dalle ragazze. Non mi piacciono le baby-sitter e non mi fido di loro -
- Lo sai anche tu che non meriti dieci anni e poi sei appena maggiorenne, potrebbero davvero farti togliere qualche anno. Sai anche tu perchè sei qui e non perchè... - stavo per interromperla, ma sentii la porta aprirsi e Styles entrare e fissarmi.
- Si lo so, lo so benissimo perchè ho ucciso papà. Adesso, se non ti dispiace, devo rientrare nella cella -
- Chiamerò un avvocato! - urlò lei, in protesta.
- Non dirò nulla di più di quello che già la polizia sa! -
- Andiamo! - Styles mi afferrò malamente il braccio e cercai di non urlagli addosso quanto mi desse fastidio. Brividi di puro orrore partirono dal punto della collisione, diramandosi velocemente in tutto il corpo -
- Ti prego, puoi non toccarmi? - ansimai, chiudendo gli occhi e facendomi trasportare.
- No - disse gelido - Devo portarti alla cella zero - Gelai e mi divincolai - Cosa? Ma non ho fatto nulla, mi sono comportato bene - sentii gli occhi pizzicare e lo stomaco rivoltarsi.
- Hai ucciso una persona. Questo è fare molto -Vendetta. Lui stava vendicando il suo dolore su di me.
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La cella zero. L.S.
FanficLa cella zero è un luogo di tortura, presente in alcune prigioni. Si narra, di guardie penitenziari che picchiavano, stupravano o torturavano alcuni detenuti. Da queste vicende, accadute realmente in alcuni carceri, parte questa storia. La guardia H...