diciotto

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O — Coldplay

Ad un certo punto della serata sento il bisogno di una sigaretta, perché sono riuscita ad evitare la sensazione che mi opprimeva per qualche ora, solo che adesso è tornata, ed è sempre lì.

«Esco a fumare» dico recuperandone una dal pacchetto nella borsa. Porto la giacca con me mentre mi alzo, e guardo Darlene annuire mentre è poggiata con la testa sulla spalla di Matt, Eve invece mi chiede se voglio compagnia. È anche lei con Francis quindi le dico che sto bene così, che mi serve soltanto una boccata d'aria.

Guardo anche Harry di sfuggita quando gli passo davanti; sta parlando con Matt di qualcosa che non sono riuscita a seguire nel modo in cui avrei voluto.

Quando esco sul balcone di Darlene l'aria gelida mi sferza il volto come se fosse una lama, ma mi ci abituo e porto la sigaretta alla bocca. Cerco l'accendino nelle tasche della giacca perché ho dimenticato di prenderlo dalla borsa, e la mia unica speranza è quella di averlo spostato, o al massimo di averne uno di scorta. Solo che non c'è.

«Dannazione» impreco a bassa voce, poi sento una risata che conosco poco, che forse non ho mai ascoltato, anche se capisco subito a chi appartenga.

«Cerchi questo?» dice Harry nello stesso momento in cui io mi volto verso di lui. Ha il suo accendino tra le dita insieme ad una sigaretta.

Non so quanto tempo passi prima che io annuisca, ma so che si avvicina e io porto la sigaretta alle labbra quando è lui ad accenderla e una prima, grande nuvola di fumo rilascia la mia bocca. Lui fa lo stesso e io osservo ogni suo movimento; si copre quasi metà volto con una mano per fare lo stesso con la sigaretta. Tiene gli occhi bassi e le sue labbra sembrano prendere vita nel momento in cui la fiamma viene rilasciata.

«Da quanto fumi?» mi domanda, appoggiandosi alla ringhiera con entrambe le braccia. Anche lui ha rimesso il cappotto scuro, solo che riesco ancora ad intravedere la collana che ricade sul suo petto scoperto dai bottoni lasciati aperti della camicia. 

Io sorrido, perché può sembrare la domanda più banale che lui potesse farmi, solo che per me non lo è. Sento gli occhi di Harry su di me, perché lo ha capito anche lui che con me le domande dalle risposte semplici non esistono. Tuttavia mi lascia il tempo per rispondergli, non gli importa di riempire gli spazi con altre parole.

«Era verso la metà del liceo più o meno, ma ho cominciato a farlo di più verso l'ultimo anno. Non avevo altro, e non l'ho fatto per sembrare più grande o per il motivo generale per cui tutti iniziano a farlo» nel mentre faccio un tiro, prima di continuare, ricordando quel giorno che poi è diventato giorni. «Avevo bisogno di qualcosa che mi distraesse, che mi facesse uscire dall'ordinario, dalle abitudini. Qualcosa che avevo deciso io e che non mi era stato imposto da nessuno.»

«Pensi di essere ordinaria?» mi chiede ancora Harry dopo qualche istante, e io mi volto verso di lui con la sigaretta che continua a consumarsi tra le nostre dita.

«Sono legata alle abitudini» gli rispondo, ma lui sorride e scuote la testa.

«Sono due cose diverse, Mia. Non ti ho chiesto questo.»

Io sospiro e torno a guardare davanti a me. «A volte penso ancora di esserlo. Di non riuscire a sradicarmi nel modo in cui vorrei.»

«Le altre volte?»

«È molto più complicato di così, Harry» dico e mentre lo faccio mi volto per guardarlo.

Lui fa lo stesso, siamo più vicini di quanto credessimo mentre le sigarette continuano a consumarsi tra le nostre dita. «Con te tutto sembra esserlo.»

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora