Chapter 15;

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Ashton.




Ashdrums: Michael, dobbiamo parlare.

Mikey Mouse: Che succede?

Ashdrums: Va beh no, così suonava male. Non volevo essere minaccioso. È solo che ti vedo distratto in questi giorni. Possiamo parlare un po' seriamente?

Mikey Mouse: Okay. Ti chiamo.

Ashdrums: Non sarebbe meglio se ci vedessimo?

Mikey Mouse: Ti direi di sì, ma devo andare a trovare mia nonna (non giudicarmi), parliamo mentre sono in macchina.

Ashdrums: Non ti giudicherei mai. Comunque no, non parlare al telefono mentre guidi.

Mikey Mouse: Ho gli auricolari. E posso sempre mettere in vivavoce.

Ashdrums: Okay, ma usali davvero.

Mikey Mouse: Tranquillo.

-

Chiamata in arrivo da: Mikey Mouse

"Hey Mike"

"Ciao Ash!"

"Come stai?"

"Sto bene Ashton, per favore, vai dritto al punto."

"Beh, semplicemente in questi giorni stai sempre attaccato al telefono, spesso non segui i nostri discorsi, ti metti a fissare intensamente dritto davanti a te con sguardo vuoto e pensieroso. C'è qualcosa che non va?"

"No, no. Non esattamente. Sono molto confuso, Ashton. Forse è meglio che ne riparliamo a voce. Domani, da te?"

"Come vuoi. Solo, Michael, dimmi sinceramente che stai bene."

"Sto bene Ash. Ti giuro che sto bene. Ti spiegherò tutto. E tu, come stai?"

"Come dovrei stare? Come sempre."

"Sai, Calum è l'unico che ancora non si è accorto di quanto tu lo ami."

"Grazie Mike, avevo davvero bisogno di sentirmi dire queste parole."

"Ops.. scusa.."

"Non ti preoccupare."

Ashton ridacchiò. Sapeva che Michael non l'aveva detto con l'intento di farlo sentire male.

"Beh, ora ti lascio.. ci vediamo domani. Oh, vuoi che inviti anche Cal?"

"Preferirei prima parlarne con te, se per te va bene."

"Certo. Ti voglio bene, a domani Mike."

"Ti voglio bene anch'io, ciao Ash."

-

Luke.




Stavo aiutando mia madre a cucinare una torta quando sentimmo la porta di casa sbattere.
Ci guardammo per qualche secondo, poi sia io che lei ci lavammo velocemente le mani sporche di impasto e ci affacciamo sul corridoio.

Mio padre era appoggiato al muro, le gambe che avrebbero ceduto da un momento all'altro.

Corsi subito da lui e portai un suo braccio intorno alle mie spalle.
Era talmente ubriaco che non si reggeva in piedi.
Lo trascinai in soggiorno con mia madre al seguito che teneva in mano una coperta e un bicchiere d'acqua.

Lo feci sdraiare sul divano e dopo avergli tolto le scarpe, mia madre gli posò la coperta addosso. Mise il bicchiere d'acqua sul tavolino e appoggiò anche un paio di aspirine.
Dopo aver fatto ciò, lasciammo entrambi la stanza chiudendo la porta del soggiorno e tornando in cucina.

Continuammo a preparare la torta come se nulla fosse, con l'unica differenza che se prima ridevamo e scherzavamo, ora il silenzio avvolgeva la casa.

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