Vuoi farti scoprire?

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Appena svoltiamo il primo angolo mi pento della mia scelta.
Non ho la minima idea di che diavolo voglia fare.
Per quanto ne sò, potrebbe anche decidere di rapinare una banca.
Spero solo di non mettermi nei guai.

Shawn, vedendo la mia espressione palesemente proccupata, domanda:
"Chris? Hai cambiato idea?"
Cerca di trattenere una risata.
"Certo che no."
"Non dobbiamo uccidere nessuno"- esclama con tono divertito.
"Ah-ah"

Proseguiamo per altri corridoi, finchè ci ritroviamo nella parte d'istituto dedicata alle aule. C'è davvero pochissima luce.
Shawn si ferma di colpo davanti ad una porta e quasi vado a sbattere contro la sua schiena.
"Hey!"- urlo.
"Shh"- dice mettendomi una mano davanti alla bocca- "cos'è, vuoi farti scoprire?"
Il suo viso è a qualche centimetro dal mio, tanto che sento il suo respiro solleticarmi la fronte.
Scuoto la testa, sperando che non abbia notato il mio sussulto al suo tocco.
Lentamente toglie la mano e apre la porta dell'aula.

Per ovvi motivi, è vuota.
File e file di banchi sono allineati davanti alla lunga cattedra, dove sono disposte alcune scartoffie, qualche penna e un laptop.
"Bingo."- dice Shawn, avvicinandosi alla cattedra.
Si accomoda sulla sedia e solleva, con noncuranza, lo schermo del computer.
"Shawn, non credo che questo computer sia tuo..."
"Decisamente no."- ridacchia.
"Di chi è...?"
Distoglie lo sguardo dallo schermo e mi guarda.
"Ti ricordi oggi che ti ho parlato del professor Barnez?"
Io annuisco.
"Ecco, suo."
"D'accordo, ma che hai intenzione di fare?"
Lui non risponde, limitandosi a chiedere:
"Che corso segui di matematica?"
"Non lo so, ma...aspetta! Ho qui il foglio."- tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il foglio con annotati tutti gli orari dei corsi e lo passo a Shawn che, con la luce emanata dallo schermo del computer, scorre la lista.
"Corso di matematica...seconda ora...mr.Barnez!"- "Ah, comunque anche io e Joye seguiamo il suo corso."- mi sorride dolcemente.

Almeno non sarò completamente sola...- penso.
Per una volta la fortuna sembra giocare dalla mia parte.

Shawn torna a rivolgere l'attenzione sul computer, collegandolo con un cavo al suo IPhone.
Io lo osservo "lavorare", incantata da come la luce lunare proveniente dalle finestre gli proietti ombre sul volto.
Un forte urlo fa sobbalzare entrambi:
"CHI È LÀ?? STUPIDI RAGAZZINI, NON ME LA FATE STA VOLTA!"
Shawn chiude velocemente lo schermo e si nasconde sotto la cattedra, tirandomi giù con lui.
Cado sbattendo dolorosamente il sedere contro il pavimento, creando un gran rumore.
Shawn, trattenendo una risata, mi fa segno di star zitta.
Dei passi lontani si muovono con rapiditá e, dal rumore che fanno, sembrano molto infuriati.
Pian piano si fanno vicini, finchè si fermano davanti alla porta della nostra aula.
Vedo Shawn col fiato corto per lo spavento e, essendo rivolta verso di lui, riesco a sentire per un secondo il suo cuore battere velocemente.

Come il mio, del resto.

Nonostante potremmo essere scoperti da un momento all'altro, mi sento...bene.
Il suo fiato che mi sollettica i capelli, i suoi occhi marroni che mi guardano...
Ad un tratto la porta si spalanca, facendomi perdere un battito.
Sento Shawn trattenere il respiro. Sembra sapere esattamente cosa fare, come se stesse recitando un copione. Come se queste situazioni gli capitassero tutti i giorni.
Vedo un paio di enormi scarponi marroni camminare verso i banchi, per poi girarci in torno.
Lentamente si avvia verso il piccolo armadio di legno nell'angolo e, con fare fulmineo, spalanca le ante, sperando di trovarci qualcuno all'interno.
Lentamente richiude l'armadio.
Shawn, evidentemente divertito, si lascia sfuggire un accenno di risata.
L'uomo, incuriosito dallo strano rumore, rinizia a girare fra i banchi.
Dopo qualche secondo esce dalla stanza, lasciano di nuovo soli me e Shawn.
Restiamo sotto la cattedra in completo silenzio finchè il rumore dei passi svanisce.
Shawn sospira.
"Oh, sta volta c'è davvero mancato un pelo che Buss mi sbattesse fuori a calci in culo."
Allora non mi ero sbagliata, non è certo la prima volta che si ritrova in situazioni del genere.
Sospiro anch'io per il mancato pericolo, e faccio per alzarmi, ma Shawn mi trattiene.
"No, sto così comodo..."- mugula.
Lei mie guance vanno, per la milionesima volta in quella giornata, a fuoco.
Ignorando le sue parole mi rimetto in piedi. Lui mi segue a ruota.
"Possiamo andare ora?"- domando, ancora imbarazzata.
"Aspetta, devo fare un'ultima cosa."
Riapre il computer e si riaccomoda sulla sedia.
Dopo qualche secondo esclama: "Finito! Possiamo andare..."
Insieme ci dirigiamo verso la porta e, dopo aver controllato se fosse via libera, ci fiondiamo in corridoio.

BETTER THAN HE CAN - Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora