epilogo - utopia

3.4K 163 24
                                    

A Martina
A Carmela
E a chi ha
il coraggio
di restare

Can't help falling in love - Haley Reinheart (cover)

Cammino confondendomi tra la gente come ogni giorno, però oggi è diverso. È una calda giornata di aprile e il sole riscalda le mie braccia scoperte, ma sto bene.

Ho pensato tanto a questo giorno: a come sarebbe andato e se poche ore possano addirittura farmi vacillare dall'equilibrio che, dopo tanto tempo, sono riuscita a ritrovare. Provo a non avere alcuna aspettativa; questa è una di quelle cose che non sono cambiate.

Il mio passo è sempre veloce e costante; fa sempre parte di quelle cose. Nonostante tutto questa abitudine non l'ho mai persa. Ad essere cambiato è il fatto che ho imparato a fermarmi: per comprendere, per concedermi il tempo che non mi sono mai concessa, per prendere aria prima di ripartire.

Seguo le indicazioni che ormai ho memorizzato, perché ci sono passata davanti talmente tante volte che potrei arrivarci in qualunque condizione. Lo vedo da lontano, dall'altra parte del marciapiede. Lo vedo e sono già senza fiato, anche se mi trovo soltanto all'inizio di questo epilogo.

Recupero il biglietto che ho stampato ieri e lo tengo stretto tra le mani come se fosse la cosa più preziosa che abbia mai trattenuto tra le dita. Varco l'ingresso e timbro il biglietto, poi supero i tornelli: sono dentro. Mi avvicino al tabellone con la planimetria e sento il cuore accelerare quando trovo quello che stavo cercando, quello per cui sono qua oggi. Memorizzo le indicazioni perché non voglio dover indugiare ancora; salgo le scale e nel frattempo mi guardo intorno provando ad assorbire tutto quello che questo posto racchiude e che ho sognato per anni. Vorrei potermi fermare ad osservare, a studiare qualcosa che non ho mai visto; vorrei potermi stupire davanti ogni singolo angolo, ma per farlo avrò altro tempo. Per farlo tornerò.

Mi fermo solo quando sono davanti alla stanza giusta, a quella che mi sono chiesta come fosse e se fossi mai riuscita a vedere da vicino. Eccoci qua, Mia: sei a un passo da uno dei tuoi sogni più grandi.

Ho trascorso ore ad immaginare la disposizione di questa sala, di essere da sola così da potermi prendere tutto il tempo di cui avessi bisogno; di ripagarmi per tutta l'attesa. Il mio sguardo si sposta da una tela all'altra con il cuore già pieno, ma è quando mi avvicino al mio che si ferma completamente. Provo a sospirare ma mi manca il respiro: nonostante tutto il tempo passato a sognarlo, neanche la più vivida immaginazione riuscirebbe a raggiungere anche minimamente quello che io ho davanti adesso e che sto guardando con il cuore letteralmente tra le mani. Sento gli occhi riempirsi di lacrime, mentre riesco quasi a percepire i movimenti del pennello come se i colori fossero scivolati in quel modo sulla mia pelle e non sulla tela. Solo che manca ancora qualcosa; ed è quel pezzo che ha lasciato un vuoto nel mio petto che niente e nessuno potrà mai colmare se non lui.

Le poche persone che ho distrattamente intravisto mentre vi entravo escono dalla sala improvvisamente, e lo fanno tutte insieme. Ci sono dei sussurri, delle voci ovattate e poi dei passi. Dei passi che posso appartenere soltanto ad una persona. Sono quei passi. Quelli leggeri, lenti, resi dal suono che la suola dello stivaletto produce quando colpisce il pavimento.

Non mi volto ancora, ma so che è qui. Lo sento. Percepisco il cuore rimbombarmi nel petto con la sensazione che possa arrestarsi da un momento all'altro per quanto i battiti siano accelerati. E so che è lui perché non è cambiato niente; lo riconoscerei ovunque. È passato così tanto.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora