Chapter 6;

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Questo capitolo ha una parte narrata ed è più lungo degli altri, quindi aggiornerò ad almeno 5 stelline. Se vi va, lasciate anche un commento però. 💘

Buona lettura!
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Michael.






MikeyIsPunkRock: Ehjj L

L: Mike?

MikeyIsPunkRock: sobfo un po uvriaxo

L: Quanto hai bevuto?

MikeyIsPunkRock: ranto

L: Allora smetti di usare il cellulare, e fatti accompagnare a casa da qualcuno.

MikeyIsPunkRock: non posoo h mjei amuco dono thtti ubtiacbi come mw

L: Oh cazzo, e non puoi chiamare un taxi?

MikeyIsPunkRock: boooo io voflio tee L

L: Smettila di dire stronzate. Fermati dove sei, a questo punto. Non ci sono delle camere dove dormire?

MikeyIsPunkRock: bon lo so.... soni thrte pient di ragaxxi cke ganno sexo

L: Okay, senti, dove sei? Ti vengo a prendere.

MikeyIsPunkRock: davfero?1 dono a caza di Carlie Dsystin

L: Gesù, esci dalla casa e aspettami nel giardino. Mi spieghi perchè ti sei ubriacato in questo modo?

MikeyIsPunkRock: nOoooOoo

L: Sei un caso perso. Arrivo.

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Michael bloccò il telefono e si accasciò contro il muro della casa, aspettando che il suo L venisse a salvarlo.

Tentò di restare sveglio, ma purtroppo era troppo ubriaco e troppo stanco. Infatti passò solo una manciata di secondi prima che perdesse i sensi.

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Luke.

Uscii in fretta di casa e presi l'auto di mia madre.

Se avesse scoperto che l'avevo usata, probabilmente mi avrebbe ucciso, ma poco m'importava. Dovevo portare Michael a casa sua e assicurarmi che stesse bene.

Misi in moto e, dopo qualche piccola difficoltà iniziale, riuscii a guidare la Range Rover decentemente. Se mi avessero fermato mi avrebbero sequestrato l'auto, dato che non avevo la patente. E mia madre mi avrebbe ucciso due volte.

Guidai per circa cinque minuti prima di parcheggiare in malo modo davanti alla villa di Charlie Daustin.
Scesi dall'abitacolo e mi guardai intorno, storcendo il naso sentendo la musica scadente a tutto volume e il forte odore di alcool.

La porta della casa era spalancata, gente entrava ed usciva come se nulla fosse.

Bicchieri, bottiglie, preservativi usati, tovaglioli, mozziconi di sigarette, e chi più ne ha più ne metta, erano disseminati per tutto il giardino e inevitabilmente mi chiesi chi avrebbe pulito tutto la mattina seguente.

Feci vagare lo sguardo in cerca di una chioma colorata, e quando la notai accasciata contro il muro, priva di sensi, corsi subito verso di lui, cercando di non farmi notare da nessuno.

In realtà in quel giardino c'era solo qualche coppietta che si mangiava la faccia a vicenda e alcuni ragazzi svenuti per via del troppo alcool.

"Mike", sussurrai prendendogli il viso fra le mani.

Lo sentii farfugliare qualcosa, e ridacchiai per l'espressione buffa che assunse nel sonno.
Mi portai un suo braccio attorno alle spalle e, trattenendo il respiro, lo sollevai da terra.

"Gli unicorni volano.." lo sentii borbottare e risi ancora mentre camminavo velocemente verso l'auto, nonostante il corpo inerme di Michael che strisciava sull'erba e poi sull'asfalto.

Aprii la portiera e lo feci sdraiare il più dolcemente possibile nei sedili posteriori.

"Gli unicorni volano!" urlò più forte. Alzai gli occhi al cielo.

"No, Mike. Quelli sono i pegaso, i pegaso.." gli risposi salendo a mia volta in auto, al posto del guidatore.

Lo sentii ridere istericamente e quasi sobbalzai, prima di rendermi conto che erano solo gli effetti dell'alcool e che in realtà stava ancora "dormendo".

Guidai con cautela fino a casa sua (no, non sono uno stalker. So dove abita perchè, insomma, chi non sa dove abita la sua crush?!).

Fermai l'auto e scesi facendo velocemente il giro per poi aiutare a scendere anche Michael.

"I pegaso volaaaano", farfugliò mentre io trafficavo con le tasche del suo giubbino di jeans in cerca della chiave di casa.
Quando finalmente la trovai, aprii, e attento a non far rumore richiusi la porta alle mie spalle, lasciando che il tinto si accasciasse alla parete.

Ripresi fiato per un attimo e mi guardai intorno: la casa era immersa nel buio, stavano già tutti dormendo.
Mi morsi il labbro.
Mi ero immaginato una scena diversa per quando sarei entrato a casa sua per la prima volta.

Scrollai le spalle e mi avvicinai nuovamente al corpo inerme del ragazzo, che nel frattempo si era messo a succhiarsi il pollice come un neonato.

Trattenni le risate ma allo stesso tempo pensai che fosse estremamente tenero, lì, accasciato a terra con la fioca luce lunare a illuminargli il viso, i capelli blu che sembrano viola e l'espressione di pace sul volto.

Sorrisi leggermente e mi abbassai verso di lui per sollevarlo come avevo fatto fuori da casa di Charlie, e lo condussi in quello che era un enorme salotto, attento a non urtare nulla per non svegliare nessuno.

Lasciai cadere Michael sul divano: non potevo rischiare di salire le scale e cercare la sua camera, o avrei sicuramente allarmato i genitori di Michael.

Così posizionai al meglio la sua testa sul cuscino del divano e poi gli tolsi le scarpe dai piedi. Mi guardai intorno e sorrisi vittorioso notando una copertina di pile appoggiata sulla poltrona. La afferrai e la stesi sul corpo dormiente del tinto.
Infine appoggiai le sue chiavi di casa sul tavolino di vetro lì davanti e lasciai l'abitazione.

Una volta a casa, afferrai il cellulare e scrissi velocemente un messaggio.


LukeIsAPenguin: Buonanotte, Mike. ;-)

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