Chapter 8.

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Davanti al camino c'è una grande sedia. È come una versione più spoglia del trono di Lexa, più ampia e coperta di pellicce. Entrambe riescono a starci.

Quando tornano dentro, Clarke di solito si siede con le ginocchia al petto fino a quando i suoi denti smettono di battere. Poi si rilassa sotto la coperta che Lexa drappeggia su di loro e si raggomitola al suo fianco. Il suo momento preferito è quando Lexa trova la sua mano sotto le coperte e preme i palmi di Clarke insieme prima di far scorrere le proprie mani sopra di essi, avanti e indietro, avanti e indietro, riscaldandoli con l'attrito.

C'erano dei gruppi spirituali sull'Arca, anche se la famiglia di Clarke non aveva mai preso parte ad una di quelle cose. Li aveva sempre invidiati un po' – il fatto che qualsiasi cosa in cui credessero fosse per loro fonte di conforto.

La notte dopo aver seppellito Wells, Clarke sgattaiolò furtivamente in un posto silenzioso alle spalle della navicella e si inginocchiò nel fango, ma ogni preghiera che aveva sussurrato all'universo era stata ricambiata con dolore.

Ma questo – questo è diverso. Con la fronte contro quella di Lexa e le loro mani premute insieme, sembra come una preghiera e una risposta tutta in una volta.

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Clarke finalmente decide cosa vuole fare con il muro bianco nel tunnel.

È seduta da sola nella biblioteca quando le viene l'idea. Non appena la colpisce marca il punto nel libro (il terzo della serie) e corre nella sua stanza per trovare oggetti da scambiare in cambio di materiali.

Sa che Lexa le avrebbe procurato tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno se avesse chiesto, ma sente che questa è qualcosa che dovrebbe fare da sola. Questa volta scambia il suo pugnale. Ha comunque smesso di portarlo con sé settimane fa.

Clarke sistema gli oggetti in una scatola e li infila sotto il letto. Inizierà non appena la neve si scioglierà.  

Love on the Ground [Clexa]Where stories live. Discover now