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L'indomani mattina ero nel mio letto avvolta da un piumone rosa con fiorellini bianchi, in quel bel tepore sognavo di abitare in una casa lussuosa, bel giardino curato con una fontana al centro in cui fluttuavano a intermittenza spruzzi d'acqua, mio marito che tornava da lavoro a bordo di una bella auto bianco panna, all'improvviso tutto svanisce, una voce in lontananza mi chiama:
< Alexis, svegliati è TARDI!>
Era mia madre, una donna di mezz'eta' ,bionda con i capelli raccolti in uno chignon, occhi castano chiaro con occhiali blu, statura media, snella, aveva le braccia incrociate e attendeva che mi alzassi. Gli dissi:
< Mamma, che ore sono? Sicuramente è prestissimo>
< Se per te le 11.00 di mattina è presto, va bene, hai ragione tu, scusa!>
< Scusa, non ho sentito la sveglia>
<Tu no, ma il vicinato si>
< Cinque minuti e mi preparo>
< Sbrigati, non ricordi che devi accompagnarmi a fare la visita dall'oculista?>
< Me ne ero dimenticata>
Saltai giù dal letto, andai in bagno, mi feci una doccia veloce, mi lavai i denti, presi i primi vestiti che mi capitarono, diedi un ultimo sguardo alla stanza, avevo un letto singolo attaccato alla parete, un ampio armadio che gli faceva da contorno, di fronte c'era una scrivania con un pc portatile e stampante, una sedia girevole e un bel tappeto nero con dei cerchi concentrici bianchi. Mi precipitai a prendere la macchina, mamma non aveva la patente ed ero io ad accompagnarla a fare le visite oppure per fare le compere, mio padre faceva l'autista di camion e stava fuori tutto il giorno quindi toccava a me provvedere agli spostamenti. Ci recammo allo studio dell'oculista e ci sedemmo nella sala d'aspetto, era piccolina con delle sedie blu di plastica appoggiate alle pareti, un piccolo tavolino quadrato pieno di riviste di gossip ed un cestino di vimini per la spazzatura. Dopo qualche minuto chiamarono mia madre e io approfittai della sua assenza per chiamare Alessandro, nel prendere il cellulare mi tremavano le mani, ero emozionatissima, trovai il suo nome e lo chiamai, appena rispose dissi:
< Buongiorno amore>
< Magari volevi dire buon pomeriggio, è mezzogiorno e mezza!>
Il suo tono di voce era ironico e sorrisi, continuai dicendo:
< Quanto sei spiritoso, mi sto sbellicando dalle risate, comunque dove sei?>
<Sto a casa, tra un po' pranzo, se vuoi venire mi farebbe molto piacere >
< Grazie dell'invito ma ho portato mia madre a fare una visita e dopo ritorno a casa ma la prossima volta vengo senz'altro, è una promessa>
< Ci conto allora, ci sentiamo dopo>
<Ok buon pranzo.>
Riagganciai, ero dispiaciuta perché avevo una voglia matta di correre da lui ma non potevo muovermi, mi recai allo studio e vidi mia mamma che stava uscendo, salimmo in auto e gli chiesi:
< Com'è andata?>
<Bene direi, tutto apposto fortunatamente, la vista non si è abbassata, vorrebbe operarmi ma io non ho nessuna intenzione di farlo>
Non gli piacevano le cliniche, ne aveva timore, aveva un carattere molto forte, le cose negative gli scivolavano addosso, non la scalfivano, era come se avesse una corazza, quel lato del suo carattere era uguale al mio, nulla ci abbatteva, trovavamo sempre soluzioni logiche a tutto ma quando si parlava di operazioni ed ospedali cambiava atteggiamento, non so dire il perché, non gliel'avevo mai chiesto ma una cosa era certa, solo se era strettamente necessario, si recava a malincuore dai dottori. Continuai a chiederle:
< Se stai bene così è inutile fare un operazione>
< Infatti è proprio quello che gli ho detto, lui era contrariato ma non importa>
<Volevo confidarti una cosa, mi sono fidanzata con un ragazzo fantastico, ho aspettato a dirtelo perché non voglio farti conoscere di nuovo una persona che poi scomparirà dalla nostra vita>
< Ragionamento maturo, sono fiera di te, quando vorrai puoi anche presentarmelo>
< Ne parlerò con lui e ti farò sapere.>
Tornammo a casa, non era grandissima ma andava benissimo perche' era come se vivessimo solo in due, io e la mamma, papa' non c'era quasi mai, fondamentalmente era costituita  da un salone composto da un mobile con delle vetrinette in cui mia madre esponeva una collezione di bamboline in ceramica molto graziose dai bei capelli ricci e vesiti del settecento dai colori vivaci e allegri,  bomboniere e servizi di tazzine da caffè, c'era inoltre un divano in pelle color crema e una televisione con mobiletto annesso, la cucina invece era in stile classico, con il tavolo al centro e sei sedie tutto rigorosamente in tinta chiara atta a dare più luminosità all'ambiente. Per pranzo optammo per un pasto veloce, panino con hamburger e patatine fritte, una cosetta leggera insomma, di solito cucinavo sempre qualcosa di più elaborato perché amo la cucina, ma da un po' di tempo non ero più interessata a tante cose, la mia testa era altrove e non potevo in nessun modo impedirgli di pensare. Dopo mangiato contattai Sasha e lei mi disse che si doveva incontrare con Gianluca, ero lieta di questa notizia, almeno essendo un amico di Alessandro potevamo uscire in quattro, avremmo potuto fare tantissime cose insieme, come viaggi, cene, di tutto. Dopo aver dato una sistemata in cucina, andai nella mia camera a leggere, optai per un giallo, questo genere mi è sempre piaciuto perché avevo l'istinto per capire come si erano svolti i fatti, nel momento in cui stavo scoprendo l'assassino mi suona il telefono, era il mio ragazzo risposi subito:
< Ciao amore, che fai?>
< Sto venendo a prenderti, andiamo a fare un giro>
Rimasi senza parole, non mi aspettavo che continuasse a sorprendermi, con il sorriso stampato in faccia gli risposi:
< Ma certo, appena arrivi fammi uno squillo>
Corsi subito in bagno, spazzolai i capelli, contornai gli occhi con l'eyeliner nero, misi un po' di mascara e un filo di lucida labbra, mi spruzzai il mio profumo preferito e guardai la mia immagine riflessa, ero pronta. Cinque minuti dopo arrivò il fatidico squillo e mi recai da lui. Vederlo li che mi aspettava in piedi era fantastico, appena mi vide la sua espressione cambio', mi fece un largo sorriso e allargò le braccia, gli corsi incontro e gli saltai in braccio e ci baciammo, l'incontro delle nostre labbra mi fece girare la testa, non riuscivamo a staccarci, era un legame forte, dopo un tempo interminabile lasciammo la presa. Mi aiuto' a salire in auto e partimmo, gli poggiai la testa sulla sua spalla e gli dissi:
< Dove andiamo?>
< E' una sorpresa>
<Un aiutino?>
<Assolutamente no>
Mi fece la linguaccia, io corrugai la fronte e risposi:
< Che bambinone che sei, non ti chiedo più nulla>
Scoppiò a ridere, fu una risata contagiosa, era una gioia vederlo così sorridente, mi disse:
< Siamo quasi arrivati, certo che voi donne siete molto curiose>
Rise di nuovo e gli diedi una gomitata, con lui stavo veramente bene, era la prima volta che avevo questa sensazione ed ero sicura che la nostra relazione sarebbe durata.

The Infinity Story # Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora