A Elettra, la mia Eve e la mia persona.
Sempre con te.Not Today, Imagine Dragons
È venerdì e il locale è più vuoto del solito, ma è meglio così, anche se avrei bisogno di distrarmi, di non pensare e di spegnere la mente per un istante.
Raccolgo i bicchieri di vetro rimasti sul bancone con una mano riponendoli nella vasca e pulendolo ancora. Dei polsi si poggiano poi su di esso, e quando sollevo lo sguardo ci sono due occhi verdi a fissarmi come se fossi un'ancora di salvezza per qualcuno di insalvabile. Conosco quegli occhi.«Il solito» dice, e io non riesco neanche a guardarlo nel modo in cui vorrei perché lui continua. «Lo so che lo sai.»
Allora io abbasso i miei di occhi, perché è vero che lo so. Non lo so neanche come, però lo so. Le mie mani si muovono veloci e in pochi istanti un bicchiere pieno è tra di esse e poi scivola sul bancone. Lui lo afferra e mi guarda ancora, io non so che cosa fare. Non mi piace che la gente mi guardi, non mi piacciono le attenzioni e non ne sono alla ricerca al momento.
Un piccolo accenno di sorriso prende forma sulle sue labbra e io mi concedo un solo breve secondo per rendermene conto e per guardarlo, prima di continuare a pulire il bancone e di lasciare che i miei occhi cadano sul taccuino quasi rovinato rilegato accanto al bicchiere ancora pieno.
«Sapevi anche che te l'avrei chiesto» dice poi, e io sussulto debolmente. Poi si accorge che so anche del taccuino che si porta sempre dietro, quello su cui passa le ore a scriverci dentro come se fosse un rifugio. Un rifugio che sceglie di vivere ogni venerdì sera sempre alla stessa ora. «Sei attenta ai dettagli.»
Alzo lo sguardo su di lui e i suoi occhi sono più intensi di quanto credessi.
«Ti porto altro?»
«Allora parli» afferma sollevando il bicchiere e sorridendo ancora. Adesso c'è anche l'accenno di una fossetta che incide la sua guancia destra.
«Sorpresa» gli rispondo piatta e priva di entusiasmo. «Ma non sono qui per parlare.»
«Però ascolti» replica dopo qualche istante di silenzio, soltanto la musica leggera a basso volume risuona tra le pareti del locale. «Ogni giorno le persone entrano da quella porta, si siedono a questo bancone e parlano. Raccontano storie, alcuni quasi te le fanno vivere per il modo in cui le parole scivolano dalla loro bocca. E tu sei lì ad ascoltarli, uno per uno anche se fingi di non farlo, che non t'importa.»
Le sue parole si stanno ancora ripetendo nella mia mente quando mi chiedo perché mi stia dicendo tutto questo e perché lo stia facendo adesso. Quegli occhi verdi che non si spostano da me neanche quando solleva il bicchiere e se lo porta alla bocca. Neanche quando lascia all'alcol di scivolargli nelle vene senza opporre la minima resistenza.
«Forse quello attento sei tu» gli dico e lui sorride ancora, ma questa volta abbassa gli occhi, poi solleva un dito dal bicchiere che tiene tra le mani; un anello in argento glielo avvolge.
Non so bene quanto tempo passi prima che lui si alzi e recuperi delle monete dalle tasche dei suoi jeans neri consumati e li metta sul bancone. È davanti a me, io alzo lo sguardo e lui è sempre lì.
«Forse lo siamo entrambi» sussurra prima di voltarsi e lasciare il locale con il taccuino tra le mani.
—
È la stessa sera quando mi vedo con Eve. È tardi per entrambe ma non importa. Siamo a casa mia, ma non c'è nessun altro a parte noi. Prima c'era sempre qualcuno a casa mia, anche se era piena di gente e anche se c'erano i miei.
Da un po' però le cose sono cambiate. Da un po' a casa non ci voglio nessuno, perché da qui ci esci che dopo vuoi vorresti solo scappare via. Eve però sa tutto. Sa tutto e non me ne fa vergognare, ci viene comunque e mi fa sentire come se tutto andasse bene anche se non è vero. Quando non stiamo bene scappiamo da entrambe, ci recuperiamo a vicenda. E Eve c'è sempre, in ogni singolo istante. Mi parla di suo padre: il sorriso sulle sue labbra è piccolo ma è sincero mentre lo fa.
«Gli ho parlato di te» mi dice voltandosi a guardarmi.
«Davvero?»
Eve annuisce. «Gli ho detto di quando ci siamo conosciute, del modo in cui riusciamo sempre a salvarci a vicenda in qualche modo.»
Adesso sono io che sorrido, perché le parole di Eve sono così vere che mi fanno stare bene in un modo inspiegabile quando lasciano le sue labbra. Perché ci sono persone che nascono, persone che esistono, persone che combattono e persone che restano a guardare. Poi ci sono persone che semplicemente sono. E Eve è.
Mi ha trovata quando credevo di non avere più niente, quando Nina se n'è andata io ho trovato lei. È diversa da Darlene, e so che se perdessi Eve perderei anche me stessa. Quella me stessa che sto ancora cercando e faticando per farla restare.
«Gli ho anche fatto vedere una nostra foto, quella dove siamo in quel parco e tu sorridi. Mi ha detto che gli piacerebbe conoscerti e che pensa tu sia una bella persona.» Abbiamo scattato quella foto e non sappiamo neanche in che modo, ma eravamo felici. Con il nostro poco, con il nostro giusto, ma eravamo felici.
«Mi conoscerà» le assicuro, e lo faccio perché voglio davvero che succeda.
Non ho mai conosciuto i genitori di Eve, non sono mai stata a casa sua quando c'erano anche loro. Riuscivamo a comprenderci anche prima di sapere quanto fossimo simili. Io e Eve non ci conosciamo da tutta la vita, la nostra non è quell'amicizia che nasce quando ancora non riesci a pronunciare bene neanche il tuo nome, ma ci siamo vissute talmente tanto in così poco che quello che abbiamo è anche migliore di qualcosa che sopravvive ad anni.
Ci siamo tenute i capelli quando eravamo consapevoli di essere troppo ubriache ma abbiamo continuato a bere comunque, ci siamo tenute quella canna tra le dita per una sola volta perché poi ci ha fatto schifo e non ci abbiamo neanche più provato. Ci siamo tenute la mano quando nessun altro c'era, sappiamo scavare dentro l'altra senza superare nessun limite e ci siamo accettate nonostante tutti i demoni e le colpe che gravano sulle nostre spalle.
Eve riesce ad essere sempre con me, come se in ogni momento in cui penso di stare per crollare lei lo sentisse, e allora è lì. Dice che sono la luce dopo la tempesta, mentre lei per me è stata la luce durante la tempesta. Eve è ciò di cui avrò sempre bisogno. Eve è la mia persona.
«Sai, io ho tanta speranza» mi dice poi, e i suoi occhi grandi cercano i miei.
«Anch'io» sussurro guardandola e sorridendole, perché se io ho ancora una speranza è soprattutto grazie a lei.
A/N
A questo punto la storia sta iniziando a prendere forma, e vorrei davvero sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere leggere le vostre opinioni!
Un abbraccio,
september199six
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𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]
Fanfiction«A volte siamo semplicemente insalvabili.» Cover / logaphile All rights deserved / september199six