Capitolo 14.

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"Mèl sveglia". Sussurrò una voce al mio fianco accarezzandomi dolcemente la guancia con un tocco delicato.
Il profumo, la voce e il tocco della sua mano contro il mio viso mi bastarono per capire chi fosse la figura al mio fianco, non mi servii nemmeno aprire gli occhi per riconoscerlo.
"Marco, ancora dieci minuti". Sussurrai per poi girarmi dall'altro lato affondando con il volto nel materiale morbido del cuscino.
La sera precedente quando tornai a casa io e mia madre passammo gran parte della notte come facevamo un tempo, ovvero guardare film con una cioccolata calda e un piumone sulle gambe. Anche se del film vedevamo poco o niente dato che parlavamo senza sosta. Raccontai a lei tutto quello che si era perso tra me e Marco.
Sentii Marco ridacchiare e poi sentii sue mani fredde a contatto con la pelle nuda della schiena probabilmente nuda a causa della maglia alzata dai miei continui movimenti la notte.
"Mèl, dobbiamo andare". Mormorò ancora una volta per poi accarezzare con estrema dolcezza la pelle del mio fianco.
Socchiusi ancora una volta gli occhi rilassandomi sotto i suoi tocchi.
"Mhn.. ho sonno". Mormorai per poi a sbadigliare.
D'improvviso Marco afferrò i miei fianchi con entrambe le mani e mi girò velocemente verso di lui prendendo poi i polsi tra le mani fermando le mie all'altezza del mio viso, costringendomi ad aprire gli occhi. Nell'aprire gli occhi ci ritrovai Marco leggermente chinato verso di me con i suoi occhi scuri pronto ad osservare ogni mio minimo dettaglio della mia pancia scoperta dalla maglietta.
Dormivo con solo una maglia, lo facevo sempre perché amavo la sensazione delle coperte calde al contatto con la pelle nuda. Mi sentivo più comoda e mi vieniva più naturale dormire in quel modo.
"La smetti di fissarmi?". Sussurrai con ancora le mani bloccate dalle sue.
"Come sei bella lasciati guardare".
Alzai gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso, quasi non me ne accorsi di aver sorriso, mi venne spontaneo. Aveva citato la canzone che aveva scritto per me, aveva citato ancora una volta Avessi un altro modo.
"Mèl! C'è Cèline al telefono!". Urlò mia madre dal piano inferiore.
Mia madre sempre con il tempismo perfetto.
"Saresti così gentile da passarmi il telefono?". Chiesi ironicamente a Marco indicando con il capo il telefono da casa che avevo sul comodino che comunicava con quello al piano inferiore.
Marco ridacchiando ancora una volta prese il telefono passandomelo e lasciando la mano destra libera per muoversi.
"Cèline". Dissi portando la cornetta accanto all'orecchio.
"Mèl, ho uno scoop della miseria!". Esclamò Cèline quasi urlando.
"Non credo sia il caso di parlarne ora..". Sussurrai vedendo il volto di Marco cambiare dal divertito al curioso.
"Sei con Marco?".
"Sì".
"Allora ne parliamo stasera quando torni e torna presto che mi manchi".
"Mi manchi anche tu, a stasera".

"Roberto, la smetti di prenderti sempre questi 450 euro da me!". Sbottai pendendo per l'ennesima volta i soldi per darglieli.
Stavamo giocando al Monopoly.
Io e Marco giocavamo insieme visto che il massimo dei giocatori era sei. Stavamo giocando con le due sorelle di Roberto, il fidanzato uno di esso e la mamma di Roberto.
"Te stai a piglià tutto". Mormorò Marco dietro di me ridacchiando.
Marco era seduto dietro di me, mentre io ero seduta al centro delle sue gambe. Avere le mani di Marco sulle mie gambe era una delle cose che preferivo di più. Forse proprio perché ero ossessionata dalle mani di Marco. Ognuno è ossessionato da una parte del corpo della persona che ama, anche se di solito è qualcosa di banale come gli occhi o le labbra. Io invece avevo questa mi ossessione per le mani di Marco. Mi piaceva accarezzarle ore ed ore, mi piaceva guardarle e soprattutto mi piaceva quando mi sfiorava con esse.
"Non è colpa mia se sono fortunato". Rispose il ragazzo per poi accennare una risata.
"E io sono sfortunata". Replicai per poi accennare una piccola risata prendendo poi un sorso dal bicchiere dove c'era del delizioso succo al melograno fatto in casa dalla mamma di Roberto.
La mamma di Roberto, obbero Martina, da piccola era conosciuta tra di noi come 'la mamma più brava a fare i succhi', infatti ne aveva sempre una bottiglia pronta a mandarla al parchetto dove giocavamo tutti insieme.
"Sfortunata in gioco e fortunata in amore". Disse Marco accarezzandomi la gamba con le dita.
"E lui ne sa qualcosa". Rispose Roberto ridacchiando.
"Io non vi sopporto". Dissi ad entrambi per poi prendere i dadi per lasciarli sul tavolo visto che era il nostro turno.
Passammo gran parte della sera mattina così, mangiammo le lasagne di mamma Martina sempre impeccabili e dopo pranzo finimmo sul divano a ricordare i vecchi tempi.
"Vado in bagno e poi andiamo, ci aspettano ore lunghe di macchina". Disse Marco per poi sparire dal salone.
Io e Marco avevamo già salutato i nostri genitori e la valigia era già nell'auto, saremmo partiti da casa di Roberto.
Roberto si avvicinò a me con un po' di fatica a causa dell'ossigeno che si portava dietro e infatti mi affrettai ad aiutarlo e lui mi ringraziò con un sorriso.
"Ti ama, lo sai?". Mi disse sorridendomi ampiamente. "Non si sposerà, ascolta me". Sussurrò accarezzandomi una guancia.
Lo strinsi in un abbraccio cercando di regalargli piccoli momenti di gioia in quella sua vita tormentata.
"Ti voglio bene". Sussurrai al suo orecchio lasciandogli un piccolo bacio.
"Anche io te ne voglio, piccola".
E così arrivò Marco e venne il momento di tornare a casa. E quella fu davvero una delle volte più difficili. Non volevo lasciare Roma in quel momento. Non volevo lasciare Roberto e questo mio non volere mi rese tutto più difficile, perchè avrei voluto lasciarlo con un sorriso e non con un pianto da parte di tutti e tre.

Erano ormai le dieci e tornammo a casa.
Uscii dalla doccia avvolgendo un asciugamano intorno ai capelli a mo' di turbante infilando una t-shirt larga come pigiama.
"Hai mangiato?". Chiesi a Marco entrando nella mia camera trovando Cèline e Marco stesi sul mio letto.
"La carbonara di Cèline non si passa davanti". Disse lui accennando una risata. "Che ne sai te che sei vegetariana".
"Simpatico, come sempre". Mormorai facendogli la linguccia per poi slegare l'asciugamano pettinando poi i capelli velocemente scuotendoli poi in modo da disordinarli.
"Marco resta a dormire qui, sei stanco morto per gudiare". Disse Cèline guardandolo.
"Sì, resta qui". Sussurrai portando lo sguardo sugli occhi del ragazzo dinanzi a me.
Avevo bisogno di Marco. Di stare insieme a lui, delle sue attenzioni e delle sue carezze, di dormire al suo fianco. Avevo bisogno di lui.
"Resto qua". Rispose annuendo gurdandomi.
Cèline gli diede dei vestiti di Giovanni per cambiarsi e Marco si rifugiò in bagno per farsi una doccia.
Cèline mi trascinò sul letto della mia camera sedendosi e facendomi sedere anche a me.
"So perchè Laura ha chiesto la pausa a Marco". Sussurrò Cèline.
"E?".
"Ha baciato Giovanni, nostro fratello". Sussurrò.
Spalancai gli occhi guardando Cèline dallo specchio incredula dalle parole appena sentite.
"Te lo ha detto lui?".
"Sì, ieri sera". Mormorò Cèline.
Laura aveva baciato mio fratello, era innamorata di mio fratello e stava facendo soffrire Marco. Quasi non riuscivo a crederci.
O forse non volevo crederci.
Marco tornò in camera sbadigliando.
"Vado a dormire". Mormorò lui alludendo al divano.
"Io vado davvero, buonanotte". Disse Cèline dandomi un bacio sulla guancia facendo lo stesso con Marco.
Rimanemmo solo io e Marco all'interno della stanza e avevo il suo sguardo fisso sui miei occhi.
"Dormi qui con me". Sussurrai al ragazzo mettendomi inginocchiata sul divano.
Marco si avvicinò lentamente al letto fino a toccare con le ginocchia il materasso.
"Vuoi che dorma qui con te?". Sussurrò portando la mano contro la mia guancia accarezzandola delicatamente.
"Sì, voglio dormire insieme a te".
"Non potevi fare richiesta migliore". Sussurrò lui per poi con dei passi veloci stendersi sul mio letto, trascinandomi accanto a lui.
Ci mettemmo comodi e Marco prese il telefono per vedere le varie notifiche che gli stavano arrivando.
"Chi è questa?". Mormorai osservando Marco vagare sul profilo di instagram di una ragazza.
"Non te la ricordi?".
"No..". Sussurrai mordicchiandomi il labbro quasi nervosamente.
"È Claudia.. la mia ex". Sussurrò lui.
"Me la ricordavo brutta, ma non così". Mormorai ridacchiando.
"È gelosia questa?". Mi chiese posando il telefono sul comodino accanto al mio di telefono e girandosi di nuovo verso di me.
"Non vedo perché dovrei esserlo." Sussurrai cercando di sembrare più convincente possibile.
Ero gelosa di Marco? Certo che lo ero, lo ero anche dell'aria che gli girava intorno.
"Ammettilo". Sussurrò Marco portando la mano a sfiorarmi la gamba nuda.
"Buonanotte Mengoni". Mormorai per poi girarmi di spalle ridacchiando.
Se Marco giocava io gli reggevo il gioco.
Scemai la risata lasciando la mia espressione serena sul volto e subito dopo sentii Marco avvicinarsi e abbracciarmi da dietro, intrecciando le sue gambe con le mie.
"Buonanotte piccola".

HOLA ESERCITO!
Un nuovo capitolo.
Io non so voi ma io sono innamorata di questi due, proprio non riescono a stare separati.
Vorrei sapere cosa ne state pensando di questi capitoli, se vi interessano come l'inizio o non vi stanno più piacendo come prima, perchè come sapete sono molto critica con me stessa. Ad ogni modo lasciatemi tanti commenti qui sotto.
Grazie ancora a tutti per seguire ancora la mia storia.
Un bacio, alla prossima!

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