dodici

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MSK, Yellowcard

Quando apro gli occhi sento i capelli fuoriusciti dall'elastico cadermi sul volto, e la luce entra nella piccola stanza illuminando ogni cosa. Sposto piano le lenzuola e mi siedo, sfilo l'elastico e raccolgo nuovamente i capelli mentre mi alzo. Cammino a piedi nudi e so che se mia madre mi vedesse mi direbbe di non farlo, ma anche questa è una di quelle abitudini che non riesco a lasciare andare.

Recupero il cellulare e guardo l'orario, poi sposto lo sguardo da una parte all'altra della stanza e ho paura di sapere anche cosa direbbe mia madre se entrasse qui adesso e si rendesse conto che niente è al posto giusto. Che niente è dove dovrebbe essere, che ci sono troppi libri sulla scrivania e sparsi sulle mensole, insieme alle matite consumate e a vestiti tutti uguali.

Velocemente raccolgo i vestiti e sistemo i libri, il resto sarebbe da rifare completamente. Non sono mai stata ordinata nella maggior parte delle cose, nella maggior parte delle situazioni e la maggior parte delle volte. È un disordine che mi trascino dietro da sempre, che rispecchia il casino che ho dentro costantemente. Però, nonostante tutto, nel mio disordine trovo sempre ciò che cerco.

Due ore dopo sto uscendo, ho detto a mia madre di aspettarmi perché torno lì prima di andare al locale per il turno. Mi fermo da Darlene perché il sabato mattina ci vado sempre quando entrambe non abbiamo il turno a lavoro. La porta è aperta quando arrivo al suo piano, e lei è da sola.

«Hai già fatto colazione?» mi domanda, e io scuoto la testa mentre mi sfilo la giacca dalle spalle.

«Perfetto» dice e mi intima di seguirla fino al bancone della cucina. Mi siedo e lei ci gira intorno per versare del caffè a entrambe e mettere dei pancakes in un piatto comune. Mi mette la tazza davanti e poi si siede anche lei.

«Grazie» le dico e lei mi sorride, finisce il suo caffè prima ancora di iniziare a mangiare e non impiega molto a riempirla ancora. Nel mentre che solleva la tazza intravedo il piccolo tatuaggio che ha sul polso. È una farfalla azzurra, i contorni sono neri e sottili e credo che la rappresenti benissimo.

«Dovresti limitare il caffè» provo a farle capire anche se non è la prima volta che lo faccio, mentre prendo una frittella tra le mani e la spezzo. Darlene è caffeinomane, so che potrebbe resistere un giorno intero contando soltanto su tazze intere di caffè.

«Ne sono dipendente, lo sai» mi risponde sollevando le spalle e alternando il caffè a un pancake.

Sorrido. «Sì, lo so.»

«Ti vedo diversa» dice poi lei, spostando lo sguardo completamente su di me.

«Cosa intendi?»

«Non lo so, c'è qualcosa che non va?»

Io scuoto debolmente la testa e le dico di stare tranquilla, che sto bene. Poi però le chiedo: «Ricordi Alex?»

Lei sembra esitare per un istante, poi è scossa da qualcosa e allora replica. «Il ragazzo di Nina?»

«Ex. È venuto ieri al locale.»

«Cosa voleva?»

So che in realtà vorrebbe chiedermi se la ragione dietro tutto quanto sia Nina, però per adesso non lo fa e gliene sono grata. «Mi ha chiesto se c'è un posto per lui al locale.»

Darlene sembra sorpresa quasi quanto lo ero io quando Alex me l'ha chiesto, e io annuisco. «Solo che siamo al completo, e mi dispiace davvero, perché so che ne avrebbe bisogno.»

Ho parlato con Matt ieri sera, prima della chiusura, e mi ha detto che ha avuto la conferma che Tom non cerca nessun altro da assumere, che gli bastiamo io e lui, che come riserva ha già George.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora