Quasi un mese senza parlargli.
Erano ormai passato un mese da quel giorno a casa di Marco e non ci parlavamo per niente. Marta mi aveva detto che Laura aveva chiesto a Marco ancora un po' di tempo per riflettere anche se era rientrata a Milano. Marco invece viveva da solo, Laura soggiornava a casa di una sua amica. I miei erano tornati a Roma ed io e Céline avevamo iniziato l'università. Céline aveva deciso di frequentare la facoltà di moda la mattina e di pomeriggio andare all'accademia di danza, diceva che erano le due cose che amava fare e voleva farle entrambe.
La mattina io, Céline e Riccardo andavamo insieme e ci fermavamo a mangiare fuori, dato che ormai Marco passava gran parte a casa mia e quando accadeva io mi rinchiudevo nella mia camera per evitarlo. Avevo iniziato di nuovo a dipingere e lo stavo facendo per la mostra di Natale. Dovevo presentare cinque dipinti ed infatti ogni sera mi ritrovavo la tempera sulle dita e difficilmente andava via. Ma almeno quella era l'unica cosa che sembrava farmi stare bene.
Afferrai dei pantaloncini di jeans scuri a vita alta, un maglioncino bianco abbastanza largo che copriva quasi tutto il pantaloncino, delle parigine bianche e delle converse dello stesso colore. Non mi importava di apparire bella, ero del tutto distrutta. Infatti presi un capello di cotone grigio indossandolo con gli occhiali da vista, senza minimamente preoccuparmi di truccarmi. Erano ormai settimane che andavo avanti così, ma la mia mente e il mio cuore non riuscivano davvero ad essere sereni per poter pensare a cose positive. Ormai ovunque io andassi lasciavo una scia di negatività.
Dopo almeno un quarto d'ora io, Céline e Riccardo eravamo fuori dall'università aspettando l'inizio delle lezioni.
"Ho sonno". Mi lamentai per l'ennesima volta portando una mano sugli occhi così da stropicciarli.
"Ma vedi te se io devo avere una sorella che si veste in questo modo". Mormoró Céline contemplando il mio outfit. "Ti mando a 'Come ti vesti".
"Non mi interessa di vestirmi bene, sono ancora in fase di recupero".
"Recupero de cervello, ecco che te serve". Rispose Riccardo porgendomi la mano. "Ti accompagno a lezione, andiamo".
Afferrai la sua mano alzandomi per poi entrare nell'edificio."Non mi viene il manichino". Sbottó cancellando per l'ennesima volta.
"Aspetta". Mormorai alzandomi per raggiungere il mio zaino, afferrando l'astuccio che portavo sempre dietro. "Usa questa, cancella meglio". Le passai una gomma per cancellare che usavo io.
"Dovrebbe venire come questo, ma queste linee non mi vengono proprio". Mormoró mostrandomi il libro.
"Quanti te ne servono?".
"É una collezione per la sfilata di Natale, quindi almeno cinque".
"Tu guardi la pizza ed io te lo faccio, affare fatto?". Le chiesi porgendole la mano.
"Affare fatto". Rispose lei stringendo la mia mano.
Lei si alzó lasciandomi spazio davanti al suo raccoglitore di fogli. Presi la mia matita e il righello per iniziare a fare delle linee che poi mi avrebbero portata a disegnare il manichino con più facilità. Volevo farle fare una bella figura e volevo renderla felice quindi mi impegnai come avrei fatto con i miei disegni.
"Ma che odorino!". Esclamó una voce ovvero quella di Giovanni che era appena entrato dalla porta. "Spero che sia abbastanza per due bocche in più". Disse ancora entrando in cucina seguito da Marta e Marco.
Marco era davanti a me.
Portai all'istante lo sguardo su Marta e lei aveva capito il mio sguardo.
"Dopo ti spiego". Mimó guardandomi.
Sbuffai riportando lo sguardo sul foglio davanti a me.
"Non mi distraete l'artista". Esclamó Céline.
Sentivo lo sguardo di Marco su di me ed infatti appena alzai lo sguardo portandolo su di lui lo beccai a fissarmi. Notai nel suo sguardo un velo di tristezza, di malinconia.
Si avvicinó al tavolo, si avvicinó a me sedendosi sullo sgabello.
"Che opera d'arte stai facendo?".
"Nessuna opera d'arte.. sono dei manichini per Céline". Dissi concentrandomi sul foglio.
La sua vicinanza mi rendeva nervosa così tanto che iniziai a sudare leggermente le mani sentendo la matita scivolarmi tra le dita.
Ancora una volta Marco mi rendeva fragile. Ancora una volta avrei voluto abbracciarlo e non tenergli il muso. Perché Marco mi mancava. Mi mancava il suo profumo, mi mancava il suo senso dell'umorismo e mi mancava il fatto che quando stessimo insieme lui avesse occhi solo per me. In fondo per me Marco era una droga, una di quelle di cui non riesci a liberartene, una di quelle che nuoce alla salute, ma ti fa stare così tremendamente bene che non puoi farne più a meno. Mi facevo del male stando lontano da lui, ma anche stando accanto a lui. L'unica differenza tra le due era che almeno nel secondo caso la felicità di averlo accanto batteva il senso di malore. Non potevo più fare a meno di Marco e in quel momento avrei voluto solo perdonarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene.
Marta mi rapii per poter salire in camera per parlarmi.
"Non odiarmi, ma non potevo lasciarlo da solo..". Mi disse appena chiuse la porta alle sue spalle, con uno sguardo e tono dispiaciuto.
"Che sta succedendo?".
"Un amico di Marco, un grandissimo amico d'infanzia sta male".
"I-io.. faró del mio meglio per farlo stre meglio". Sussurrai appena."Mi dispiace, Marco". Sussurrai guardandolo.
Avevo preso da parte Marco per lasciarlo sfogare, gli serviva e sapevo di essere una delle poche con cui Marco si confidava.
"É così giovane.. non dovrebbe provare tutto questo dolore, non lo merita". Rispose lui con gli occhi leggermente velati da uno strato di lacrime.
"Andremo a trovarlo, che dici?".
"Grazie, Mél e scusami di tutto". Sussurró afferrando la mia mano per stringerla.
"Va tutto bene, sono qui". Sussurrai accarezzandogli il dorso della mano.
Successivamente mangiammo la pizza e decisi di far restare Marco lì a casa nostra.
"Poi col tempo questo male si scoglierà, finirà. Il dolore ci lascerà". Sussurrai a Marco le parole della sua canzone.
Marco mi bació dolcemente la guancia sorridendomi."Roberto, da quanto tempo!". Esclamai quando fu il mio turno di abbracciare Roberto, l'amico di Marco che stava male.
Io e Marco per il weekend eravamo scesi a Roma per trascorrere quei due giorni con Roberto e le nostre famiglie.
"Come sei cresciuta". Sussurrò lui abbracciandomi, stringendomi in modo dolce tra le sue braccia.
Roberto aveva ventisei anni e purtroppo soffriva di tumore ai polmoni. Alcune volte di notte i suoi polmoni si riempivano di liquido facendolo andare in arresto cardiaco visto che non respirava e l'ossigeno non arrivava al cervello. Per questo lui doveva portare sempre un tubicino con una bombola d'ossigeno per respirare.
"Tu sei sempre più bello". Risposi accarezzandogli il viso leggermente ruvido per la barba.
E non lo dicevo per fargli un complimento per gentilezza, lo dicevo perché era vero. Roberto era bellissimo. Aveva dei capelli castano chiaro, quasi biondi, tutti alzati in un ciuffo disordinato; dei bellissimi occhi azzurri e delle belle labbra carnose con un nasino alla francese. Era davvero un bel ragazzo.
"Shh o qui qualcuno poi mi diventa geloso". Sussurrò ancora indicando con il capo Marco che ci gurdava sorridendo.
"Non sono geloso". Sbottò Marco appoggiando una mano sulla spalla di Roberto.
"Sei diversamente indifferente". Rispose lui dandogli una pacca sulla spalla per poi ridacchiare.
Passammo la serata come sempre, come facevamo prima. A giocare a monopoli tutta la giornata con una bella cioccolata calda fatta da Marco e dei biscotti fatti dalla mamma di Roberto.
"Domani mangiate qui?". Ci chiese il ragazzo.
"Domani saremo qui". Risposi prima che Marco potesse dire qualcosa.
E così andammo via con la promessa che l'indomani ci saremo stati per lui.
Non potevamo fare altro che esserci per lui in quel momento così delicato.
Quando arrivammo sotto casa mia i miei occhi si fermarono su quelli di Marco. Eravamo silenziosi, perchè avevamo paura di dire qualcosa di inappropriato per quel momento che si era creato intorno a noi ed era così delicato per noi.
"Domani quindi vengo a prenderti". Mi sussurrò accarezzandomi la guancia dolcemente.
"A domani, Marco". Risposi appoggiando la mano sulla sua, ovvero quella appoggiata alla mi guancia.
"A domani".HOLA ESERCITO!
Scusatemi per il ritardo, ma davvero sto trovando pochissimo tempo per scrivere e pubblicare. Vi chiedo umilmente scusa.
Comunque come vedete i nostri ragazzi, Mèl e Marco, non riescono a stare lontani. Ma quanto sono belli?
Comunque fatemi sapere se vi sta piacendo la storia, di cosa pensate dei personaggi e tutto. Lasciatemi dei commenti o votate!
PS: Avete acquistato Marco Mengoni Live? Mi è arrivato ieri da amazon e sono tipo innamoratissima.
Uno dei miei inediti preferiti e Proteggiti da me. Voi cosa ne pensate?
Comunque il nostro guerriero si supera ogni volta.
Ora vi lascio.Un bacio, alla prossima!
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Avessi un altro modo// MM.
Fanfiction«Stai attenta ha avuto tutto inizio in questa stanza». Carméle and Marco.