Chapter 7.

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Gli Sky People se la stanno cavando bene durante il loro primo inverno, Dinah dice a Clarke una sera. Le loro trappole hanno catturato tre orsi nell'ultimo mese e hanno recuperato un sacco di spesse coperte per allontanare il freddo.

Non menziona dove hanno trovato le coperte, ma quando Clarke trema Dinah le passa una mano rassicurante lungo la schiena, come se sapesse.

Una volta che ha finito d'intrecciare i capelli di Clarke e di alimentare il fuoco, Dinah si asciuga le mani sui pantaloni e augura buonanotte. Prima di chiudere la porta si volta indietro e guarda Clarke con occhi gentili e stanchi.

"So che il tuo cammino non è stato uno di quelli facili," dice Dinah, e Clarke sa che le sue parole sono solo sue. "Non ne ho fatto menzione perché è meglio lasciare il passato indisturbato."

Clarke annuisce, cercando di trattenere il pizzicore nei suoi occhi; anche sentire delle sue difficoltà riconosciute nelle pugnalate astratte attraverso gli strati scoloriti del tempo. Dinah la osserva per un lungo momento.

"Hai mai sentito la frase 'sonraun souda kik raun' Clarke?"

"No," sussurra lei. "Cosa significa?"

"È un vecchio, vecchio detto. Mia madre me lo insegnò quando mio fratello piccolo si ammalò e morì. Sonrau souda kik raun. La vita dev'essere vissuta." Dinah china il capo e afferra la maniglia. "L'unico modo è in avanti."

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Quella notte Clarke sogna di essere sott'acqua.

I suoi polmoni si sforzano di respirare e lei scalcia e scalcia e scalcia, sentendo come l'acqua crolla sotto le sue gambe e scorre tra le sue dita.

Il sole è lì, sfuocato e luminoso al di sopra della superficie, ma non importa quanto lei ci stia provando, non si avvicina. Le onde rotolano a riva, in superficie, e lei pensa che ci sarebbe una certa pace nel lasciarsi trascinare sotto. Disperazione scorre lungo le sue vene, brucia attraverso i suoi muscoli stanchi.

Prende un lungo, profondo respiro.

Clarke si sveglia senza fiato con il cuore che le martella nel petto e calde lacrime che scorrono lungo il suo viso. Presto una risatina risuona nella sua gola, e poi ride, si raddoppia, fino a quando le lacrime per la felicità si mischiano a quelle per la tristezza.

Lei non è annegata.

Lei non è annegata ed è sollevata.

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Il camino nella stanza di Lexa è tre volte più grande di quello nella camera di Clarke.

Loro vanno lì a volte per riscaldarsi dopo essere state fuori nel freddo a lungo, specialmente quando la neve è abbastanza bagnata per fare le palle di neve.

Per un osservatore inesperto gli alloggi di Lexa potrebbero apparire spogli, ma per Clarke il minimalismo fa risaltare quei pochi tocchi personali ancora di più; ci sono tre libri impilati ordinatamente sul tavolo accanto al letto, un fiore secco appuntato sulla pergamena appeso al muro, una corona di ramoscelli sul davanzale.

Clarke ha bisogno di un paio di visite per notare i reliquie del passato di Lexa – la familiare treccia posata sulla cassettiera, una spada con una "G" incisa sull'elsa poggiata sul pavimento, e una collana con una pietra gialla pendente da un gancio, parte della catena macchiata con qualcosa che non è ruggine.

Clarke tiene i suoi fantasmi nascosti sottoterra, ma Lexa – lei dorme in mezzo ai suoi.  

Love on the Ground [Clexa]Where stories live. Discover now