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Lidia ritornò a casa sua, trovò la madre intenta in cucina a fare una torta per farsi perdonare, insomma aveva deciso di diventare una madre migliore e immaginava che tutte le madri facessero delle torte la domenica pomeriggio o almeno questo era il suo stereotipo. Lidia in maniera confusa prese una felpa e andò via senza spiegare alla madre quello che fosse successo.
"Dove vai?"
"Giuro che torno per cena, e giuro anche che non ritornerò sbronza. Mi dispiace per tutto quello che ho fatto o detto questa mattina."
"Dispiace anche a me tesoro." La madre di Lidia notò le lacrime sul suo viso ma non chiese,aveva paura di rovinare quello che c'era appena stato.
Lidia sapeva che la madre aveva notato le sue lacrime e si arrabbiò ancora di più quando non le chiede il perché. Lasciò perdere,in fondo la madre non sarebbe mai cambiata sarebbe rimasta la stessa di quella che era stata in 17 anni.
Livia andandosene sbattè la porta.
Non aveva abbastanza soldi per chiamare un taxi così chiamò Stefano,in fondo il suo numero glielo aveva dato Giorgia dicendole "Usalo in caso mi succedesse qualcosa. " Ma in fondo non poteva succedere niente a parte uscire incinta di lui.

Stefano arrivò ancora scosso, Lidia gli disse ciò che era successo e scapparono in ospedale entrambi preoccupati per Daniel che nel letto dell'ospedale non si era ancora svegliato.

La polizia era arrivata, aveva portato via il patrigno di Daniel, la madre di Daniel non sapeva come si doveva sentire, sollevata perché alla fine quell'incubo era finito? O angosciata perché il figlio non si era ancora svegliato? Aveva cercato di scappare da quell'incubo per quasi 12 anni ma non c'era mai riuscita,quell'uomo era sempre lì che le rovinava la vita. Lidia e Stefano arrivarono in ospedale ma gli infermieri non li fecero passare e aspettarono lì.

Erano ormai passate ben due ore,Daniel era in sala operatoria, purtroppo i continui pugni del padre gli ruppero il naso e gli fecero staccare la retina dell'occhio dalla pupilla, i medici non potevano fare niente ormai,Daniel aveva perso l'uso dell'occhio sinistro.

Quando Lidia lo vide era lì sdraiato sul lettino con un occhio bendato,un labbro gonfio e il naso rotto. A Lidia avrebbe dovuto fare ripulsione la vista del viso di Daniel in quel modo. Ma per lei era sempre bellissimo.
Daniel si riprese dall'anestesia e non poté fare altro che chiedere "Lui dove è andato?"
"In prigione tesoro, è tutto passato, puoi riposare se vuoi." Gli rispose la madre.
Daniel non riuscì a crederci, finalmente quell'inferno era finito, quel mostro non avrebbe più rovinato le loro vite, e tutto questo grazie alla prontezza di Lidia.
Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di chiamare la polizia.
"Amico, mi hai fatto prendere un bello spavento." Gli disse Stefano per smorzare la tensione.  I due amici si misero a parlare su quanto facesse schifo la difesa di una squadra che a Lidia non interessava per niente.
Lei rimase lì, in ascolto, su una sedia a guardare il viso rosso e gonfio di Daniel. In quel momento capì che c'erano genitori peggiori di sua madre. O suo padre, che l'aveva abbandonata ma non le aveva mai tolto un capello.
La madre di Daniel stava ricevendo la notizia dai medici.  Iniziò a piangere fuori dalla stanza, in fondo era tutta colpa sua se il figlio di 19 anni era cieco da un occhio. Grazie alla sua mancanza di coraggio avevano subito così tanto da parte di un orco. Subito dopo si asciugò gli occhi, invitò gli amici ad uscire dalla stanza e diede la notizia a Daniel che entrò quasi in uno stato catatonico.
Alla madre disse solo "Va a casa e prendi il libro che è sul mio letto e lascia rientrare i miei amici."
Così fece.

Stefano dopo tre quarti d'ora ricevette la chiamata del padre che rientrato a casa prima dal viaggio, trovò la casa un macello. Era un brutto periodo per Stefano, eh già.

Lidia e Daniel rimasero da soli in stanza, Lidia non sapeva cosa dire, Daniel le faceva quasi pena ma sapeva che non avrebbe dovuto dirglielo o mostrarglielo.
"Sai, mi hanno appena detto che ho perso l'uso di un occhio. Non so...dovrei essere amareggiato, triste? Perché non lo sono. Cioè non faccio altro che pensare che potevo morire e che ho ancora l'altro occhio. E non faccio altro che pensare che mi aspetta ancora un'intera vita là fuori senza quella sanguisuga. Questo solo grazie a te." Era la prima volta che Daniel parlava così tanto, senza ripensamenti o altro.
Lidia non sapeva cosa dire. Avrebbe potuto dirgli che aveva 19 anni e che,è vero, restare solo con un occhio fa schifo, ma era vivo.
Disse solo "Perché non me lo hai detto?"
"Perché avrei dovuto dirtelo?"
"Perché siamo amici,Cristo." Sbottò Lidia. Era seccata dal fatto che Daniel non le raccontasse mai niente di importante perché nella sua testa condividevano molto, ma anche lei aveva fatto lo stesso sbaglio. In fondo non gli aveva mai raccontato niente di importante.
"Beh, se la metti così, neanche tu mi hai detto dell'ematoma che hai sulla guancia."
"Ma è solo uno schiaffo."
"Già,è solo un pugno, e poi mi ha reso cieco."
"Okay allora. D'ora in poi, qualsiasi cosa mi chiederai io risponderò sinceramente, a patto che tu faccia lo stesso."
"Va bene, allora. Voglio sapere il vero motivo per cui ti sei trasferita."
"Quando mia madre risponderà a questa domanda te lo verrò a dire. Da quanto andava avanti questa storia?"
"12 anni. Poi sei arrivata tu e finalmente me lo hai tolto dai piedi."
"Tu avresti fatto lo stesso se mio padre mi avesse preso a pugni davanti ai tuoi occhi."
  "Può darsi. Ma tecnicamente lui non è mio padre, era il compagno di mia madre."
"E tuo padre?"
"Non lo so. E il tuo di padre?"
"Non lo so."
A Lidia scappò una lacrima,aveva pianto più quel giorno che in 17 anni. Si avvicinò a Daniel per prendergli la mano, come faceva sempre. Lui prese il libro che la madre gli aveva lasciato sulla mensola dell'ospedale, fece sdraiare Lidia nella metà del suo letto e lessero da dove avevano lasciato quella mattina.

Ora erano più vicini, quasi come se a separarli non ci fosse niente, e invece c'era il mondo.

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