"Marco, voglio andare via!". Sbottai gesticolando con le mani.
Stavamo litigando da circa dieci minuti. Si era staccato dal bacio, mormorando un qualcosa del tipo ' É sbagliato' e 'io amo Laura, non posso' ed ora stavamo nel nostro camper a litigare.
Mi avvicinai alla porta, ma lui mi prese il braccio afferrandomi.
"Lasciami stare e non ti azzardare a seguirmi". Mormorai ancora una volta per poi liberarmi dalla sua presa andandomene, sbattendo la porta alle mie spalle.
Per l'ennesima volta, Marco si stava rivelando per quello che ormai io sapevo. Non era il vecchio Marco, il mio Marco, di lui non c'era più nulla.
Mi avviai verso le strade di Gallipoli e neanche le conoscevo. Forse mi stavo davvero perdendo tra quelle strade, ma non me ne importava. Ero delusa da lui e volevo stare più lontano possibile da lui. Mi fermai sulle scale di una piazza, portandomi le gambe al petto e appoggiai la testa contro il muro.
Presi lo zaino aprendolo cercando il telefono con le cuffie e appena trovai entrambi, collegai le cuffiette al telefono, infilandole ed infine misi una canzone dalla riproduzione casuale.
Guardai ancora nello zaino e ci trovai il pacchetto di sigarette di Marco in esso. Senza pensarci lo afferrai prendendo una sigaretta dal pacchetto portandola poi alle labbra accendendola, il fumo mi innebió all'istante i polmoni facendomi tossire leggermente. Portai una mano sul petto respirando a pieni polmoni portando il respiro regolare. Era passato davvero troppo tempo da quando avevo fumato l'ultima volta. Sbuffai portando una mano tra i capelli così da buttarli tutti all'indietro prendendo un lungo tiro dalla sigaretta.
Odiavo litigare con Marco, odiavo il mio carattere così scontroso e odiavo il fatto che io stessi da sola alle strada all'una di notte. Ma mi sentivo così dispiaciuta per tutto. Avrei voluto non esserci mai venuta in vacanza con lui. Portai le gambe al petto così da appoggiare il braccio sinistro sulle ginocchia e appoggiai poi la testa su di esso, fumando il resto di quella sigaretta.
Alzai lo sguardo al cielo ed era esattamente come poco prima.
Portai lo sguardo in avanti e ricordai la prima volta che baciai Marco. Ogni cosa mi riportava in mente Marco, ogni minima cosa mi ricordava lui. Forse era il primo e vero bacio della mia vita, perchè Marco era la mia prima volta in tutto. Era colui a cui avevo affidato me stessa, gli avevo donato me stessa al 100%.
Appena vidi il bianco della sigaretta consumarsi, segno che il tabacco era finito e che era rimasto solo il filtro, buttai la cicca a spegnerla accanto a me. Mi alzai e mi avvicinai all'unico bar che era rimasto ancora aperto.
"Cosa le porto, signorina?". Mi chiese un ragazzo biondo.
"Una birra". Sussurrai.
Forse non avrei dovuto dato i mii problemi di salute, ma per una volta volevo sentirmi davvero libera di scegliere cosa fare della mia vita senza censure. Volevo sentirmi libera di prendere le decisioni senza pensare alle conseguenze.
Il ragazzo mi portó la birra e iniziai a berla.
Vidi le varie chiamate che Marco mi aveva fatto e aprì la chat di whatsapp.Da Marcolino:
—Mél, dove cazzo sei?
—Rispondimi, per favore.
—Almeno dimmi se stai bene.. giuro che se non rispondi vengo a cercarti.
—Per favore rispondimi.
—Torna qui.A Marcolino:
—Sto bene e sono solo a prendere un po' d'aria se sei già per strada torna al camper, ci vediamo lì tra poco.. ho bisogno di restare da sola.Da Marcolino:
—Torna qui da me.Decisi di bloccare il display senza rispondere al messaggio di Marco.
Ero davvero troppo confusa ed ero stanca, tremendamente stanca, tanto stanca che se avessi chiuso gli occhi in quell'istante mi sarei addormentata sullo sgabello di quel bar dunque pagai e presi dallo zaino tornando al camper. Ero stata via almeno per due ore ed ero estremamente stanca. Mi girava trendamente la testa e mi sentivo senza forze.
Appena arrivai fuori al camping vidi Marco seduto sulle scale di esso ad aspettarmi e appena mi vide infreddolita si levó la felpa così da portarla sulle mie spalle, attirandomi a lui in un abbraccio.
"Mi hai fatto morire dalla paura". Mormoró dolcemente al mio orecchio stringendomi.
Anche con il calore della maglia e il calore che Marco emavana attraverso l'abbraccio il mio corpo non smetteva di tremare. Aprii la bocca per rispondere alla frase di Marco, ma la richiusi rendendomi conto di non riuscire a rispondere. La mia mente non connetteva con il resto del corpo. Le mie mani iniziarono a tremare più del dovuto così come le mie gambe e il mio cuore inizió a rallentare i battiti.
Vidi la vista offuscarsi e strattonai Marco per fargli capire che non stavo bene e lui appena mi vide in quelle condizioni portó le sue mani sulle mie guance e l'ultima cosa che ricordavo erano gli occhi preoccupati di Marco e la sua voce che arrivava ovattata alle mie orecchie, tanto da non capire cosa stesse dicendo, fino a svenire tra le sue braccia.
Questi erano gli effetti collaterali dei miei sbagli di quella sera.
Il fumo e l'alcol.Quando mi svegliai ero in un letto a me nuovo, così dopo aver aperto gli occhi esaminai l'intera stanza.
Osservai delle lenzuola bianche, troppo chiare per i miei gusti, un lettino evidentemente scomodo, dato i dolori che sentivo lungo la spina dorsale ed infine mi girai verso il lato sinistro notando il mio braccio steso lungo il letto con dei tubicini e un ago lungo di esso. Sentivo l'incessante rumore della macchina per controllare il battito cardiaco. Mi girai verso il lato destro e vidi Marco seduto su una sedia, aveva la mano sulla mia e la testa appoggiata sul materasso del letto: stava dormendo.
Iniziai a muovere la mano destra lentamente cercando di svegliare Marco e infatti lui appena sentii il muoversi della mia mano alzó la testa sbattendo le palpebre più volte per mettere a fuoco la situazione.
"Ti sei svegliata". Sussurró allungando la mano per poter accarezzare la mia mano.
"Dove sono?". Sussurrai debolmente e balbettando appena.
"Sei in ospedale.. ieri sera sei svenuta". Disse assumendo un tono di voce serio.
"Che mi é successo?".
"Hai bevuto e fumato.. dannazione, sei anemica, non puoi fare queste cose, hai già mancanze di ferro sempre perché non mangi carne, ora ti metti pure a fumare e bere".Sbottó abbastanza serio per poi alzarsi.
"Marco.. sei arrabbiato con me?". Sussurrai flebilmente ancora una volta.
"Sì, sono incazzato con te, ma ne parliamo quando saremo a casa". Mormoró per poi uscire per avvisare i miei e i medici.Era sera ed eravamo arrivati finalmente a casa. Marco aveva avvisato i miei genitori e gli altri ed infatti mi ritrovai a casa di Marco, stesa sul letto con tutti intorno a me. Dopo aver fatto una doccia veloce misi l'intimo e una t-shirt di Marco che mi stava larga e mi misi sul letto.
"Non sono morta, non dovevate tornare e voi salire". Mormorai guardandoli tutti.
"Dimmi il perché e ce ne andiamo". Sbottó Giovanni abbastanza incazzato.
"Ho avuto le mie ragioni, per una dannata volta volevo sentirmi una persona normale. Una ragazza di dicannove anni normale, che quando ha una brutta giornata o dopo una litigata si rinchiude in un bar bevendo e fumando. Volevo sentirmi dannatamente normale". Sbottai ancora una volta. "Ora sono stanca, vorrei dormire".
In relatà non avevo sonno, per niente, ma volevo restare sola.
Tutti se ne andarono nel salone lasciandomi lì, nella stanza di Marco.
"Torno a casa". Mormorai a Marco appena entró in camera.
"Tu resti qua".
"Ti ho detto che torno a casa, basta". Mormorai mettendomi al centro del letto. "E non dormirei mai nel letto in cui ci dormi con la tua futura moglie. E ti consiglio una cosa, Marco, la prossima volta bacia lei, non me". Esclamai leggermente a voce alta, togliendo il lenzuolo che avevo sulle gambe, scendendo dal letto.
"Ha significato qualcosa per me quel bacio, non sottovalutarlo.. solo che sono confuso". Mi disse lui avvicinandosi a me, mettendosi dinanzi a me.
"E cosa ha significato?".
"Dio, stavo morendo dalla voglia di baciarti. Volevo da quando sei tornata e da quando sei tornata non riesco a levarti dalla mente". Disse portando le mani tra i capelli.
"Non puoi pensare queste cose, stai per sposarti!".
"E invece ti bacerei anche ora, Carméle". Mormoró a voce bassa, avvicinandomi al mio corpo così da guardarmi fisso negli occhi.
"Smettila, se davvero provi qualcosa per me devi scegliere. Odio dare comandi, ma devi scegliere: o me o lei". Mormorai guardandolo.
In quel momento sentimmo la porta aprirsi e vidi Céline con la mano ancora appoggiata sulla maniglia.
"Noi stiamo tornando a casa, torni?". Mi disse guardandomi.
Portai lo sguardo su Marco. Attendevo la sua risposta, un suo cenno per rispondere alla domanda di Céline. Ma lui abbassó lo sguardo e non bastarono altre domande per capire la sua risposta. Non aveva il coraggio di scegliere, non aveva il coraggio di intraprendere un'altra strada se non quella in cui era.
"Sì. Torno". Dissi tenendo lo sguardo fisso su di Marco.
Presi le mie converse infilandole e scesi al piano inferiore dove c'erano tutti.
Lasciai quella casa, lasciandomi anche lui alle spalle.
Ora toccava a lui.
Toccava a lui lottare per me, per noi, io avevo fatto abbastanza.HOLA ESERCITO!
Non odiatemi, davvero.. ho le mie buone ragioni per questa lite.
Comunque scusate per l'assenza, prometto che da oggi ci saranno pubblicazioni più frequenti e stabili o almeno spero.
Fatemi sapere qui sotto nei commenti cosa ne pensate del comportamento di Mèl e di Marco e ovviamente del capitolo.
Un bacio, alla prossima!
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Avessi un altro modo// MM.
Fanfiction«Stai attenta ha avuto tutto inizio in questa stanza». Carméle and Marco.