5 - Work.

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«La ringrazio signor Clifford, le faremo sapere il prima possibile», asserì l'uomo dietro la scrivania.

Michael sorrise, salutò un'ultima volta e poi uscì dall'ufficio, scortato dalla segretaria.

«Come sono andato?», domandò alla ragazza, con cui aveva fatto amicizia poco prima mentre aspettava che il signor Reed gli facesse il colloquio.

«Molto bene, anzi, splendidamente. Le tue foto erano superbe, poi a lui piacciono le iniziative e la tua lo ha impressionato, ci sono ottime probabilità che ti assuma», lo rassicurò Lucy, entusiasta.

Michael aveva fatto un eccellente colloquio, era stato sciolto, pronto a qualsiasi domanda. Il suo talento nelle foto era davvero impressionante e, senza che lui lo sapesse, il signor Reed stava già lavorando ai moduli che avrebbe dovuto completare per l'assunzione.

L'album di foto di Michael l'aveva lasciato di stucco, ce n'erano pochi così bravi e con un talento naturale.

Sapeva fotografare di tutto: dai paesaggi alle persone, dalla frutta agli animali.

«Davvero? Non sono sembrato nervoso?», chiese il tinto.

«No, assolutamente. L'avevi già ammaliato, con l'ultima risposta è diventato tuo. Se avesse potuto si sarebbe prostrato ai tuoi piedi», disse Lucy.

«Così esageri.»

Michael arrossì leggermente e ripensò alle sue ultime parole.

«Perché crede di essere adatto a lavorare per noi?», chiese il signor Reed.

«Sarò sincero con lei», iniziò. «Non sono il tipo che viene visto di buon occhio da tutti, forse per il mio aspetto, per il mio carattere esigente e caparbio, ma so che voi non siete la solita agenzia convenzionale. Siete un'agenzia importante, ma che deve ancora arrivare alla vetta, ed io voglio esserci quando accadrà, magari anche grazie al mio lavoro. Lo ammetto, non sarà una passeggiata lavorare con me, sia per i modelli che per lo staff, ma io le prometto che metterò un po' di me stesso in tutte le fotografie.»

Sorrise fiero di sé stesso e delle sue parole.

«Ti richiameranno di sicuro, stanne certo.»

Michael salutò Lucy ed entrò nell'ascensore, cliccando sul tasto del piano terra.

Per lui sarebbe stato un sogno essere assunto da quell'agenzia, era una delle più importanti dell'Australia e si stava allagando anche negli Stati Uniti.

La fotografia era la sua passione più grande, dopo la musica, ma purtroppo non c'erano tanti lavori da musicista come ce n'erano per i fotografi.

E poi, chi gli evitava di inserire la musica in qualche progetto? Il signor Reed era entusiasta di lui, non sarebbe stato difficile convincerlo.

Michael sapeva essere ipnotico.

Arrivò alla sua auto, salì e partì. Picchiettò ripetutamente sul volante, finché non notò un oggetto scintillante per terra.

Si chinò per un secondo e lo afferrò, cercando di mantenere lo sguardo fisso sulla strada.

Quello nella sua mano era un braccialetto, fatto come una catena, con una L su un ciondolo a forma di plettro.

La mente di Michael corse subito al biondino che aveva accompagnato la sera precedente a casa, ricordandosi di averglielo notato al polso sinistro.

Come aveva fatto a cadergli?

Decise di metterselo una volta arrivato a casa, così si sarebbe ricordato di restituirglielo, e lo mise in tasca.

Luke rimase nei pensieri del più grande per tutto il tragitto fino a casa.

Quei capelli color grano, la barbetta incolta, gli occhi cerulei, la sua altezza che prorompeva su quella di Michael, ma che era incredibilmente sexy, le spalle... oh, quelle spalle su cui Michael avrebbe voluto lasciare dei succhiotti, per mostrare a tutti che lui era suo, ed infine il sorriso... quando sorrideva spingeva la lingua contro i denti, rendendo il tutto più adorabile, ma anche più fottutamente sexy.

Avrebbe voluto poterlo spogliare, metterlo sotto di lui e penetrarlo con delle spinte decise, ma dolci. Mentre lo facevano lo avrebbe baciato, mordendogli il labbro fino a farlo sanguinare, perché, nonostante non sembrasse il tipo, sapeva che Luke era un ragazzo a cui piaceva essere dominato, essere messo in punizione...

No, basta, Luke era il fidanzato di Cheryl, non poteva avere quei pensieri su di lui.

Ma, senza neanche accorgersene, si ritrovò con un'erezione stretta nei jeans.

«Merda», mormorò premendo con più forza sull'acceleratore.

Arrivò a casa in pochi minuti, parcheggiò nel vialetto e corse in casa. Per fortuna era solo, visto che sua madre era al lavoro.

Salì al piano superiore, dove si trovava il bagno, entrò, si slacciò i pantaloni e li tirò giù, insieme ai boxer.

Prese il suo membro con la mano ed iniziò a masturbarsi, gemendo senza ritegno.

Quel ragazzo biondo sembrava così insopportabile, carino con la sua famiglia, che aveva preso il suo posto, ma non si aspettava di certo che il giorno dopo sarebbe venuto pensando alle sue labbra su di lui.

Michael decise di farsi una doccia, per sciacquarsi via tutto lo sperma, e con lui i pensieri su quel biondino.

Luke era entrato nei suoi pensieri con una facilità assoluta, Michael non si era accorto quanto quel ragazzo lo avesse ammaliato.

Era così bello.

Uscì dalla doccia e con un asciugamano in vita scese al piano di sotto, solo dopo aver messo i suoi vestiti a lavare.

Si mise a cucinare tranquillamente, anche se ogni tanto lasciava qualche gocciolina in giro. Mentre l'acqua per la pasta bolliva salì al piano di sopra e si vestì.

Tornò di sotto giusto in tempo per sentire il suo cellulare squillare, così lo afferrò e rispose senza guardare il nome sul display.

«Pronto?», fece andando in cucina.

«Hey Mike! Perché non mi hai avvisato quando atterravi, testa di cazzo?»

Michael rise sonoramente sentendo la voce del suo migliore amico, Calum.

«Scusa, amico. Tu invece?», domandò.

Calum e Michael erano compagni di stanza alla confraternita e frequentavano alcuni corsi insieme, l'unica differenza era che Calum non amava stare dietro alla fotocamera, ma davanti.

Era un modello e lui e Michael si erano aiutati a vicenda per i propri book.

«Io sono appena atterrato», rispose Calum.

«Dove esattamente? In Cina, a casa tua?», schernì Michael.

«No, coglione, in Australia, a Sidney», rise l'amico, ma Michael non stava ridendo.

«Hai detto Sidney, sul serio?»

«Sì. Cazzo, amico, siamo stati quattro anni nella stessa stanza e tu non sapevi che vengo da Sidney?»

«Oh merda, okay, se vuoi ti vengo a prendere all'aeroporto», propose Michael.

«Perfetto.»

Passate a leggere l'altra mia Muke "Payphone" se vi va ;) è una storia breve.

- Vic xx

storm ❅ mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora