due

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Terrible Love, Birdy

Nina la conoscevo da una vita. O almeno credevo che fosse così fino a quando non ha deciso che neanche per lei restare valeva la pena. Non per me, non per noi.
Nina era anche tutto ciò che avevo. O meglio, tutto quello che credevo di avere. Era il mio pilastro, la colonna portante che mi sosteneva anche quando non ne avevo bisogno. Credevo che un legame così potesse spezzarsi, perché tutto prima o poi si crepa, ma credevo che poi noi saremmo riuscite a ricucirlo. Mi sbagliavo.

È successo tutto all'improvviso, il giorno prima sei qualcuno e quello dopo sei qualcun altro. A volte sei niente, a volte sei nessuno. A volte mi chiedo se io sia mai stata davvero qualcuno. Teneva a me, di questo ne sono certa. Ci tenevamo entrambe e lo abbiamo dimostrato tante volte, in tanti istanti che per altri erano soltanto insignificanti dettagli.

Ma ho dovuto imparare che tutto finisce, che niente dura per sempre. Neanche la certezza che credevo di avere con Nina. Mi ha fatto male, ce lo siamo fatto a vicenda, ma io non ho mai smesso di mettere ciò che ci legava al primo posto, mentre lei lo ha fatto. C'era sempre soltanto lei. Lei prima, io dopo. Io ero sempre stata la parte debole, quella più fragile e quella che si spezzava prima. Lei invece era quella forte, quella determinata e quella sulla bocca di tutti. Voleva che la gente parlasse di lei, voleva che tutti la ammirassero. Io lo facevo. Era sempre bellissima: non usciva di casa se non aveva ogni cosa al suo posto, dal colore dei vestiti al contorno marcato della matita nera intorno agli occhi.

Io la ammiravo e a volte avrei voluto poter essere come lei, ma semplicemente non lo ero, ed era per questo che ci completavamo. Era per questo che andavamo bene insieme, così diverse eppure così compatibili. È sempre stato così, e a me è sempre andato bene, anche se la gente mi diceva che dovevo farle capire che potevamo essere sullo stesso livello. Ho tante colpe nei suoi confronti, ma anche lei ne ha nei miei. Solo che poi tornavamo sempre. E solo che poi non siamo più tornate.

Quando se n'è andata credevo di aver perso tutto, perché era l'unica che credevo non l'avrebbe fatto. Tanti anni mandati a puttane, troppe lacrime che ancora mi ritrovo a versare per lei quando so che non le merita.

Avevamo sedici anni quando avemmo la nostra prima crepa, la nostra prima rottura che sembrava irreparabile. Era stata colpa mia quella volta, solo che io non volevo ammetterlo davvero. E nonostante quello, fu lei a venire da me.
Passarono altri anni. Nessuna crepa si aggiunse a quella, e ciò che avevamo perduto aveva anche risanato la ferita.

«Non ci sono stasera, gli ho promesso che vado da lui», mi disse un giorno, io annuii con un sorriso sulle labbra.

Nina aveva la sua storia e guardava lui come si guardano due persone che sanno di appartenersi. Io non ce l'avevo. Non l'avevo mai avuta e lei non era la mia, ma mi aiutava a rendere meno evidente a me stessa quella mancanza che c'era e che sentivo, anche se lo negavo. Lei era l'unica a saperlo.
Mi dava i miei tempi, ma non mi ha mai messa al primo posto quando si trattava della sua storia d'amore.

«Tu non capisci», sosteneva. «È perché non sei mai stata innamorata.»

Magari era vero, magari se lo fossi stata l'avrei capita un po' di più. Avrei capito come ci si sente, avrei dato tutto di me stessa a quella persona come lei faceva con lui.

«Domani non c'è, facciamo qualcosa insieme», mi chiedeva quando lui non c'era e lei non voleva restare da sola.

«Mi vuoi soltanto quando non c'è?», io le replicavo ogni volta con un sorriso sul volto mentre non la guardavo e mentre dentro qualcosa di diverso a come mi mostravo a lei lo sentivo. Sapevo che lei teneva a me, ma non riuscivo a nascondere del tutto a me stessa che a volte mi sentissi come un'alternativa, qualcosa a cui puoi rinunciare se hai la prima scelta davanti.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora