Capitolo 8.

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«Loving can hurt, loving can hurt sometimes but it's the only thing that I know».
Stavo ascoltando Ed Sheeran con il mio pc. Il pc era posizionato accanto a me, mentre io ero stesa con la schiena contro il soffice materasso del letto e guardavo il soffitto della mia camera. Ero da sola in casa. Cèline era all'accademia di danza e Giovanni era alle prove con la band, mentre io ero sola con i miei pensieri. Avevo mille dubbi che mi passavano per la testa, mille parole che forse non avevano un filo logico eppure io non riuscivo a staccare il pensiero da quello che stavo affrontando. Mi sembrava di vivere la vita in modo passivo, come se i troppi sentimenti mi avessero resa apatica. Come se non provassi nulla in quel momento. Erano passati diversi giorni, precisamente otto giorni, da quando avevo conosciuto Riccardo, ma per quanto in quel momento io potessi sentirmi libera il pensiero di Marco di faceva sempre vivo nei miei pensieri. Sentivo Riccardo ogni giorno, andavamo spesso in giro la mattina e poi il pomeriggio ci fermavamo a mangiare fuori e rientravamo la sera a casa. Era un ragazzo simpaticissimo e davvero gli volevo un gran bene, ma anche lui aveva capito i miei sentimenti per Marco e mi stava accanto ugualmente. Capiva molto di più di quanto io stessa avessi capito i miei sentimenti, mi aiutò molto a capirli in verità. Spesso restava accanto a me ponendomi delle domande alle quali spesso non riuscivo a dare una risposta. Ma in tutto questo Céline aveva insistito, insieme a Claudia e Marta, a far ingelosire Marco. Quindi secondo Marco io e Riccardo ci stavamo frequentando. Mentre lui era felice con la sua ragazza. Molte volte quando stavamo tutti insieme avevo sempre lo sguardo fisso di Marco su di noi, come se ci studiasse fino alla fine.
"Siamo a casa!". Urlò Céline coprendo la voce di Ed Sheeran che risuonava ancora in un'altra canzone. Era l'unico cantante in grado di rilassarmi in certi momenti. Sentii dei passi farsi sempre più vicini e dopodiché sentii la presenza della mia gemella nella mia camera.
"Lo sapevo! Trovati un lavoro, un passatempo, un qualcosa!". Esclamò Céline sbuffando appoggiandosi contro la porta aperta.
"Non mi va". Sbuffai buttando il viso. sul soffice materiale del cuscino.
"Alzati".
"Céline, non rompere".
"Ho detto: alzati".
La ignorai completamente chiudendo gli occhi rilassando il corpo contro il letto.
Non ero mai stata come lei. Lei reagiva alle delusioni subite, lei andava avanti facendo mille cose. Io invece non ero una ragazza molto espansiva. Preferivo comunque starmene per i fatti miei in camera ad ascoltare buona musica o a dipingere qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
"Peccato che giù ci sono alcune persone pronte per mangiare una fantastica zuppa di verdure, la tua preferita". Disse Céline dopo poco.
Al suono di 'zuppa di verdure' alzai il capo dal letto girandomi velocemente per poi chiudere il pc interrompendo la musica in modo abbastanza brusco. Sheeran mi avrebbe perdonata.
"Renditi presentabile e poi scendi".
Céline detto questo se ne andò lasciandomi da sola nella mia cameretta. In quel momento mi ricordai di avere un aspetto orribile. Avevo ancora il pigiama e dei capelli orrendi, forse la mia scelta di tagliarli non era poi così buona e me ne accorsi solo allora. Quindi feci una doccia, abbastanza veloce asciugando poi i capelli per renderli meno gonfi e più presentabili. Poi indossai dei pantaloncini della tuta a vita alta e una t-shirt verde militare che infilai all'interno dei pantaloncini per poi incalzare le converse nere. Afferrai gli occhiali da vista e poi scesi velocemente le scale per arrivare in cucina.
"Finalmente nel mondo dei vivi". Esclamò Davide accennando un sorriso.
C'erano Davide, Marta, Claudia e Marco.
"Voglio tornare a letto". Sbottai sedendomi sullo sgabello accanto alla penisola della cucina.
"Mio fratello é abituato a tenerti nel letto?".
"Davide, silenziati".
"Comunque sta venendo".
Annuii portando lo sguardo su di Marco. Averlo a pochi metri da me e non parlargli mi provocava un malore come non mai. Volevo parlargli, abbracciarlo e dirgli che mi mancava, ma non potevo. Dovevo cercare di stare bene anche senza di lui o almeno fingere di stare bene senza di lui.
Mentre lui era impegnato a parlare con Marta sull'album, Claudia avvicinò lo sgabello accanto al mio sedendosi e così io appoggiai il capo contro la sua spalla osservando il ragazzo dinanzi a me. Era così semplice e bello anche mentre spiegava la costruzione della seconda parte dell'album.
"Oggi ha fatto una scenata con me e Marta". Sussurró Claudia per non farsi sentire.
"Riguardo cosa?".
"Te e Riccardo".
La guardai restando in silenzio. Una parte di me voleva sapere cosa avesse detto, ma una parte di me non voleva venire a conoscenza.
Non potevo continuare a lottare contro me stessa, perché stavo rinnegando i miei sentimenti per lui.
"Ho portato la torta!". La voce ormai familiare di Riccardo fece capolineo nella stanza.
Mi alzai avvicinandomi a lui per poter curiosare all'interno del sacchetto che aveva tra le mani. Era una torta alla nocciola e nutella, una delle mie preferite.
"Ciao piccolina". Sussurró Riccardo avvicinandomi a lui lasciandomi un bacio sulla guancia.
Lo salutai abbracciandolo, stringendomi fortemente a lui.
Anche se in fondo fingevamo di essere una 'coppia' con lui io stavo davvero bene e mi sentivo a mio agio.

MARCO.
Avevo spinto Carméle tra le braccia di Riccardo. Sapevo che Riccardo era un bravissimo ragazzo, l'ho comunque visto crescere in questi anni, ma non riuscivo a vederla tra le braccia di qualcun altro. Sbuffai lievemente per poi alzarmi avvicinandomi a Céline per aiutarla a cucinare la zuppa preferita di Mél.
"Sei un coglione, lo sai?". Mi sussurrò mentre tagliava delle carote e delle patate. Iniziai ad aiutarla a tagliare le varie cose affiancandola.
"Scusa?".
"Hai sentito".
Non le risposi ma mi affrettai a guardarla.
"Non é stato il caso, non lo é mai stato. É sempre stata la tua la colpa, per la seconda volta la stai spingendo tra le braccia di un'altra persona".
"Devo sposarmi, Céline. Cosa ti aspetti da me?".
"Devi sposarti? E ora la tua ragazza dove sta?". Mormoró posando il coltello girandosi verso di me.
Dov'era Laura? Non lo sapevo, perché ero troppo impegnato a pensare a Mél. Era da quella mattina che non contattavo Laura in nessun modo e onestamente non mi mancava.
"Hai ragione". Sussurrai soltando per poi voltarmi verso di Carméle vedendola sorridere mentre parlava con Davide. Era così bella. Una bellezza che purtroppo mi mandò il cervello in confusione. Ed io in quel momento avevo davvero il cervello in confusione. Lei era la mia confusione.

HOLA ESERCITO!
Onestamente so di mancare da un po' qui, ma non capisco se la storia vi stia piacendo o meno.
Quindi, se non chiedo tanto, lasciate un piccolo commento spiegandomi se la storia vi stia interessando o meno.
Grazie mille!
Un bacio, alla prossima!

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