Capitolo 17.

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LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE DOPO IL CAPITOLO, È IMPORTANTE!
GRAZIE.

Domenica.
Amavo la domenica, ero libera di svegliarmi tardi, di non fare nulla tutta la giornata e soprattutto di non andare all'università. Tutti mi avevano raccontato l'università come un esperienza bella, ma io la stavo vivendo solo come un esperienza stancante e del tutto stressante. Capire pagine e pagine, studiarne e farne schemi per essere pronti ad eventuali esami. Professori che infondono ansia per ogni disegno o quadro, cioè per qualsiasi cosa. Forse era anche tutta la situazione che avevo intorno che mi stressava maggiormente e quindi la domenica era la giornata che amavo di più, anche se spesso mi annoiavo. Però potevo dedicarla a me stessa e prendermi cura di me. Infatti mi alzai comunque presto, ma passai un oretta abbondante in bagno tra maschere per capelli, per il viso, scrub e creme.
Dopo aver finito la mi routine dell domenica indossai una felpa nera con il cappuccio e mi stava larga così la usavo come vestitino, mettendo comunque dei pantaloncini sportovi e delle adidas bianche. Lasciai i capelli mossi sulle spalle e stranamente truccai il mio volto con dell'eyeliner e mascara.
Scesi al piano inferiore dove trovai una persona che forse non avrei mai voluto vedere di prima mattina. Ma facciamo che non avrei voluto vedere mai. Nè di mattina nè di sera.
"Che ci fa lei qui?". Chiesi a Giovanni indicando con il capo Laura seduta su uno sgabello con una tazza di tè caldo tra le mani.
"È qui per me, stiamo parlando". Rispose lui brevemente. "Ma dove vai conciata così?".
"Non lo so ancora, lo scoprirò quando sarò per strada". Risposi sorridendogli prendendo una ciotola mettendo all'interno uno yogurt e dei cereali. "Creo fastidio o posso restare?".
"Resta pure". Mi rispose Laura guardandomi. "Penso che Giovanni deve dirti pure una cosa".
"Laura resta con noi per qualche mese fin quando non trova casa nuova". Mi disse Giovanni.
"Mi sono persa qualcosa?".
"Io e Marco ci siamo lasciati". Rispose velocemente Laura portando lo sguardo sulla tazza che aveva tra le mani.
"Oh.. mi dispiace".
Mi dispiaceva davvero? Onestamente non capivo le mie stesse emozioni.
Avrei voluto saltare per la stanza e urlare la gioia che avevo in corpo, ma quella gioia non era assolutamente destinata a durare perchè il mio pensiero si fermava su Marco. Come si sentiva lui ora? Era triste?
Dovevo assolutamente fare qualcosa per lui.
Così mangiai velocemente il resto dei cereali e quando stavo per uscire dalla cucina quando Laura mi afferrò il polso costringendomi a fermarmi e guardarla.
"Rendilo felice". Sussurrò.
Le sorrisi.
Forse quello era l'unico sorriso vero che io le abbia mai fatto, che le abbia mai rivolto.
"Lo farò".
Dissi per poi prendere lo zainetto dal salone.
Salutai Céline stampandole un bacio sulla guancia.
Mi ritrovai a camminare velocemente per le strade arrivando in poco tempo davanti casa di Marco. Avevo il fiatone per quanto avessi corso per le strade.
Aspettai che mi aprisse e appena il cancello si aprii mi affrettai a salire le scale per arrivare dinanzi alla sua porta d'ingresso.
Appena arrivai all'ultimo piano trovai Marco in pigiama ad aspettarmi sotto l'arco della sua porta con ancora un aria assonnata.
"Mi dispiace da morire". Sussurrai per poi avvolgere le braccia intorno al suo collo per stringerlo in un abbraccio.
"Anche a me..". Sussurrò stringendomi tra le sue braccia. "E dovresti copirti di più che fa freddo". Continuò stringendo il mio corpo al suo petto.
Mi staccai da lui e puntai lo sguardo su di lui.
"Letto, coccole e film?". Sussurrò accarezzandomi la guancia.
"Solo se scelgo io il film".
"Serie tv, c'è più cosa da vedere". Disse correggendosi. Aveva proprio in mente di passare un'intera giornata con me a rilassarci. Serviva ad entrambi a dire il vero.
Quindi dopo circa dieci minuti eravamo comodamente stesi sul letto. Marco ancora in pigiama, io con una sua maglia, i miei pantaloncini e ovviamente con solo i calzini neri.
"Non ricordo la tua password di Netflix". Mormorai mentre lui era steso accanto a me, mentre io ero seduta a mo' di indiano con il MacBook sulle gambe cercando di entrare su Netflix.
"È la stessa che uso per facebook e l'email". Mi rispose girandosi verso di me con una sigaretta spenta tra le labbra. "Concedimi di fumare nella mia stanza". Continuò quando il mio sguardo si fermò sulla sigaretta.
"Okay, ma solo per questa volta". Mormorai concentrandomi poi sulla password.
Com'era possibile che non ricordavo qualcosa di lui?
Conoscevo le password di Marco da praticamente una vita e inoltre alcune erano anche le mie, proprio perché da piccola non nutrivo di una grandissima memoria come quella di mia sorella. Un mucchio di volte telefonavo Marco perchè avevo dimenticato la password della mia email in cui non entravo quasi mai e molte volte l'ho dovuta cambiare perchè nemmeno lui la ricordava più.
Si dice che due cervelli sono sempre meglio di uno, ma non hanno mai conosciuto me e Marco insieme. Pronti a scordare il mondo intero, ricordando solo noi.
"Dai, ma davvero ci stai mettendo così tanto". Disse ridacchiando mentre accendeva la sua sigaretta, forse non era la prima dato la puzza di tabacco che c'era in quella stanza era abbastanza forte.
Digitai velocemente una delle password più banali di sempre: 123456.
"Accesso consentito". Lessi per poi girarmi verso Marco. "Sei davvero scontato con questa password".
"Scontato e stai da dieci minuti per trovarla, stai messa peggio de me".
Tirai fuori la linguaccia assumendo una smorfia per poi cercare la serie tv di cui sentivo parlare e volevo assolutamente guardare. Appena la trovai feci partire il primo episodio. Stranger Things.

"Marco, facciamo schifo". Mormorai guardai il mio riflesso allo specchio e poi la stanza intorno a noi.
Erano le sette di sera, la stanza era un macello e il mio viso era un macello.
Inutile dire che vedemmo otto episodi in una sola giornata e in più avevo pianto all'ultimo episodio sotto le risate di Marco. Avevamo ordinato sushi d'asporto con coca cola e birra in più dolce al cocco e cioccolato.
C'erano due lattine di birra sul pavimento insieme ad una bottiglia di acqua e una di coca cola, sacchetti e piatti abbandonati di sushi con bacchette di legno e mozziconi di sigaretta nella vaschetta dove ore prima c'era il nostro dolce. Plaid sul pavimento davanti al letto con le mie scarpe e la mia felpa, lenzuola disordinate e sporche dalle mie lacrime sporche dal mio eye-liner e mascara.
"Okay, mettiamo in ordine". Disse rendendosi conto del disastro che regnava nella sua stanza. Pulii velocemente le mie guance dal mascara e Marco fece ripartire la sua playlist.
Iniziammo a pulire la camera ridendo, buttandoci cuscini contro e cantando le canzoni che partivano.
Vidi Marco portarsi una sigaretta alle labbra e accendendola per poi riavviarsi i capelli con le mani. Era forse una delle figure più belle che io avessi mai visto. Il suo profilo, il suo naso appuntito, le sue labbra nascoste dalla barba folta e la sua vena sul collo. Sarei rimasta ore e ore a disegnare la bellezza che avevo davanti ai miei occhi.
Un'opera d'arte.
Incrociai i suoi occhi e mi sorrise. Marco era felice, lo si leggeva nei suoi occhi.
"Per me Eleven è viva". Mormorò d'un tratto riferendosi alla serie tv vista poco prima.
"È palesemente viva, Hopper gli ha portato gli Eggos.. che voglia di waffle ora". Mormorai aggiustando il letto con delle lenzuola pulite.
"Allora finiamo di levare questo disastro e ti porto a mangiare gli Eggos mia Eleven".
"Friend don't lie, Mike". Sussurrai una frase della stessa Eleven, una delle protagoniste del telefilm.
"Non mento, muoviamoci".
Finimmo in poco tempo di pulire la camera, facemmo una doccia e uscimmo da quelle quattro mura.
Marco aveva un cappellino di cotone bordeaux e una sciarpa che gli ricopriva la maggior parte del viso. Aveva bisogno della sua privacy quel giorno.
Arrivammo fuori al bar e notammo dalla porta a vetro che era quasi pieno.
"Entro, prendo i waffle e ti raggiungo dove sai tu". Sussurrai al ragazzo.
"Tu pagali, non sei Eleven". Disse lui facendomi ridere riferendosi ad una scena di un episodio.
Presi i due waffle alla nutella con la bottiglietta di latte e cacao, pagai e mi incamminai verso il parco.
Appena arrivai scavalcai il piccolo muretto alla fine di esso dove portava ad un sentiero. Di solito era pieno di tulipani rossi e gialli, ma c'erano solo foglie marroni e gialle.
L'autunno.
Mi stesi accanto a Marco, porgendogli il sacchetto dove trovò le due vaschette e il latte con due bicchieri.
"Non capisco se questo sia la merenda o la cena". Mormorò Marco prendendo la sua vaschetta per mangiare ed io feci lo stesso.
"Io non capisco cosa ci faccio ancora con te qui a guardare i bambini giocare e non a guardare i libri per studiare".
"Perchè ho bisogno di te qui, con me". Mormorò liberandosi le mani per alzarsi e sedersi dietro di me.
Mi accolse tra le sue gambe facendomi appoggiare con la schiena contro il suo petto, accarezzandomi i capelli dolcemente.
"Every breath you take and every move you make. Every bond you break, every step you take, I'll be watching you". Sussurrò canticchiando al mio orecchio la canzone Every breath you take, una delle mie canzoni preferite.
Abbandonai la vaschetta nel sacchetto per appoggiarmi al suo petto, lasciandomi andare tra le sue braccia.
Non c'era sensazione migliore.
Non c'era nessun posto in cui avrei voluto essere se non quello: tra le sue braccia.
Insieme a Marco mi sentivo bene, mi sentivo viva come non mai. Era la mia medicina a tutti i miei mali.
"Lo prometti?". Sussurrai prendendo la sua mano tra le mie per giocherellare con le sue dita lunghe, accarezzandole dolcemente.
"Prometto". Sussurrò tra i miei capelli regalandomi un piccolo bacio contro di essi.

Erano ormai le dieci di sera quando tornai a casa.
Giovanni e Laura erano nel salone a guardare la tv, mentre Céline era impegnata a parlare con il suo amato.
"Che sorrisone che hai sul volto". Disse mio fratello sorridendomi.
"Hai ragione, questa volta.. io vado che ho un po' da studiare".
Così misi il pigiama, mi struccai per bene e mi misi sul letto per studiare.
All'una, finalmente avevo finito così mi concentrai sul mio telefono stretta dalle lenzuola calde.

Da Marco:
Buonanotte mia Eleven, a domani.
Grazie.

A Marco:
Buonanotte Mike, a domani.

HOLA ESERCITO!
Sono le quattro di notte. Trovo tempo alle quattro per aggiornare, rendiamoci conto.
Nuovo capitolo e non so voi a me piace tantissimo. Poi Eleven e Mike sono otp, quindi Marco e Mél sono otp.
Scherzi a parte, non capisco se la storia vi sta piacendo sempre o vi sta deludendo.
Quindi, per favore, lasciate un piccolo commentino alla fine per farmi capire se continuare o no.
Scusatemi ancora per il ritardo del capitolo.
Un bacio, alla prossima!

Avessi un altro modo// MM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora