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Dire che è stata facile è una bugia ma ne è valsa veramente la pena..

Avevo appena finito gli studi e volevo godermi la libertà tanto desiderata durante gli anni scolastici. Gli esami erano stati estenuanti, ardui ma avevo studiato tanto durante l'anno e riuscii a cavarmela egregiamente. Mi diplomai in perito tecnico, un lavoro di laboratorio che mi atraeva gia' da bambina e che ben presto avrei potuto intraprendere. Prima di iniziare, decisi che almeno per qualche mese volevo svagarmi, sfortunatamente però non avevo alcun amica perché tutto il mio tempo libero l'avevo passato a studiare, il risultato fu avere una vita triste e solitaria. L'unica mia consolazione era stato il regalo di compleanno che avevo ricevuto da mio padre quando compii diciotto anni.

Avevamo organizzato la mia festa in un ristorante molto accogliente, aveva un portico realizzato in legno con dei grandi lampadari in ferro battuto, dato che era inverno ci sistemarono all'interno, c'erano tavoli lunghi e scuri, il mio era addobbato con piccoli mazzi di rose bianche e candele bianche. Gli invitati arrivarono alle otto in punto, si sedettero e iniziarono a portare antipasti di pesce, di seguito risotto alla crema di scampi, a mio parere fu molto delizioso, frittura di calamari e un insalata mista. Ad un certo punto mi si avvicina mio padre dicendo:
< Vieni con me, ho una sorpresa per te>
< Cosa hai combinato?>
< Seguimi e lo scoprirai>
Incuriosita lo presi sotto braccio e ci avviammo nel parcheggio, gli dissi:
< Papa' dove mi porti?>
Vidi una bella peugeot nera con un fiocco rosso enorme, ero paralizzata, riuscii a dire:
< E' stupenda!>
< Ecco le chiavi>
Me le porse e io andai subito nell'abitacolo, non potevo credere che era mia, purtroppo non avevo la patente e non potevo provarla ma possederla era già un grande regalo. Tutti applaudirono, io ancora in preda al l'emozione piansi di gioia, mi recai all'interno del locale e stappai una bottiglia di spumante per festeggiare, si spensero le luci e arrivò la torta a forma di diciotto, all'unisoro mi cantarono:

" Tanti auguri a te,
Tanti auguri a te,
Tanti auguri ad Alexis,
Tanti auguri a te,
E la torta a noi"

Risposi:
< No no, la torta a me!>
Scoppiò una fragorosa risata, regalai ad ognuno un portachiavi raffigurante un orsacchiotto e dopo aver fatto le foto tornammo a casa a bordo della mia auto.

Abitavo in un piccolo quartiere nella periferia di Roma e non ci misi tanto a crearmi delle amicizie. Una di queste fu Sasha, la conobbi ad una festa che si tiene ogni anno ad Agosto, come tutte le sere me ne stavo con i miei genitori a casa ma quel giorno decidemmo di farci un giro al paese, montarono un grande palco su cui si esibivano  due ballerini ed un cantante, tutti ballavano seguendo i loro passi e mi aggregai anche io, ad un certo punto durante una pausa mi girai e vidi un bel chiosco di bevande, avevo una sete pazzesca e mi recai li per prendere una bottiglietta di acqua, vidi una ragazza che se ne stava seduta ad un tavolo con due ragazze, mi guardò un attimo e disse:
< Ciao, tu sei Alexis vero?>
< Si e tu chi sei? Non credo di averti mai visto>
< Io sono Sasha, non mi conosci, prendevamo lo stesso pullman per andare a scuola>
< Scusami ma non mi ricordo di te, che figuraccia.>
Ero impacciata, lei mi guardò e si mise a ridere, mi disse:
< Non preoccuparti, non è un dramma, ti presento le mie amiche, Valeria ed Eleonora>
Gli strinsi la mano, erano molto cordiali, mi invitatorono a sedere al tavolo e passammo una splendida serata. Il giorno seguente tornai di nuovo a quella festa e la trovai li, mi avvicinai e dissi:
< Ciao, non ti sei mossa da ieri?>
Sorrisi, lei mi scruto' per un po' e mi rispose:
< No, mi piaceva tanto questo posto che non me la sono sentita di abbandonarlo>
Era molto spiritosa, stavo bene in sua compagnia, aveva il mio stesso carattere estroverso, solare, semplice. Ben presto infatti diventammo amiche forse perche', come me, aveva un gran bisogno di distrarsi, fare nuove esperienze e conoscere persone nuove, ci creammo un gruppetto che la sera si riuniva e divertiva tra balli di gruppo e bancarelle. Un giorno mi disse:
< Alexis, ti va di andare a trovare un mio amico? Devo ammettere che mi piace e vorrei un tuo parere sincero. L'ho conosciuto tramite un amico in comune ad una festa di compleanno. Lo notai subito perché appena arrivai non aprii bocca dato che conoscevo solo il festeggiato, lui si avvicinò e si presentò, dopo di che mi fece conoscere il suo gruppo, non mi sentivo più isolata anzi, avevo l'impressione che gli avevo stuzzicato dell'interesse. Mi disse che lavorava in un negozio di telefonia vicino casa mia, spesso gli portavo un buon caffè e rimanevo li a parlare con lui. Non dico di essere innamorata ma vorrei capire se anche lui è interessato a me o magari mi vede semplicemente come un amica. Adesso che io e te abbiamo un rapporto splendido di amicizia, mi sono sentita in dovere di rivelarti questa cosa>
< Ne sono felice e spero realmente che lui abbia un interesse. Andiamo subito, sono curiosa.>
Arrivammo al negozio e con la scusa che il mio cellulare non funzionava più entrammo. Lui, un ragazzo con la corporatura esile, moro con capelli corti e faccia da bimbo ci salutò calorosamente:
<Ciao Sasha, come stai? E come ti posso aiutare?>
< Ciao Manuel innanzitutto voglio presentarti Alexis, purtroppo non funziona il suo telefono e quindi ho pensato, chi meglio di te poteva risolvere il problema?>
Lo stava adulando ma lui non sembrava accorgersene anzi rimase freddo e impassibile senza dire nemmeno una parola, lei si rabbuio' subito e per tagliare corto e alleggerire la tensione dissi che non sapevo utilizzare un' app e non riuscivo a leggere le email, mi mostrò i vari procedimenti da effettuare, notai che mi fissava insistentemente però pensai che magari era un suo modo di approcciarsi con i clienti, alla fine lo ringraziai e uscimmo. Gli dissi con il cuore in mano che secondo me non poteva perdere tempo dietro uno che nemmeno era lontanamente interessato a lei visto che era non curante dei suoi elogi e ben presto Sasha realizzò che fosse giunto il momento di trovarsi un ragazzo che la meritava. Passavamo tutti i giorni insieme dalla mattina alla sera e stavamo sempre in giro con la mia auto andando al mare, gelaterie, facendo lunghe passeggiate per il nostro piccolo quartiere, ci raccontavamo ogni cosa, un giorno ci capitò anche di essere  scambiate per sorelle perche' entrambe avevamo occhi marroni, capelli ricci castano scuri, occhiali neri e la corporatura snella. Il nostro ritrovo abituale era un parchetto per bambini non molto frequentato forse perché era un po' scarno di giochi infatti era  composto solo da due altalene e uno scivolo, gli unici bimbi che ci andavano eravamo proprio noi che usavamo quei giochi e ci divertivamo un sacco. Mia madre si chiese se abitassi ancora con lei perché effettivamente non mi vedeva mai, mi ricordava spesso che non stavo in albergo dato che a casa tornavo solo per dormire, era palesemente molto irritata perché non avevo la benché minima voglia di fare le faccende domestiche o cucinare, ma io volevo uscire, svagarmi senza nessun vincolo e nessuno che mi dicesse cosa fare. Che male c'era?

The Infinity Story # Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora