30 - «Be strong for me».

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Correva, correva e correva.

Qualcuno urlava, urlava ed urlava, e Luke era sicuro di chi fosse quel qualcuno.

Gli piangeva il cuore sentendo quelle urla strazianti, quelle urla di dolore, ma gli davano anche una minima speranza che Michael fosse ancora vivo.

«Merda, cazzo, porca puttana!», urlò il maggiore con una voce sovrumana, poi continuò a gridare dal dolore.

Ripensava ancora a quanto fosse stato stupido.

Le strade erano bagnate, le gomme dell'auto scivolavano sull'asfalto, ma a Michael non importava. Continuava a tenere il piede sull'acceleratore, in quel momento avrebbe voluto proprio schiantarsi a tutta velocità contro un muro.

I suoi occhi erano appannati dalle lacrime, il suo corpo veniva scosso da continui singhiozzi e le sue mani stringevano con forza il volante. Il suo labbro inferiore era sotto la tortura incessante dei suoi denti, che con una stretta eccessiva lo tagliarono, facendolo sanguinare.

«Merda», singhiozzò il ragazzo. Portò la mano destra a pulirsi il sangue e in quel preciso istante accadde.

Le ruote dell'auto sbandarono.
Michael perse il controllo.
La sua macchina finì fuori strada.

In pochi secondi lui si ritrovò con il veicolo contro un albero. Per fortuna l'airbag impedì che prendesse un colpo in testa, anche se temeva ugualmente di morire per il cuore che batteva troppo forte.

«Oh gesù», disse, portandosi una mano sul petto. Poi si toccò il viso, le gambe e l'addome.
«Sono vivo», constatò, successivamente scoppiò a ridere.

Se l'era vista brutta, cazzo.

Quello sbandamento lo interpretò come un segno del destino.

Aveva abbassato la guardia per un secondo e tutto si era capovolto, senza che lui se ne accorgesse. Però era ancora vivo. Stava bene.

Aveva avuto delle difficoltà ma era ancora vivo, si sarebbe rialzato, non aveva permesso a Luke di ucciderlo.

Luke era stato il suo sbandamento, ma Michael era ancora vivo.

Sorrise e, in un gesto impulsivo, decise di scendere dalla macchina e urlare al cielo che lui ce l'aveva fatta, era ancora vivo.

«Questo è per te, Luke!», urlò. «Gran pezzo di merda, io sono ancora vivo, non mi farò uccidere da te! Vaffanculo, Hemmings!»

Rise a gran voce. Era vivo.

«Sei solo un pezzo di str-», non terminò la frase che un ramo di un albero lo colpì in pieno, facendolo sollevare in aria.

Poi svenne.

Non sapeva quanto si era allontanato, sapeva solo che era stato un fottuto stupido.

Non poteva combattere la tempesta.

E sapete il perché?

Perché non poteva combattere contro se stesso. Lui, insieme a Luke, era la tempesta.

E, mettendosi contro loro due, contro il loro amore, contro due ragazzi che avrebbero fatto di tutto pur di stare insieme, ne sarebbe uscito sconfitto.

Infatti, in quel momento, si ritrovava sdraiato al suolo con un lacerante dolore allo stomaco e alla cassa toracica.

Probabilmente si era rotto qualche costola, un dolore lancinante.

storm ❅ mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora