Capitolo 4.

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Eravamo rientrati, ma non a Milano.
Io e la mia famiglia più Marco con la sua famiglia e Laura eravamo rientrati a Ronciglione, prima dell'inizio dell'università o degli impegni e quella sera i miei avevano organizzato una festa di compleanno per mio fratello. Visto che casa di Marco era più grande della nostra e aveva una piscina fuori al giardino, Nadia aveva organizzato la festa insieme a mia madre a casa sua.
Avevamo organizzato tutto all'ultimo momento.
"Dai non ti lamentare". Mormoró Nadia a Céline, tagliando la frutta per la macedonia.
Giovanni con Marco, mio padre e Maurizio erano usciti e rimanemmo solo noi donne in casa.
Céline soffriva la separazione da Davide e lui stesso mi tormentava per ore e ore parlandomi di lei, mentre io per telefono mi sentivo sempre la sfigata di turno che non riesce a trovarsi un amore che non sia platonico.
Erano innamorati, ma avevano paura del sentimento stesso. É come amare il mare, ma aver paura di nuotare.
"Ma doveva scendere". Rispose Céline mentre aiutava Nadia assumendo un espressione del tutto dispiaciuta e abbastanza disperata.
"E perché non é sceso?". Chiese questa volta Laura mentre aiutava mia madre con dei panini. Quei panini erano pieni di salame o altro e mi impedirono di aiutarli e le ringraziai mentalmente, solo l'odore riusciva a disgustarmi.
Presi una fragola mangiandola seduta su uno sgabello intorno alla penisola, muovendo le gambe avanti e indietro.
"Perché doveva andare dai suoi per questo weekend che si sposa la sorella".
"Sollazzi in cravatta". Dissi immaginandomi Davide con un vestito elegante, di solito non si vestiva mai in tal modo e quindi questo portó me e Céline a ridacchiare.
"Matrimoni ovunque". Commentó Laura accennando un sorriso.
Odiosa, odiosa lei e il suo matrimonio.
Nadia portó lo sguardo su di me.
La sera prima avevamo parlato a proposito del matrimonio e Nadia era contraria a tale unione. Non nutriva una gran simpatia per Laura, come il resto di noi, ma per vivere serenamente tutti noi cercavamo di essere simpatici con lei.
"Una gioia per i ristoranti". Commentai alzando un sopracciglio per poi alzarmi dallo sgabello per poter prendere dei panini per prepararli per me stessa così da mettere dell'insalata e del formaggio.
Nadia e Céline scoppiarono a ridere, mentre mia madre mi lasció uno sguardo di rimprovero. Mamma era sempre stata per la pace.
"Io e Marco abbiamo deciso di sposarci a Venezia, da me, é così bella". Commentó ancora una volta Laura.
Proprio non lo capiva che a nessuno fregava dei suoi piani per il futuro, cioé a nessuno fregava del matrimonio e basta.
"Io vorrei sposarmi a Napoli". Rispose Céline.
"Chi é lo sposo? Davide?". Risposi punzecchiandola e lei mi guardó abbastanza in malo modo.
"E il tuo sposo? É..". Nel momento in cui si rese conto che non c'eravamo solo noi, e con noi includevo anche Nadia, si zittii.
"Quel ragazzo biondo con cui condividevi la casa in Irlanda". Rispose mia mamma accennando una risata.
Per fortuna esistono le mamme a salvarci da queste brutte situazioni.
"Ma tanto, conoscendola, non si sposerà mai". Aggiunse questa volta Nadia.
Le sorrisi. Era l'unica che aveva capito.
"Perché non vuoi sposarti?". Mi chiese Laura, guardandomi.
"Perché non bisogna sposarsi per dimostrare l'amore in una coppia. Io amo una persona lo stesso, anche solo convivendo". Risposi brevemente.
"Non capisco questo concetto, il matrimonio unisce due persone". Replicó lei.
"Sono già unite da una cosa chiamata amore".
Mi stava irritando, mi stava irritando davvero.
"Andiamo a preparare fuori". Esclamó Nadia, salvandomi da quella discussione, davvero non riuscivo a sopportarla. Andammo fuori al giardino preparando il tavolo con la frutta, torta, patatine e altre cose che avevamo preparato.
Eravamo tutti in costume ed io ovviamente avevo una t-shirt bianca abbastanza larga così che potesse ripararmi dal sole dato il mio problema di salute.
Arrivarono gli altri e Giovanni restó sorpreso dalla festa che gli avevamo preparato.
Passammo l'intera giornata in piscina a divertirci, senza pensare a nulla.
"Guarda come sono bravo". Disse Giovanni alludendo al fatto di restare in equilibrio sul trampolino per più tempo.
"Ma se ti sfioro cadi". Rispose Laura ridacchiando.
Non chiedetemi il perché ma Giovanni era l'unico della band ad andare d'accordo con lei. Era diventata come una sua migliore amica e si vedeva che si volevano bene anche se lui odiava vedermi stare male per colpa sua. Ma ormai ci convivevo benissimo.
"Non ti azzardare". Rispose lui muovendo le braccia per tenersi in equilibrio.
Marco intanto si avvicinó a me stendendosi sul divanerto accanto al mio. Portó lo sguardo su di me ignorando completamente le persone intorno a noi.
"Non mi fissare". Sussurrai bevendo dalla cannuccia la mia redbull.
"Il sole ti fa brillare gli occhi, li rende più belli". Mi rispose come se fosse la cosa più normale al mondo.
"In Irlanda non c'era mai sole, una cosa orribile". Commentai deviando il complimento da lui fatto. Non doveva dirmi certe cose e nemmeno lo capiva.
"Da quando sei tornata non mi hai mai chiesto una cosa".
"E cosa?". Chiesi posando il bicchiere sul tavolino così da voltarmi verso di lui per guardarlo, mettendomi seduta al centro del divanetto al sole a mo' di indiano.
"Se 'Avessi un altro modo' io l'abbia scritta per te". Mi disse putando i suoi occhi color nocciola dritti nei miei.
Sei stata bene su in Irlanda e ci torneresti pure in inverno. Ma davvero te ne sei andata per sentirti solo più lontana?» Sì, Marco, me ne sono andata per allontanarmi da te e dalla tua vita che ti eri creato, quella che non includeva me".
Finalmente avevo liberato i miei sentimenti.
"Mi dispiace". Sussurró guardandomi.
"Ormai é passato, smettila di tornare sempre a quel punto". Sbottai alludendo alle scorse settimane.
"Non ci riesco, Mél, con te al mio fianco non riesco a smettere di pensare al passato". Mi rispose piegendosi verso di me
"Stai per sposarti, lo vuoi capire?".
"L'ho capito, sono stato io a fare questo passo, ma ora mi sento ancora incatenato al passato".
"Non é colpa mia, hai deciso tutto tu". Risposi guardandolo con uno sguardo dispiaciuto per poi alzarmi per andare accanto a Céline e mamma, ma Marco mi avvolse la mano intorno al polso per fermarmi.
"Avessi una ragione per scordarti proverei a volare piano, ad andare lontano a dimenticare tutto".
Sussurró le parole della sua canzone.
Degludii a vuoto, sospirando lentamente e liberandomi dalla sua presa mi avvicinai a Céline che mi avvolse in un abbraccio.
Senza proferire parole, Céline accese il suo ipod mettendosi una cuffia e poi mi passó l'altra. Così ci rilassammo insieme sotto le note lente di Ed Sheeran.

"No, hai ancora tenuto questo quadro!". Esclamai guardando uno dei miei primi quadri che avevo fatto per Nadia e lo aveva ancora appeso nel corridoio che dava per il salone.
"Per mamma é sacro". Rispose Marco fermandosi accanto a me per osservare il quadro. Era un dipinto che avevo fatto al Colosseo.
"Non lo toglierei mai". Aggiunse Nadia raggiungendoci.
"Sei sempre stata bravissima". Mi sussurró Marco stampandomi un bacio sulla tempia. "E ho ancora tutti i tuoi disegni su in camera".
"Voglio assolutamente vederli!". Esclamai e salimmo in camera sua con Giovanni, Céline e Laura.
Mi misi seduta sul letto di Marco, senza curarmi di chiedere il permesso, era come se fosse anche casa mia, come se fosse camera mia. Così passammo il resto della serata in camera sua a vedere foto di quando eravamo piccoli, a vedere i miei disegni o qualche cassetta e foto che ci ritraeva.
"Marco, guarda questa! Ero appena nata". Sussurrai prendendo una foto che ritraeva me appena nata tra le braccia di Marco.
"Eri la bambina più bella che io avessi mai visto". Rispose lui affiancandomi osservando la foto.
"Ah, ma grazie". Sbottó Céline fingendosi offesa.
Marco rise, prendendola per abbracciarla.
"Le mie gemelline".
Laura ci guardava annoiata e leggermente infastidita, ma lei non poteva capire il nostro rapporto, nessuno poteva e forse nemmeno noi lo capivamo.
Ma stando insieme io mi sentivo completamente viva, mi sentivo la vera Carméle e non una persona che fingeva di esserne un'altra per compiacere alle altre persone. Ero quella ragazza di sempre, quella che amava l'arte e che amava restare in quella camera che le ricordava tanto la sua. Era quella ragazza che quando il suo migliore amico, l'amore della sua vita, decise di partecipare al talent XFactor lei lo spronó con tutta se stessa, anche se odiava stargli lontano. Io volevo questo per Marco, volevo tutto il bene di questo mondo, perché lo meritava. Meritava la felicità.

HOLA ESERCITO!
Nuovo capitolo.
É abbastanza breve, ma siamo all'inizio, quindi andiamo con calma, come sempre.
Volevo ringraziarvi per i messaggi che mi lasciate e per i voti, sono davvero felice di sapere che vi sta piacendo la storia.
Lasciatemi i vostri pensieri, che mi ispirano molto.
Un bacio, alla prossima!

Avessi un altro modo// MM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora